Rompere col riformismo parlamentare - Costruire un partito leninista
Falcemartello: socialdemocratici smascherati
Spartaco, n. 61, Dicembre 2002
Il collasso dell'Unione Sovietica nel 1991-92 ha avuto un profondo
impatto sulla sinistra italiana. Lo storico partito di massa della
classe operaia, il Pci, si è scisso ed una nuova generazione
di militanti di sinistra ha cominciato ad interessarsi a tutte
le tendenze politiche dall'anarchismo al trotskismo cercando un'alternativa
alla provata bancarotta dello stalinismo. Il trotskismo è
il marxismo rivoluzionario dei nostri tempi. Trotsky, insieme
a Lenin, fu il dirigente della Rivoluzione russa dell'Ottobre
1917 e l'organizzatore dell'Armata rossa del primo stato operaio.
Trotsky continuò a lottare per l'internazionalismo rivoluzionario
che animò la rivoluzione socialista proletaria in Russia
fino a quando finì ucciso da un sicario stalinista. Dedicò
la sua vita a costruire il partito mondiale della rivoluzione
socialista per difendere ed estendere le conquiste della Rivoluzione
d'ottobre del 1917. Così rappresenta una completa degenerazione
il fatto che tra le organizzazioni che si autoproclamano trotskiste
in Italia oggi, si trovi Falcemartello (Fm), un gruppo i cui soci
internazionali sostennero la distruzione finale della Rivoluzione
d'Ottobre del 1917, unendosi letteralmente alla feccia presente
sulle barricate di Eltsin, e che si dedica internazionalmente
a costruire partiti socialdemocratici, o peggio.
Falcemartello è la filiale italiana di una tendenza internazionale,
guidata da Ted Grant, per molti anni dirigente della "Tendenza
Militant" del Partito laburista britannico. Le organizzazioni
legate a Grant sono caratterizzate in primo luogo dal rifiuto
della necessità di costruire un partito rivoluzionario
e dalla loro liquidazione all'interno di qualsiasi forza socialdemocratica
e perfino nazionalista borghese. Inoltre, in opposizione alla
comprensione di Marx e Lenin che per realizzare il socialismo
è necessaria una rivoluzione proletaria che distrugga lo
stato borghese, quindi un partito coeso e programmaticamente omogeneo
che la guidi, Ted Grant e i suoi seguaci propagandano l'idea che
sia possibile rovesciare il capitalismo per via parlamentare,
attraverso l'approvazione di leggi che nazionalizzino i centri
del potere economico.
Se nel corso degli anni Falcemartello si è trascinata dal
Psi, al Pci, al Pds per poi annidarsi in Rifondazione comunista,
la sua casa madre britannica ha passato tutti i cinquant'anni
della sua esistenza sepolta nel Partito laburista. Che cosa hanno
ottenuto per la classe operaia cinquanta anni di "pressioni
dall'interno" al Partito laburista da parte di Ted Grant?
Tony Blair e un partito "laburista" che all'estero si
arruola orgogliosamente nella guerra di terrore e distruzione
contro l'Iraq dell'imperialismo Usa, e simultaneamente, all'interno,
minaccia di scatenare l'esercito contro gli operai in sciopero.
Fuori dalla Gran Bretagna, la tendenza di Grant vive affossata
persino in partiti più dubbi che sostengono tutte le forme
di reazione sociale. In Pakistan, ad esempio, questa tendenza
si accontenta di aderire al Partito popolare pakistano di Benazir
Bhutto, che negli anni Novanta fu il principale sponsor del regime
dei talebani in Afghanistan.
Certo il sostegno di Falcemartello a Rifondazione può sembrare
più attraente che spacciare per socialista un personaggio
come Blair, che si allea con Berlusconi e Bush! Ma la stessa Rifondazione
comunista è un'organizzazione socialdemocratica che ha
dimostrato pienamente la sua lealtà alla borghesia nel
periodo compreso tra la primavera 1996 all'autunno 1998 sostenendo
il governo capitalista guidato da Romano Prodi, che ha reintrodotto
in Italia il lavoro interinale, le gabbie salariali e i centri
di detenzione per gli immigrati, ed è tuttora apertamente
disponibile a partecipare di nuovo a coalizioni borghesi per governare
il capitalismo.
All'interno di Rifondazione comunista gruppi come Falcemartello
e Progetto comunista/Proposta (di cui abbiamo parlato ampiamente
in Spartaco n. 50 e altrove), occupano una nicchia da oppositori
di sinistra leali alla direzione bertinottiana. Vestendo un rivoluzionarismo
verbale, senza però mai rompere con la politica dei fronti
popolari (coalizioni tra partiti operai e formazioni borghesi
per governare il capitalismo), queste formazioni svolgono il ruolo
di riconciliare con il riformismo parlamentare di Rifondazione
tutti quei giovani e quei militanti che altrimenti troverebbero
più difficile digerire il programma socialdemocratico di
Rc.
Una fede commovente nello Stato borghese
Il Militant propaganda l'idea riformista che il socialismo
possa essere acquisito attraverso metodi parlamentari: non sorprende
quindi che consideri parimenti, lo Stato borghese come uno strumento
utilizzabile dalla classe operaia.
Dalla Comune di Parigi in poi la comprensione dello Stato è
stata la questione chiave per ogni marxista. Marx nel suo libro
"La guerra civile in Francia" spiega che "la classe
operaia non può impossessarsi puramente e semplicemente
di una macchina statale già pronta e metterla in moto per
i suoi propri fini". Lo Stato non è mai un'entità
neutrale al di sopra delle classi che esistono nella società,
ma è lo strumento di dominio della classe dominante, quindi
nel caso di uno Stato borghese uno strumento della borghesia.
Nella sua essenza lo Stato si riduce al potere coercitivo, ovvero
la polizia, l'esercito, le prigioni, i tribunali che difendono
la proprietà privata dei mezzi di produzione. Da ciò
derivano due elementi chiave per una strategia rivoluzionaria.
Il primo è che la macchina statale borghese esistente non
può essere riformata ma dev'essere distrutta. Il secondo
che per realizzare quest'obiettivo, bisogna che lo Stato non possa
utilizzare efficacemente la sua forza coercitiva contro le classi
che cercano di stravolgere la struttura della società.
L'esercito borghese non può essere usato per i fini dei
lavoratori. Dev'essere fratturato lungo linee di classe e neutralizzato.
