La guerra dell'Europa capitalista
agli immigrati è una guerra contro tutti i lavoratori!
Pieni diritti di cittadinanza
per tutti gli immigrati! Fermare le deportazioni!
Operai di tutto il mondo unitevi!
Spartaco n.62
Il giorno dopo il potente sciopero generale che ha paralizzato
la Spagna il 20 giugno, i governanti capitalisti d'Europa si sono
riuniti a Siviglia per sincronizzare la guerra agli immigrati,
punta di lancia di un attacco a tutto il proletariato. La competizione
tra le nazioni dominanti dell'Unione Europea (Ue) per avvantaggiarsi
economicamente nel mezzo della recessione ha fatto sì che
il summit non abbia raggiunto gli obiettivi prefissati di istituire
misure poliziesche sovranazionali come il pattugliamento congiunto
dei confini terrestri e marini. Ma i guardiani della Fortezza
Europa promettono questo ed altro. Intanto le classi dominanti
capitaliste fanno a gara ad innalzare barriere sempre più
insormontabili all'immigrazione e a rafforzare l'arsenale di misure
poliziesche contro gli immigrati, nel tentativo di irreggimentare
tutta la popolazione, diminuire i salari e distruggere le conquiste
sociali strappate in decenni di lotta di classe.
Il summit di Siviglia dell'Ue ha approfittato dei recenti successi
elettorali dei fascisti di Le Pen e del Partito nazionale britannico
(Bnp) per adottare la loro demagogia anti immigrati. Il razzismo
contro gli immigrati è un vecchio metodo per dividere il
proletariato e deflettere la lotta di classe, ma ad un livello
più fondamentale la campagna anti immigrati è mossa
non da "cattive idee" ma dal funzionamento dell'economia
capitalista, e viene condotta sia dai politicanti borghesi di
destra che di sinistra. Molti immigrati sono stati attratti in
Europa occidentale quando servivano come manodopera, in parte
per il basso tasso di natalità; ora che l'Europa attraversa
una recessione, la borghesia non ha più bisogno di immigrati
come fonte di manodopera a basso prezzo, né come "esercito
industriale di riserva". Credere che serva il fascismo per
deportare in massa gli immigrati significa abbellire la democrazia
borghese. Infatti è già successo in Francia negli
anni Trenta, durante la Grande depressione, quando il numero di
operai stranieri venne dimezzato a forza di espulsioni di massa.
E si trattava in maggioranza di operai di origine europea e cattolica,
molto più facilmente assimilabili dei nordafricani e dei
neri africani che vengono tenuti forzatamente segregati. Nello
stesso periodo ci furono deportazioni di massa di immigrati messicani
dagli Stati Uniti.
Dieci anni fa l'Unione Sovietica è stata distrutta dalla
controrivoluzione capitalista. Quest'enorme sconfitta del proletariato
internazionale e il trionfalismo borghese che ne è derivato,
la menzogna della "morte del comunismo", hanno fatto
arretrare la coscienza del proletariato e dei giovani, che identificano
erroneamente la svendita stalinista con il comunismo. Oggi il
dominio capitalista in Europa non è minacciato da un proletariato
insorgente e con una mentalità rivoluzionaria e dunque
gli operai e le minoranze immigrate e di pelle scura in Europa
vengono represse soprattutto con i "normali" mezzi del
sistema capitalista: poliziotti nei ghetti, tribunali capitalisti
e prigioni in cui è rinchiusa una quantità sproporzionata
di immigrati e di minoranze. In questo contesto, partiti che sono
fascisti per storia, idee e propositi, come il Partito della Libertà
(Fpö) di Haider o il Fronte nazionale di Le Pen, sono cresciuti
soprattutto come fenomeno elettorale e come gruppi di pressione
sui principali partiti borghesi.
I "normali" alti e bassi dell'economia capitalista mondiale,
che generano una colossale miseria umana, non possono essere eliminati
senza sostituire il capitalismo con una rivoluzione socialista
proletaria. Chi accetta il quadro del capitalismo, come i dirigenti
socialdemocratici e le loro code di "sinistra", diventa
necessariamente complice della sua gestione o persino la punta
di lancia del razzismo anti immigrati. L'apparato repressivo dello
stato è stato rafforzato dopo l'11 settembre, ma la maggior
parte delle leggi e delle politiche anti immigrati e anti "terroristi"
erano già in vigore da anni sotto i precedenti governi
di "sinistra". Il Partito socialista francese, ora licenziato,
che ha governato la Francia in una coalizione di fronte popolare
con il Partito comunista e i verdi, arde di rabbia perché
il nuovo governo di destra si attribuisce il merito della campagna
per la "sicurezza" razzista, che in effetti è
stata architettata proprio dalla "sinistra"! Al fine
di governare negli interessi del capitale, i partiti storici della
classe operaia francese, i socialisti e i comunisti e i loro corrispettivi
nella burocrazia sindacale, avvelenano la coscienza e la solidarietà
di classe fomentando divisioni religiose, nazionali ed etniche.
In questo modo il governo di fronte popolare ha spianato la strada
al grande successo di Le Pen nelle recenti presidenziali e all'elezione
di un governo più di destra.
Anche la cosiddetta "estrema sinistra" ha una grande
responsabilità. Un gruppo come la Lcr, Lega comunista rivoluzionaria
(parte del Segretariato unificato) ha inaugurato i recenti anni
di fronte popolare votando per Jospin e li ha chiusi con l'appello
a "sbarrare la strada a Le Pen" cioè a votare
per Chirac! Con questo la Lcr, che da anni ha la tempra e la spina
dorsale di un serpente, ha toccato talmente il fondo da vedersi
costretta a nascondere pubblicamente il suo crimine invece che
difenderlo. I militanti della Lcr sono stati attivisti energici
e aggressivi nell'incanalare le manifestazioni di giusta rabbia
della gioventù contro il razzismo del Fronte nazionale
di Le Pen, che hanno scosso la Francia, in una reazionaria "unità
repubblicana" con Chirac. Lo stesso è successo in
Gran Bretagna dove il Socialist Workers Party ha indirizzato l'opposizione
ai fascisti del Bnp in un appello a votare "chiunque altro",
anche i candidati borghesi, ma specialmente il Partito laburista
di Blair. Entrambe hanno proclamato falsamente che c'era il pericolo
del fascismo imminente per meglio raccogliere il sostegno al Labour
e anche a Chirac. In più, anche quando le squadracce fasciste
sono veramente una minaccia immediata, non le si può fermare
con mezzi parlamentaristi, ma solo mobilitando il proletariato
per schiacciarle.
Difendere gli immigrati, difendere la classe operaia!
In Italia il nuovo arsenale repressivo comprende retate per
prendere le impronte digitali agli immigrati, come se chi non
è europeo fosse un "criminale". Mentre il Vaticano
inveisce contro i matrimoni tra cristiani e musulmani, la polizia
italiana ha lanciato l'operazione "Just married" per
ficcare il naso nei matrimoni misti. Il permesso di soggiorno
sarà limitato alla durata del contratto di lavoro, cosicché
i braccianti agricoli stagionali diventeranno "clandestini"
alla fine del raccolto, e i padroni italiani saranno obbligati
a versare in anticipo allo stato i soldi per la deportazione degli
immigrati che rimangono a contratto scaduto! Questo non è
razionale nemmeno dal punto di vista della borghesia, che ha bisogno
di una fonte di manodopera agricola a buon mercato. Dichiarando
apertamente cosa preoccupa la classe dominante, Confindustria
ha negoziato col governo ottenendo l'esenzione da queste quote
assurdamente restrittive di tre categorie: infermieri, domestiche
e calciatori!
In tutti i paesi il diritto d'asilo è sotto attacchi crescenti:
la Gran Bretagna di Blair promette la deportazione immediata e
senza appello per i profughi cui è stato rifiutato l'asilo,
mentre la Danimarca si arroga il diritto di revocare l'asilo ai
profughi qualora il nuovo governo di destra decidesse che il paese
da cui sono fuggiti è diventato abbastanza "democratico".
La marcescente Inghilterra, per instillare fin dall'infanzia l'odio
razziale e inculcare il patriottismo e la fedeltà alla
corona, minaccia la segregazione scolare obbligatoria dei figli
dei rifugiati dai loro coetanei. In Germania i nostri compagni
del Partito operaio spartachista hanno attivamente protestato
contro i rastrellamenti razzisti computerizzati degli studenti.
In questo clima reazionario gli operai immigrati e gli studenti
stranieri sono minacciati non soltanto dalle persecuzioni dello
stato capitalista, ma anche da una crescente violenza razzista
di strada. Come hanno osservato i nostri compagni irlandesi dopo
l'omicidio di uno studente cinese, "la responsabilità
fondamentale del brutale omicidio di Zhao è dello stato
capitalista irlandese la cui politica anti immigrati ha dato il
la ai terroristi razzisti".