Per i seguaci di Grant, al contrario, lo Stato può essere
riformato dall'interno e attraverso pressioni esterne di lotta
di classe, ma non è necessario che una rivoluzione proletaria
distrugga l'apparato di repressione della borghesia da cima a
fondo, e lo sostituisca con uno Stato operaio. Il ritornello della
tendenza è che "se il partito si dedica ad un programma
di trasformazione sociale che risponda alle esigenze della vasta
massa della società, si porrebbe all'ordine del giorno
la possibilità che un governo a maggioranza laburista realizzi
l'abolizione del dominio capitalista" (Militant, 10 ottobre
1986). Su questo si basa l'idea che un partito socialdemocratico
come il Partito laburista di Blair, il Partito socialista francese
di Jospin o una coalizione tra Rifondazione comunista e i Ds,
sottoposti alle pressioni "di sinistra" dei loro militanti
e sostenuti dall'appoggio di mobilitazioni operaie, potrebbero,
una volta ottenuta la maggioranza parlamentare ed essere arrivati
al governo, promulgare una serie di leggi per nazionalizzare i
vertici dell'economia cambiando con ciò la natura dello
stato capitalista e realizzando il socialismo.
Questa fiducia nello Stato capitalista si esprime in innumerevoli
forme. Una delle più eclatanti è la concezione che
la polizia borghese, razzista, rompisciopero e infestata di fascisti
sia composta di lavoratori in divisa e abbia il diritto di essere
organizzata in sindacati. La tendenza Militant, ha una lunga storia
di difesa degli "scioperi" e delle proteste della polizia.
Un esempio è la difesa entusiasta da parte del Militant
delle manifestazioni di polizia in Gran Bretagna contro il governo
laburista nel 1977 che, oltre ad aumenti salariali, chiedevano
più "indipendenza" delle azioni di polizia dai
controlli esterni. Quando, successivamente, la politica di controllo
dei salari del Partito laburista si dissolse, la stessa polizia
venne utilizzata per azioni di crumiraggio e per difendere i fascisti
dalla rabbia operaia. Nel mezzo del grande sciopero dei minatori
del 1984, un esercito di poliziotti venne mandato a spalleggiare
i crumiri, ma il Militant (4 ottobre 1984) pubblicò con
simpatia le dichiarazioni di poliziotti che dicevano: "Non
siamo diversi dagli altri lavoratori. Certo indossiamo abiti buffi
e facciamo il lavoro sporco per la società. Ma veniamo
dallo stesso ceppo degli altri lavoratori. Abbiamo da vendere
solo la nostra forza-lavoro, non capitale".
Data la generale impopolarità della polizia in Italia,
Falcemartello in genere evita di dare prominenza alla loro posizione
di sindacalizzare la polizia, ma la loro concezione che lo Stato
e la polizia in particolare possano difendere gli interessi della
classe operaia è stata espressa a commento del colpo di
stato di Pinochet in Cile: "In tutti i paesi i partiti operai
dovrebbero realizzare un appello alla base dell'esercito e della
polizia affinchè difendessero le conquiste socialiste e
il governo eletto dalla maggioranza assieme ai lavoratori."
(Falcemartello, novembre 1986).
Parlando dei poliziotti come "lavoratori in divisa",
Fm oscura deliberatamente l'abisso che esiste tra i soldati di
un esercito di leva, usati come carne da cannone nelle guerre
della classe dominante, e i poliziotti, che decidono volontariamente
di farsi pagare per fare il lavoro sporco per i ricchi e i potenti,
spezzare gli scioperi dei lavoratori e rompere la testa agli immigrati.
Allo stesso modo dei fascisti, con cui esistono chiare sovrapposizioni,
la polizia è necessariamente un concentrato di sessismo,
razzismo e anticomunismo. Su questo Trotsky fu categorico: "Il
fatto che gli agenti di polizia siano stati reclutati in gran
parte tra gli operai socialdemocratici non significa assolutamente
nulla [] L'operaio che diviene poliziotto al servizio dello stato
capitalista è un poliziotto borghese non un operaio."
(E ora?, gennaio 1932).
L'idea che i poliziotti appartengano al movimento operaio riflette
le concezioni della burocrazia riformista bianca soddisfatta di
sé. Certo le centinaia di militanti che sono state vittime
del terrore poliziesco a Genova, o gli immigrati che lo sono ogni
giorno, la pensano diversamente.
Un'altro esempio della loro prospettiva socialdemocratica è
il grottesco appello del loro dirigente Alan Woods, a Lionel Jospin,
ex-primo ministro del governo capitalista francese, di "realizzare
il socialismo": "Se Jospin l'avesse voluto [nel 1997,
ndr] avrebbe potuto far passare rapidamente una legge in parlamento
per nazionalizzare le banche e i monopoli, facendo al contempo
appello agli operai, ai piccoli contadini e ai soldati per agire
dal basso e prendere il controllo della società, formando
dei comitati d'azione per combattere la reazione e difendere il
governo" (Alan Woods, "The Lessons of France - A warning
to the workers of Europe", sul sito www.marxist.com) . Come
abbiamo scritto in Spartaco n. 60: "È dura immaginare
una revisione più profonda e squallida del marxismo. Il
governo Jospin era un governo capitalista che governava in Francia
sulla base di un programma di privatizzazioni, attacchi antioperai,
terrore razzista e massacri imperialisti! I partiti riformisti
sono uno strumento dei capitalisti contro la rivoluzione operaia,
e la borghesia non sarà mai espropriata con delle leggi
in un parlamento borghese. Il mondo di Falcemartello è
una rosea finzione dove i traditori socialdemocratici espropriano
le banche e fanno appello agli operai e ai soldati a prendere
il potere. Questo ha un unico scopo: quello di illudere gli operai
e incatenarli ancor più al dominio capitalista tramite
i dirigenti traditori riformisti".
Falcemartello, il socialpatriottismo e la "Politica militare
proletaria"
Recentemente Ted Grant ha pubblicato la sua autobiografia,
col titolo vanesio di "Storia del trotskismo britannico".
Pur avendo disertato il trotskismo rivoluzionario da decenni,
Ted Grant cerca di presentare la sua politica riformista nazionale
come vera erede del leninismo. In particolare cerca di utilizzare
la politica del Revolutionary Communist Party britannico, durante
la Seconda guerra mondiale, per dare una patente "trotskista"
alla politica sciovinista adottata per tutta la sua esistenza
dalla tendenza Militant. In particolare, in questo libro, Ted
Grant cerca di aggrapparsi alla "Politica militare proletaria"
(Pmp) per trasformare il disfattismo rivoluzionario propugnato
dai bolscevichi e da Trotsky nelle guerre tra gli imperialisti,
in una specie di sciovinismo nazionalista camuffato.