Ovunque intere famiglie vengono fatte a pezzi dalle restrizioni
ai "ricongiungimenti familiari" e di solito sono le
donne a pagarne il prezzo. Quand'anche riescono a riunirsi ai
loro mariti in Europa, spesso la legge le priva del diritto di
lavorare, costringendole a lavorare in nero, in attività
pericolose e mal pagate. In Francia, parallelamente alle leggi
anti immigrati, nelle comunità immigrate si è sviluppato
il cancro del "mercato dei matrimoni", in cui il matrimonio
combinato con una giovane donna in possesso della cittadinanza
costituisce l'unica speranza di sfuggire alla povertà e
alla repressione politica nei paesi d'origine. La politica della
porta chiusa all'immigrazione e la segregazione delle comunità
oppresse contribuiscono a perpetuare i matrimoni combinati, i
rapimenti, la mutilazione genitale femminile, i pestaggi delle
mogli e i "delitti d'onore", che sono tutti in crescita
in Europa. Questi fatti dimostrano che anche una minima rivendicazione
democratica come i pieni diritti di cittadinanza per tutti coloro
che sono riusciti ad entrare in un paese europeo, è letteralmente
una questione di vita o di morte, specie per le donne.
La squallida guerra tra la Gran Bretagna di Blair e la Francia
di Chirac per la chiusura del campo profughi della Croce rossa
di Sangatte mette a nudo l'ipocrisia del "mondo libero"
e il legame diretto tra la controrivoluzione capitalista in Unione
Sovietica e nell'Europa dell'Est e la crescita della miseria economica,
delle guerre imperialiste e della repressione politica. Sangatte
è pieno di profughi in fuga dalla guerre sanguinose scatenate
dall'imperialismo Usa e dai suoi alleati della Nato. Il nazionalismo
omicida, aizzato come veicolo della controrivoluzione capitalista
per distruggere gli stati operai burocraticamente deformati dell'Europa
dell'Est, ha sradicato tutte le minoranze, compresi i Rom e i
Sinti, in un'orgia di "pulizia etnica" dieci anni fa.
Un'altra ondata di profughi è stata scatenata dalla devastazione
Usa/Nato di ciò che restava della ex Jugoslavia nella guerra
dei Balcani del 1999. Oggi il campo di Sangatte è pieno
di iracheni in fuga da dieci anni di embargo affamatore imposto
dall'Onu.
Migliaia di afgani sono fuggiti dall'inferno creato dall'appoggio
dell'imperialismo Usa ai mujaheddin anti-donne. Quando le forze
sovietiche entrarono in Afghanistan nel 1979 su ripetuta richiesta
del governo nazionalista di sinistra del Pdpa, noi della Lci abbiamo
detto chiaramente "Vittoria all'Armata rossa in Afghanistan!
Estendere le conquiste sociali della Rivoluzione d'Ottobre ai
popoli afgani!" Il ritiro traditore di Gorbaciov nel 1988-89
culminò nella vittoria dei fondamentalisti islamici e poi
nel dominio dei talebani, un vero mostro di Frankenstein creato
dagli imperialisti Usa con l'aiuto dei loro alleati pakistani.
Ora il bombardamento terrorista dell'Afghanistan da parte di Bush,
Blair e soci, in nome della "guerra al terrorismo" ha
fatto altre migliaia di profughi.
Prendendo a prestito la promessa elettorale di Le Pen di chiudere
il campo di Sangatte e deportare i profughi, Chirac ha annunciato
i piani di chiusura del campo e intanto progetta di costruire
un'enorme cancellata intorno alla ferrovia e di installare degli
scanner modernissimi capaci di individuare il battito cardiaco
nel tunnel. Per non essere da meno Tony Blair sta usando la marina
per respingere (cioè bombardare e affondare) le navi di
profughi, e pensa di rinchiudere i richiedenti asilo in campi
di detenzione militarizzati e di rendere l'Inghilterra più
bianca con deportazioni aeree di immigrati di pelle scura e con
la semplice esclusione razziale di chi cerca di entrare nel paese
da altri aeroporti d'Europa.
Intanto chiunque riesce ad entrare in Gran Bretagna sarà
costretto a portare con sé una carta d'identità
nazionale. Queste misure poliziesche servono ad irreggimentare
l'intera popolazione e abituarla alla restrizione dei suoi diritti
democratici, ad accettare come "normali" i controlli
di polizia, a congelare la libertà di parola e ad impedire
di organizzarsi politicamente contro il governo e la classe dominante.