La Pmp fu una politica propugnata brevemente da Trotsky all'inizio
della Seconda guerra mondiale (poco prima di essere ucciso), ma
mai veramente attuata dalla Quarta internazionale. Era un tentativo
malriuscito di trasformare il desiderio dei lavoratori americani
di combattere il fascismo nella prospettiva rivoluzionaria di
rovesciare il "proprio" Stato imperialista. La sostanza
della Pmp era l'appello al controllo sindacale dell'addestramento
militare obbligatorio istituito dallo Stato. Ma l'esercito è
il cuore dell'apparato repressivo dello Stato capitalista e la
borghesia non ne cederà mai il controllo. Perciò
il "controllo operaio" dello Stato borghese, o è
un semplice governo socialdemocratico, o un episodio di una lotta
immediatamente rivoluzionaria, di doppio potere. Come abbiamo
scritto nel nostro opuscolo "Documents on the Proletarian
Military Policy" (Prometheus Research Series n. 2), la Pmp
non poteva che essere o un'utopia o una concessione alla propaganda
di guerra degli Alleati, un passo verso il socialpatriottismo.
La Pmp conteneva un elemento di riformismo poiché implicava
che fosse possibile per la classe operaia controllare l'esercito
borghese. Inoltre, poiché la Pmp, voleva far leva sul sentimento
antifascista diffuso nella classe operaia, era concepibile per
essere applicata solo ai paesi capitalisti in lotta contro il
nazismo, non alla Germania, all'Italia o ai paesi coloniali. E
questo di per sè è indice anche di una forte componente
nazionalista racchiusa in essa. Come abbiamo scritto nel nostro
bollettino sulla Pmp:
"Non troppo sotto la superficie della Pmp vi era annidato
il presupposto che il proletariato del mondo avesse un nemico
più grande della propria borghesia: il fascismo tedesco
[...] Sì, le armate di Hitler avevano invaso l'Olanda,
il Belgio e la Francia, in migliaia erano già morti e in
milioni sarebbero morti in questa oscena guerra di conquista imperialista,
che rinnovava e intensificava la conflagrazione che aveva lacerato
il continente europeo dal 1914 al 1918. Ma sarebbe stato molto
meglio se un'intensa lotta di classe proletaria e insurrezioni
coloniali avessero paralizzato gli sforzi di guerra americani
o britannici, forse conducendo anche a vittorie transitorie per
la Germania, che il sostegno implicito da parte del proletariato
agli eserciti alleati con la richiesta di soldati meglio equipaggiati
e addestrati! Dietro la Pmp, così come fu sviluppata dai
trotskisti britannici e americani, vi è l'insistenza che
`Hitler deve fermarsi ai nostri confini', cioè, l'assunto
che una sconfitta militare, l'occupazione, l'assassinio di massa,
il lavoro forzato potessero o dovessero colpire solo il continente
europeo e la gente di colore delle colonie."
Ted Grant approfittò delle debolezze e delle ambiguità
della malconcepita "Politica militare proletaria" di
Trotsky. I trotskisti britannici si opposero alla guerra, ma la
loro propaganda fu seriamente viziata dall'aspetto difensista
conferitole dalla loro adozione della Pmp. Durante la Prima guerra
mondiale, i rivoluzionari erano guidati da rivendicazioni negative
che si opponevano alle classi dominanti capitaliste, come "Né
un uomo né un soldo per l'esercito imperialista!"
Ma durante la Seconda guerra mondiale, Ted Grant parlò
ad un meeting pubblico titolato "La produzione di guerra
britannica è nel caos!" e salutò le forze imperialiste
britanniche chiamandole "la nostra Ottava armata". Questo
non era affatto ciò che il dirigente rivoluzionario Trotsky
intendeva, ma la Pmp apriva la porta a tutto ciò, ed un
opportunista come Ted Grant si affrettò ad attraversarla.
In Inghilterra la Pmp fu accolta in modo estremamente controverso.
La sezione ufficiale della Quarta internazionale, la Revolutionary
Socialist League (Rsl) inizialmente si oppose a quella che chiamava
la "Politica proletaria americana". Successivamente
una frazione pro Pmp si sviluppò al suo interno, ma nel
1942 fu espulsa e l'opposizione alla Pmp divenne criterio per
l'appartenenza alla Rsl. Al contrario la Workers International
League di cui Ted Grant era uno dei dirigenti, che era stata condannata
dalla conferenza di fondazione della Quarta internazionale per
il suo rifiuto cricchista di aderire alla Rsl, adottò la
Pmp, sia pure con conflitti interni.
La politica dei trotskisti nella Seconda guerra mondiale fu il
disfattismo rivoluzionario in tutti i paesi imperialisti in guerra,
sia che fossero dominati da governi fascisti, che da governi democratico-borghesi.
In gioco non c'era infatti il regime politico interno, ma la reciproca
rapina di territori e colonie. Disfattismo rivoluzionario significava
soprattutto la lotta contro la "propria" classe dominante
capitalista, riconoscendo che nell'epoca imperialista il capitalismo
minaccia di distruggere la stessa civilizzazione. Perciò
i socialisti si batterono per trasformare la guerra imperialista
in una guerra civile, in una rivoluzione proletaria. Il corollario
organizzativo essenziale a questa comprensione politica, fu che
si doveva costruire una nuova internazionale rivoluzionaria attraverso
una scissione radicale con gli opportunisti che sostenevano il
dominio capitalista e la guerra imperialista. L'elemento differenziatore,
nuovo e cruciale per i trotskisti durante la Seconda guerra mondiale,
fu la "questione russa". L'unica parte che il movimento
operaio internazionale aveva negli schieramenti della Seconda
guerra mondiale era la difesa dell'Unione Sovietica, che continuava
ad essere, nonostante la degenerazione burocratica stalinista,
uno stato operaio. Come scrisse Trotsky in "La Quarta internazionale
e la guerra":
"In quei casi in cui si produca un conflitto tra paesi capitalisti,
il proletariato di uno qualsiasi di essi rifiuta categoricamente
di sacrificare i propri interessi storici, che in ultima analisi
coincidono con gli interessi della nazione e dell'umanità,
a vantaggio della vittoria militare della borghesia [...] Karl
Liebknecht ci ha fornito una formula insuperabile della politica
proletaria in tempo di guerra: `il nemico principale del popolo
è nel suo stesso paese'. [...] La trasformazione della
guerra imperialista in guerra civile è il compito strategico
al quale deve essere subordinato tutto il lavoro di un partito
proletario durante la guerra".
I principali dirigenti del partito trotskista americano, il Swp
di James P. Cannon, furono incarcerati per la loro opposizione
alla guerra degli Stati Uniti. Molti militanti del Swp morirono
eroicamente sulla rotta di Murmansk, nel tentativo di dare un
concreto appoggio militare all'Unione Sovietica accerchiata e
di introdurre la propaganda trotskista nella patria della Rivoluzione
d'Ottobre. Trotskisti francesi e tedeschi vennero fucilati dalla
Wehrmacht perché conducevano propaganda internazionalista
rivoluzionaria tra i soldati tedeschi, pubblicando il giornale
Arbeiter und Soldat. I trotskisti britannici furono incarcerati
per il loro sostegno alle lotte operaie che ebbero luogo contro
la politica del governo di rompere gli scioperi operai in tempo
di guerra.
Per Ted Grant invece la Pmp divenne un'occasione per portare avanti
una politica opportunista nei confronti del Labour Party. Nella
sua autobiografia ricorda:
"Quando ricevemmo il materiale di Trotsky sulla Politica
militare proletaria, ne fummo enormemente entusiasmati. Applicando
la politica alle condizioni britanniche, il nostro programma fece
appello al Partito laburista affinché rompesse con il governo
nazionale di guerra, e per Labour al potere con un programma socialista.
In una Gran Bretagna socialista, mentre noi combatteremmo il fascismo
militarmente, faremmo anche propaganda di classe e tenderemmo
la mano dell'amicizia ai soldati semplici tedeschi, chiamandoli
a rovesciare Hitler." (Ted Grant, History of British Trotskism,
pag. 75, nostra traduzione).
La "Gran Bretagna socialista", a cui si riferisce Grant,
è, in effetti, una Gran Bretagna capitalista governata
dal Partito laburista britannico, e non una società nata
da una rivoluzione socialista e dall'espropriazione del dominio
capitalista. Sostenere che fosse compito degli operai inglesi
di "combattere militarmente il fascismo" significava
capitolare apertamente alla propaganda di guerra degli imperialisti
Alleati. Come scrisse Trotsky: "La menzogna della difesa
nazionale viene nascosta, in tutti i casi in cui ciò sia
possibile, dietro alla menzogna complementare della difesa della
democrazia" ("La Quarta internazionale e la guerra").
La Seconda guerra mondiale non fu una guerra della "democrazia"
contro il "fascismo" ma una guerra tra ladri imperialisti
per spartirsi il mondo. Nonostante la retorica imperialista, non
furono gli Alleati ma l'Armata rossa sovietica a spezzare le armate
di Hitler e Mussolini, e a liberare Auschwitz.
In Inghilterra il Partito laburista era partner minore della coalizione
nazionale di governo che guidava la guerra. La menzogna di Grant
che il Partito laburista pro imperialista potesse andare al governo
sulla base di un programma socialista, trasformando la guerra
in una "guerra rivoluzionaria" è pura spazzatura
che serve solo a dare un sostegno camuffato agli sforzi bellici
dell'imperialismo britannico. Per realizzare una rivoluzione proletaria,
era necessaria la rottura della classe operaia britannica dal
Partito laburista socialsciovinista e la sua conquista ad una
prospettiva disfattista rivoluzionaria e internazionalista.
Se la Pmp della Quarta internazionale rappresentò un errore
opportunista, il cui contrappeso fu l'eroico lavoro internazionalista
svolto in Europa, negli Usa e in Asia, la politica propugnata
da Ted Grant per la Seconda guerra mondiale, è una caricatura
che ha i toni dell'euforia militarista socialpatriotica. In un
discorso del 1942 giunse ad esclamare:
"Abbiamo un'armata vittoriosa in Nord Africa e in Italia,
e io dico, sì, [...] evviva l'Ottava armata, perché
è la nostra armata. Uno dei nostri compagni ha parlato
con un certo numero di persone che hanno ricevuto lettere da soldati
dell'Ottava armata che mostravano il loro completo malcontento.
Sappiamo di incidenti avvenuti nell'esercito, nella marina e in
altre forze che non sono mai stati riportati, ed è impossibile
per noi riportarli. E' la nostra Ottava armata che è stata
scolpita, messa alla prova e organizzata allo scopo di cambiare
la faccia del mondo. Ciò si applica parimenti alle altre
forze" (Ted Grant, History of British Trotskism, pag.99).
Quest'affermazione vergognosa fu pronunciata nel contesto della
vittoria dell'Ottava armata contro i tedeschi e i fascisti italiani
in Egitto. Ma a differenza di quanto sosteneva Grant, l'Ottava
armata non stava affatto combattendo il fascismo, ma difendeva
il vecchio Impero britannico dai suoi aggressivi rivali. La "gloriosa"
Ottava armata fu poi usata per disarmare i partigiani italiani
e massacrare i comunisti greci.
Falcemartello in azione I: la guerra delle Falkland/Malvinas
Uno degli spettacoli più vergognosi di servilismo verso
gli imperialisti venne dato dalla tendenza Militant di Ted Grant
in occasione della guerra delle Falkland/Malvinas. Nel 1982 l'Argentina
dei militari e la Gran Bretagna della Thatcher lanciarono una
misera guerra nazionalista per il controllo sulle Isole Falkland,
un pugno di scogli antartici abitati all'epoca da 1815 pescatori
e 650.000 pecore. Per entrambi la guerra doveva essere un diversivo
alle crescenti lotte operaie che accadevano nei rispettivi paesi.
All'epoca noi della Lega comunista internazionale ci battemmo
per il disfattismo rivoluzionario da entrambi i lati, con lo slogan
"Affondare la Thatcher! Affondare la giunta!". Noi dicevamo
che "Da ciascuna delle due parti di questa miserabile piccola
guerra, la gente sarebbe scossa e infuriata contro il proprio
governo se questi dovesse essere sconfitto. La speranza dei rivoluzionari
è che entrambi le parti siano sconfitte, e sconfitte pesantemente."
(Workers Vanguard n. 306, 28 maggio 1982)
Il Partito laburista britannico, all'epoca all'opposizione, era
diviso tra un'ala destra e un centro che appoggiavano la politica
della Thatcher che voleva emulare il colonialismo della regina
Vittoria. L'ala sinistra del Labour, guidata da Tony Benn, si
voleva distinguere come l'unica voce razionale del capitalismo
britannico e, cosciente che l'anacronistico tentativo coloniale
della Thatcher avrebbe soltanto mandato ulteriormente in malora
l'economia e ulteriormente destabilizzato l'ordine costituito,
dichiarò che l'arcipelago dimenticato non valeva la vita
di uno solo dei "nostri ragazzi".
La tendenza Militant si schierò invece dalla parte dell'imperialismo
britannico, dando un aiuto sottobanco alla Thatcher con la richiesta
di "sanzioni operaie" contro l'Argentina. Chiedere sanzioni
operaie significa considerare legittime le mire degli imperialisti
britannici (così come le sanzioni oggi contro l'Iraq legittimano
la campagna di guerra contro quello stato). Il Militant si oppose
alla richiesta di uno sciopero generale e denunciò come
"la più mostruosa delle assurdità" (Militant
International Review, giugno 1982) la richiesta del ritiro della
Task Force di Sua Maestà britannica, composta dagli assassini
d'elite delle SAS e da più di cento navi. Ancora oggi il
loro giornale inglese Socialist Appeal rivendica quella politica
sciovinista come un'applicazione del "marxismo":
"Chiedevamo nuove elezioni per cacciare i Tories. I capi
del Labour avrebbero dovuto abbandonare la loro quasi-coalizione
del silenzio sulle azioni nell'Atlantico meridionale e abbracciare
la lotta per il socialismo nel proprio paese e all'estero. Che
il Labour prenda il potere e faccia una vera politica socialista.
Allora sì potremmo fare una guerra rivoluzionaria contro
Galtieri". (Phil Mitchinson, "The Falklands War - 20
years later", www.marxism.com ).
Bastava fosse il Labour a governare l'imperialismo britannico
e l'avventura delle Falkland sarebbe diventata una "guerra
rivoluzionaria contro Galtieri"! Noi, al contrario, legavamo
la nostra posizione di disfattismo rivoluzionario alla nostra
lotta per la costruzione del partito rivoluzionario volta a rompere
il proletariato dal laburismo britannico.
Un altro esempio del sostegno della tendenza di Grant all'imperialismo
britannico, è la sua opposizione al ritiro delle truppe
imperialiste di Sua Maestà dall'Irlanda del Nord. Per un
comunista inglese la lotta per il ritiro immediato delle truppe
che occupano l'Irlanda del Nord, dove sono il principale baluardo
dell'oppressione della minoranza cattolica, dovrebbe essere un
punto di partenza elementare. Già nel 1869 Karl Marx scrisse
a Friedrich Engels, "La classe operaia inglese non conquisterà
mai niente sinché non si libererà dell'Irlanda []
La reazione Inglese in Inghilterra trova le sue radici nel giogo
dell'Irlanda [] Che sfortuna rappresenta per una nazione soggiogarne
un'altra." Falcemartello invece scrive che "sulla base
del capitalismo la richiesta di un `ritiro' britannico, avanzata
da alcuni alla `sinistra' del movimento operaio inglese, è
totalmente utopica" perché porterebbe ad "una
guerra civile sanguinosa" (n.86, novembre 1993). Concentrando
la sua polemica solo contro il "settarismo" e la politica
di terrorismo indiscriminato dell'Ira, i nazionalisti cattolici
oppressi, Fm aiuta a creare il clima politico adatto alla repressione
della minoranza cattolica e al sostegno dell'imperialismo britannico.
In due parole questo è sciovinismo nazionalista. I nostri
compagni della Spartacist League britannica e del Gruppo spartachista
irlandese, al contrario si battono per il ritiro immediato delle
truppe britanniche e sono per "Né orangisti né
verdi ma classe contro classe: per una federazione socialista
delle isole britanniche". Falcemartello, a volte, ripete
questo slogan, ma appoggiando l'occupazione imperialista dell'Irlanda
del Nord lo trasforma in una maschera socialista per il proprio
imperialismo.
Falcemartello in azione II: la Guerra del Golfo
Oggi gli imperialisti americani appoggiati dal governo britannico
e col sostegno anche del governo italiano, si preparano a seminare
terrore e morte sull'Iraq. La nostra opposizione alla guerra si
basa sulla lotta negli interessi dei lavoratori e degli oppressi
contro un ordine imperialista in cui una manciata di stati ricchi
e potenti dominano e sfruttano il mondo. Una guerra di Stati Uniti,
Gran Bretagna, Italia ecc. contro l'Iraq, sarebbe reazionaria
e predatoria da parte degli imperialisti, ma giusta e difensiva
da parte dell'Iraq. Noi siamo per la difesa militare dell'Iraq
contro l'attacco imperialista e non diamo una briciola di appoggio
politico al sanguinario regime di Saddam Hussein, che da decenni
perseguita gli operai iracheni, la minoranza curda e la popolazione
sciita.
Mentre ci schieriamo per la vittoria militare dell'esercito iracheno,
riconosciamo che il modo principale per difendere l'Iraq e lottare
contro la guerra imperialista è con la lotta di classe
nei paesi imperialisti. Ciò è particolarmente vero
dato lo schiacciante strapotere militare dell'imperialismo statunitense
e dei suoi alleati contro lo stato neocoloniale iracheno che è
stato affamato e indebolito attraverso un decennio di embargo
imposto dalle Nazioni Unite. "La guerra imperialista è
la continuazione e l'accentuazione della politica di rapina della
borghesia. La lotta del proletariato contro la guerra è
la continuazione e l'accentuazione della sua lotta di classe".
Queste parole del Programma di Transizione, devono essere la guida
degli operai coscienti in questa guerra di rapina contro l'Iraq.
Durante la prima guerra nel Golfo del 1991, mentre sia i Ds che
Rifondazione (per bocca di Garavini) appoggiavano le sanzioni
dell'Onu come "alternativa" all'attacco terrestre, Falcemartello
faceva campagna per mandarli al governo. Nel loro giornale scrivevano:
"L'unico modo per lottare contro la guerra è porsi
l'obiettivo di far cadere il governo [Andreotti] ed arrivare ad
elezioni anticipate". Secondo loro, le elezioni avrebbero
dovuto portare ad un governo del Pds che avrebbe potuto realizzare
la "nazionalizzazione e riconversione sotto il controllo
dei lavoratori delle industrie belliche" ed "espropriato
senza indennizzo i principali centri dell'economia" (Falcemartello
n.49, febbraio 1991). In realtà una volta al governo i
Ds sono stati gli artefici principali della sanguinosa guerra
imperialista contro la Serbia, e sostenendo il governo Prodi,
Rifondazione condivise appieno le responsabilità dell'occupazione
imperialista dell'Albania. Ciononostante Fm ha continuato a fare
appello a votare per tutte le successive coalizioni capitaliste
cui Rifondazione ha partecipato (i "Progressisti", l'Ulivo
ecc.) continuando a mentire affermando che Pds e Rc al governo
potessero realizzare il socialismo.
Ora che una seconda guerra imperialista contro l'Iraq è
alle porte, Rifondazione ha preso una posizione pacifista "Contro
la guerra senza se e senza ma" e ha perfino auspicato uno
"sciopero generale europeo contro la guerra". Uno sciopero
politico contro la guerra sarebbe un'espressione concreta di opposizione
proletaria all'attacco imperialista, ma per Rifondazione queste
lotte servono solo a chiedere alle borghesie europee di rendersi
più "indipendenti" da Bush. Ciò è
dimostrato dall'appello firmato da Rifondazione che chiede ai
"capi di stato europei" che "prendano pubblicamente
posizione contro questa guerra, che abbia o meno l'appoggio dell'Onu,
e chiedano a George Bush di abbandonare i suoi piani di guerra"
(Liberazione, 13 settembre). Di fronte a questo crasso sostegno
agli imperialismi delle borghesie europee, e in primo luogo a
quello italiano, da parte di Bertinotti, Falcemartello sa opporre
solo vuoti appelli alla "solidarietà di classe al
di sopra di ogni confine, il rifiuto intransigente di lasciarsi
arruolare nell'interesse di alcuno dei campi imperialisti in competizione
e scontro, quali che siano gli abbellimenti di cui si adorneranno,
la solidarietà e l'appoggio ai popoli sfruttati e aggrediti
dall'imperialismo, e soprattutto la riaffermazione della prospettiva
rivoluzionaria e socialista come unica reale alternativa al declino
di questa società" (Falcemartello n. 160, 17 ottobre
2002), ma intanto continua ad essere parte organica di questo
partito socialsciovinista.
Come spiegò Lenin l'opposizione alla guerra imperialista
senza la rottura con gli opportunisti, non è che una finzione:
"L'unità con gli opportunisti significa oggi in pratica
la sottomissione della classe operaia alla `propria' borghesia
nazionale, l'unione con essa per assoggettare altre nazioni e
per lottare in favore dei privilegi di grande potenza, significa
dunque la divisione del proletariato rivoluzionario di tutti i
paesi". ("Il socialismo e la guerra", agosto 1915)
In più, Falcemartello rifiuta di mobilitare la classe operaia
in difesa dell'Iraq dall'attacco imperialista. Di recente hanno
scritto che "ci schiereremo nettamente a fianco delle masse
irachene che subiranno l'attacco imperialista". Come? Chiamando
gli operai iracheni a rovesciare Hussein e a "sconfiggere
l'imperialismo con la rivoluzione socialista in Iraq" (Falcemartello
n.161, 21 novembre 2002). Chiaramente Falcemartello rifugge dal
dovere marxista elementare di schierarsi a fianco dell'esercito
di Saddam Hussein contro gli imperialisti, senza dare sostegno
politico al regime di Hussein. Come Trotsky noi sappiamo che "la
lotta contro la guerra e la sua sorgente sociale, il capitalismo,
presuppone un sostegno attivo, diretto e senza equivoci ai popoli
coloniali oppressi nelle loro lotte e nelle loro guerre contro
l'imperialismo. Una posizione `neutrale' equivale ad un sostegno
all'imperialismo." ("Risoluzione al Congresso contro
la guerra del Bureau di Londra", 1936). Quando negli anni
Trenta l'imperialismo giapponese invase la Cina semicoloniale,
governata dal sanguinario regime del Guomindang, Trotsky scrisse
che:
"Partecipando alla lotta militare agli ordini di Chiang Kai
shek, perché purtroppo è lui a detenere il potere
nella guerra per l'indipendenza, preparare politicamente il rovesciamento
di Chiang Kai shek. E' questa la sola politica rivoluzionaria.
Gli 'eiffelites' contrappongono la politica di `lotta di classe'
a questa politica `nazionalista e socialpatriottica'. Lenin combatté
questa posizione sterile e astratta per tutta la vita. Per lui,
gli interessi del proletariato mondiale imponevano il dovere di
aiutare i popoli oppressi nelle loro lotte nazionali e patriottiche
contro l'imperialismo. Quelli che ancora non l'hanno capito, quasi
un quarto di secolo dopo la Prima guerra mondiale e vent'anni
dopo la Rivoluzione d'Ottobre, devono essere implacabilmente respinti
come i peggiori nemici all'interno dell'avanguardia rivoluzionaria
("Gli ultra-sinistri e la guerra in Cina", 1937)
In Gran Bretagna poi, dove è il loro Labour Party a guidare
l'imperialismo britannico all'attacco dell'Iraq, la tendenza di
Grant si accontenta di chiedere timidamente ai sindacati di "riprenderlo
ai seguaci di Blair. Solo allora avremo un governo laburista che
rappresenterà i nostri interessi, in patria e all'estero"
e che attuerà una "politica estera socialista"
("No to Bush's war with Iraq", comitato editoriale di
Socialist Appeal, www.marxism.com). Come tutti i riformisti Falcemartello
dipinge l'imperialismo come una "politica" che si può
cambiare mettendo al governo degli stati capitalisti i "partiti
dei lavoratori". Ma come spiegò Lenin, l'imperialismo
è la fase suprema del capitalismo contraddistinta dalla
concentrazione e dal dominio del capitale finanziario, dal predominio
dell'esportazione di capitale e dalla competizione tra i paesi
capitalisti avanzati per il controllo dei mercati e delle sfere
di sfruttamento. Per eliminare la guerra imperialista bisogna
sradicare il potere statale dalla borghesia ed espropriarla con
una rivoluzione socialista.
Per non urtare la sensibilità dell'ambiente socialdemocratico
in cui opera il Militant/Falcemartello, prende le distanze anche
formalmente dalla politica di disfattismo rivoluzionario di Lenin,
accusandolo di estremismo:
"Trotsky sottolineò che Lenin, nel corso della Prima
guerra mondiale, aveva tracciato l'atteggiamento marxista nei
confronti della guerra. Comunque, per dire la verità, siccome
il movimento rivoluzionario era stato preso di sorpresa dal tradimento
dell'agosto 1914, Lenin e gli altri dirigenti internazionalisti
ebbero la tendenza a mettere le cose in un modo piuttosto ultra
sinistro. Gli internazionalisti difesero le idee dell'internazionalismo,
della solidarietà di classe e sollevarono la questione
del disfattismo rivoluzionario. Portarono avanti l'idea che in
guerra la sconfitta della propria classe dominante è il
male minore. Messa in termini crudi e non qualificati, proprio
ciò che hanno fatto i settari durante gli scorsi 80 anni,
questa politica può essere interpretata come sostegno alla
borghesia straniera"(Ted Grant, History of British Trotskism).
Ted Grant qui interpreta la politica di Lenin come lo fecero i
reazionari cento-neri russi, che nel 1917 tentarono di far linciare
Lenin, accusandolo di essere un "agente dello Stato maggiore
tedesco" a causa della sua propaganda disfattista rivoluzionaria.
Lenin spiega così il disfattismo rivoluzionario:
"I sostenitori della vittoria del proprio governo nella guerra
attuale, nonché i sostenitori della parola d'ordine `né
vittoria né sconfitta', hanno un punto di vista egualmente
socialsciovinista. La classe rivoluzionaria, nella guerra reazionaria,
non può non desiderare la disfatta del proprio governo,
non può non vedere il legame esistente fra gli insuccessi
militari del governo e la maggior facilità di abbatterlo.
Soltanto il borghese, il quale crede e desidera che la guerra
iniziatasi tra i governi termini assolutamente come una guerra
tra governi, trova `ridicola' od `assurda' l'idea che i socialisti
di tutti i paesi belligeranti manifestino e augurino la sconfitta
a tutti i `propri' governi." ("Il socialismo e la guerra",
agosto 1915).
La posizione di Lenin fu accompagnata dal suo totale rigetto della
Seconda internazionale come social patrioti buoni a nulla, e dall'appello
ad una nuova internazionale comunista. Per Ted Grant l'abbraccio
al social patriottismo è l'altra faccia della sua idea
che il Partito laburista sia uno strumento valido da usare per
la causa del marxismo. Lenin comprese che la precondizione per
il proletariato per lottare per la rivoluzione socialista era
una scissione decisiva da tutte le correnti opportuniste del movimento
operaio: la socialdemocrazia esprimeva gli interessi politici
e storici non della classe operaia, ma di un sottile strato superiore
del proletariato dei paesi imperialisti, corrotto dalle briciole
dei super profitti imperialisti. Se questi partiti non sono sconfitti
politicamente e sostituiti da una direzione rivoluzionaria, rendono
l'intera classe operaia indifesa di fronte agli attacchi capitalisti.
Il significato della rottura con gli opportunisti diventò
assolutamente chiara nella Rivoluzione russa. Bolscevismo significava
eliminare gli ostacoli sulla strada della rivoluzione. Menscevismo
significava "insegnare" agli operai che l'unica soluzione
"realistica" era di rendere più umano il capitalismo
attuando la democrazia borghese.
I "trotskisti" della controrivoluzione
La Guerra del Golfo del 1991, scatenata proprio mentre la
burocrazia stalinista sovietica attraversava la sua degenerazione
finale, fu etichettata come la "prima guerra del dopo Guerra
fredda". Poco tempo dopo l'Unione Sovietica, uno Stato operaio
burocraticamente degenerato, fu distrutta dalla controrivoluzione
capitalista. Questa fu una sconfitta senza precedenti per il proletariato
internazionale. Ha reintrodotto una disoccupazione spaventosa,
devastato l'assistenza sanitaria e sociale, distrutto intere economie,
e ha rigettato le popolazioni dell'Urss e dell'Europa orientale
in mezzo alla miseria e alle guerre nazionaliste. Ha anche creato
un mondo molto più pericoloso, dove la superpotenza Usa
si sente libera di calpestare i popoli semicoloniali. La nostra
tendenza internazionale si è battuta fino all'ultimo per
la difesa militare incondizionata dell'Urss contro l'imperialismo
e la controrivoluzione interna e ha fatto appello al proletariato
sovietico a spazzare via la burocrazia stalinista, la cui malgestione
burocratica e gli inutili tentativi di rabbonire gli imperialisti
hanno spianato la strada alla controrivoluzione.
Falcemartello e la tendenza Militant a parole considerano l'Urss
uno stato operaio degenerato, ma dal punto di vista programmatico
le loro posizioni non si sono mai distinte da coloro che affermavano
che l'Urss era capitalista di stato, come i seguaci di Tony Cliff
o Lutte Ouvrière. Durante la campagna anti comunista della
seconda guerra fredda degli anni Ottanta, il Militant appoggiò
tutte le forze controrivoluzionarie alimentate dagli imperialisti
e sostenute dai partiti socialdemocratici.
Nel 1979 noi trotskisti abbiamo salutato l'intervento dell'Armata
rossa in Afghanistan e abbiamo fatto appello ad estendere le conquiste
della Rivoluzione d'Ottobre del 1917 a tutti i popoli dell'Afghanistan.
L'Unione Sovietica intervenne in Afghanistan su richiesta del
governo borghese nazionalista di sinistra guidato dal Pdpa, e
per le proprie ragioni di difesa dell'Urss contro le macchinazioni
imperialiste ai propri confini. Abbiamo salutato l'intervento
dell'Armata rossa, poiché era un atto oggettivamente di
difesa dell'Urss e portava con sé progresso sociale e una
speranza di emancipazione per le donne introducendo l'abolizione
di pratiche barbare come la compravendita delle spose, l'imposizione
del burkha o il divieto di studiare. Noi abbiamo denunciato il
ritiro dell'Armata rossa, voluta da Gorbaciov, come un modo criminale
per pacificare l'imperialismo e come l'inizio della fine dell'Unione
Sovietica e degli stati operai deformati in Europa dell'Est. Al
contrario la tendenza Militant farneticava, prima opponendosi
all'intervento dell'Armata rossa e poi opponendosi al suo ritiro.
A posteriori hanno risolto la loro contraddizione schierandosi
fermamente a favore della crociata reazionaria socialdemocratica
anti Sovietica. Nel 1989 Falcemartello sostenne che "Era
giusto nel 1979 opporsi all'invasione, nonostante i cambiamenti
sociali progressisti portati dall'abolizione del capitalismo e
del latifondismo" (Falcemartello n.27, marzo 1989) pur essendo
ben coscienti che "i mujaheddin [...] sono assolutamente
reazionari" (Falcemartello n.20, giugno 1988).
Naturalmente il gruppo di Ted Grant è stato anche uno dei
più ferventi sostenitori di Solidarnosc in Polonia, il
"sindacato" padronale della Cia, delle banche e del
Papa. Per fornire una copertura di sinistra al programma socialdemocratico
di restaurazione capitalista in Urss e negli stati operai deformati
dell'Europa dell'Est, per anni i seguaci di Grant hanno abbellito
Solidarnosc, descrivendolo come un vero sindacato operaio che
si batteva contro la burocrazia stalinista. Persino dopo l'ascesa
al potere di Solidarnosc in Polonia Falcemartello titolava "Polonia:
non tornerà il capitalismo" (Falcemartello n.31, settembre
1989). Cosa ne pensano oggi i militanti di Falcemartello, dopo
che le devastazioni portate dalla controrivoluzione capitalista
sono evidenti a chiunque?
Negli anni Ottanta Falcemartello tesseva le lodi di Boris Eltsin
definendolo un "canale di espressione per la rabbia delle
masse", un "personaggio scomodo e pericoloso" per
la burocrazia, che "non si limitava a lottare contro la corruzione;
attaccava le radici stesse della burocrazia" (Falcemartello
n.28, aprile 1989). Perciò nell'agosto del 1991 i sostenitori
russi di Falcemartello, il gruppo Rabochaya Demokratiya, fu fisicamente
a fianco di Eltsin a Mosca per difendere la "Casa bianca"
dal farsesco golpe degli ex luogotenenti di Gorbaciov, in compagnia
di altri splendidi "democratici" tra cui preti ortodossi,
speculatori mafiosi, fascisti e agenti della Cia. Soddisfatti
scrissero che la vittoria di Eltsin rappresentava l'inizio di
"un processo rivoluzionario antiburocratico" e negarono
che "la liquidazione dell'Urss abbia indebolito la posizione
del socialismo nel mondo" (Rabochaya Demokratia, luglio/agosto
1992). I nostri compagni della Lega comunista internazionale si
sono battuti, utilizzando ogni risorsa a disposizione, contro
la controrivoluzione capitalista e per aprire la strada ad una
rivoluzione politica proletaria contro la burocrazia. Mentre il
Militant stava sulle barricate di Eltsin insieme ai nazionalisti
russi, gli strozzini del mercato nero, gli yuppies, i preti e
i fascisti, i nostri compagni hanno distribuito oltre 100.000
copie di un volantino in lingua russa titolato "Operai sovietici:
Sconfiggere la controrivoluzione di Eltsin e Bush!", ai cancelli
delle fabbriche e nei quartieri, contro la controrivoluzione capitalista
di Eltsin-Bush in Russia.
Oggi lo Stato operaio deformato cinese è seriamente minacciato
dalla controrivoluzione capitalista. Una controrivoluzione in
Cina sarebbe una disfatta sanguinosa per le masse lavoratrici
di quel paese e per le masse sfruttate e oppresse del mondo intero.
La Lci si batte per difendere la Cina dalla controrivoluzione
e dall'imperialismo e per una rivoluzione politica operaia che
scacci la burocrazia stalinista. Falcemartello non ha mai esitato
a schierarsi dalla parte degli imperialisti, come nel 1989, durante
gli eventi in Piazza Tienanmen, quando invitarono gli operai italiani
a "organizzare lotte perché i padroni delle industrie
portino avanti il boicottaggio economico nei confronti della burocrazia
cinese" (Falcemartello n. 30, luglio-agosto 1989). Questo
è un appello apertamente reazionario per sanzioni economiche
da parte degli imperialisti contro lo Stato operaio deformato
cinese.
Falcemartello: oppositori del trotskismo rivoluzionario
Ai fini della rivoluzione socialista, la prospettiva strategica
della tendenza Militant si è rivelata un fallimento totale.
Il tratto distintivo della politica di Ted Grant è stato
l'idea che il Partito laburista si sarebbe evoluto a sinistra,
preparando il terreno su cui la sua "ala marxista" avrebbe
preso la direzione del partito, instaurando il "socialismo".
Da cinquant'anni la tendenza di Ted Grant lavora per realizzare
questa prospettiva ma il risultato è il "New Labour",
un partito che si oppone alla sua base di classe operaia ed è
determinato a trasformare se stesso in un partito capitalista
sulle linee del Partito democratico americano. Oggi Blair prende
in prestito l'esperienza di Margaret Thatcher nel minacciare di
usare l'esercito contro i pompieri in sciopero.
In effetti un'occasione per dimostrare la realtà del proprio
programma da posizioni di potere il Militant l'ha avuta. Nel 1985
il Militant dominava la giunta comunale di Liverpool. Uno degli
atti di quella giunta fu di notificare 31.000 lettere di licenziamento
ai dipendenti comunali. Il Militant del 4 ottobre spiegava che
licenziare tutti i lavoratori era l'unico modo di tenerli insieme.
Nel 1986 la stessa giunta fu oggetto di una "Lettera aperta
alla Tendenza Militant" scritta dal Comitato nazionale della
sezione nera del Partito laburista che condannava il fatto che
Liverpool non avesse neanche un consigliere comunale nero e meno
dell'uno percento dei dipendenti comunali fossero neri mentre
la popolazione non bianca della città raggiungeva l'otto
percento.
Falcemartello rappresenta la "sinistra del possibile",
entristi profondi incapaci di vivere al di fuori dei partiti riformisti.
Fm recluta giovani che iniziano a far politica e che magari si
oppongono alla collaborazione di classe e alle schifezze dei partiti
riformisti, per riportarli a sostenere Rifondazione. Lo hanno
fatto anche quando Rc era impegnata in coalizioni schifose con
dirigenti borghesi come Mino Martinazzoli, Romano Prodi, Rosa
Russo Iervolino, Enzo Bianco ecc. Quando Rc sosteneva regimi capitalisti
come il governo Prodi che istituzionalizzava il lavoro precario,
ampliava le differenze tra Nord e Sud, costruiva i Centri di permanenza
temporanea per rinchiudere gli immigrati quando non riusciva ad
affondarli in mare. Da quando Berlusconi è al governo Falcemartello
pubblica spesso articoli con lo slogan "Sciopero generale
fino alla caduta del governo" o simili, lasciando aperta
la questione di che governo salirà al potere dopo. Ciò
è solo una riedizione dei classici argomenti di "lottare
contro la destra" utilizzati da socialdemocratici incalliti,
che continuamente sviano una classe operaia giustamente furiosa
nella trappola del riformismo parlamentare e del supporto del
"male minore". Possiamo garantire i seguaci di Falcemartello
che contrariamente ai sogni spacciati dai loro dirigenti, un altro
governo di Fronte popolare in Italia non farà una rivoluzione
socialista espropriando le banche e le industrie chiave italiane.
La classe operaia va strappata a questi partiti. Per farlo bisogna
raggruppare gli operai più coscienti e la gioventù
rivoluzionaria in un partito leninista d'avanguardia, armato di
un programma per mobilitare il potere sociale dei lavoratori,
alla testa di tutti gli oppressi, nel rovesciamento del sistema
capitalista. E' per questo che ci battiamo noi della Lega trotskista
d'Italia.