A tal fine tutto lo spettro dei politicanti capitalisti, dalla
destra alla sinistra, sta alimentando l'isteria contro gli immigrati
considerati alla stregua di un "nemico interno". Il
modello di controllo statale-poliziesco delle popolazioni arabe,
africane, turche e asiatiche dell'Europa occidentale è
il piano "Vigipirate" dello stato francese. La vasta
popolazione di origine nordafricana e soprattutto i giovani, viene
sistematicamente brutalizzata dalla polizia francese, sottoposta
a controlli d'identità fin sui pianerottoli delle proprie
case, trattata come una popolazione "criminale" o "in
eccesso". I cambiamenti della legge sulla cittadinanza per
cui i bambini nati in Francia da genitori immigrati non hanno
più diritto automaticamente alla cittadinanza francese,
preparano il terreno a potenziali deportazioni di massa. Grattate
un po' la facciata di "libertà, uguaglianza, fraternità"
e troverete una storia di deportazioni di massa ogni volta che
è stato economicamente o politicamente vantaggioso per
i governanti capitalisti francesi, dai tempi delle deportazioni
di massa di immigrati polacchi e italiani tra le due guerre mondiali,
fino agli ebrei privati della cittadinanza francese e deportati
nei campi di sterminio nazisti sotto Vichy.
Il capitalismo ha sempre bisogno di uno spauracchio. Dopo il crollo
dell'Urss, il "pericolo rosso" è stato in gran
parte sostituito dall'isteria orchestrata contro il "pericolo
verde" del fondamentalismo islamico. Questa ha raggiunto
un picco dopo l'11 settembre, ed è stata creata una nuova
parola, "islamofobia", per "spiegare" gli
attacchi razzisti alle donne velate, agli uomini in turbante,
a chiunque sia sospettato di essere d'origine araba. Le limitazioni
imposte ai diritti civili e il fervore patriottico sono stati
usati anche per criminalizzare il dissenso politico e mettere
fuori legge partiti e movimenti di liberazione nazionale, dal
Pkk curdo e l'Fplp palestinese ai guevaristi turchi del Dhkc fino
all'organizzazione basca Batasuna. Intanto, i più grandi
terroristi di stato seminano bombe sull'Irak, minacciano di invaderlo,
continuano a martoriare l'Afghanistan e armano lo stato sionista
d'Israele nella sua guerra contro il popolo palestinese. Adesso
i capi del "mondo libero" hanno addirittura la faccia
tosta di dire al popolo palestinese chi può o non può
eleggere a rappresentarlo nei Territori occupati e nella loro
"patria" calpestata dai carri armati sionisti. Fuori
Israele dai Territori occupati! Difendere il popolo palestinese!
L'oppressione razziale è intrinseca al capitalismo
Il "programma massimo" del riformismo socialdemocratico
e dei cosiddetti gruppi della "sinistra" che operano
come suoi apologeti, consiste nel restaurare lo "stato sociale"
e dare un "volto umano" all'austerità capitalista.
Contrariamente ai miti sostenuti dai riformisti come Lutte ouvrière,
che ha fatto campagne per "vietare i licenziamenti"
e chiede che la polizia combatta i "veri criminali"
invece di colpire gli immigrati, la verità è che
sotto il capitalismo i ricchi diventano sempre più ricchi
ed i poveri sempre più poveri, e l'oppressione razziale
è intrinseca al funzionamento di questo intero marcio sistema,
nel paese e nel mondo. Che il governo sia dominato dai socialdemocratici
o dall'ultra destra, le leggi del capitalismo funzionano allo
stesso modo: più lavori, più ricchezza produci per
altri, più diventa precaria la tua esistenza poiché
sei più a rischio di essere licenziato. Per soddisfare
le proprie esigenze economiche, il capitalismo fa affluire negli
strati inferiori del proletariato nuove fonti di forza lavoro
più a buon mercato, in primo luogo immigrati dai paesi
più poveri, i quali sono considerati più facili
da cacciar via in momenti di contrazione economica. Come Karl
Marx scrisse ne il Capitale (Vol. I):
"il grado d'intensità della concorrenza fra loro stessi
[gli operai] dipende in tutto dalla pressione della sovrappopolazione
relativa; non appena quindi cercano mediante Trades Unions ecc.,
di organizzare una cooperazione sistematica fra gli operai occupati
e quelli disoccupati per spezzare o affievolire le rovinose conseguenze
che quella legge naturale della produzione capitalista ha per
la loro classe, - il capitale e il suo sicofante, l'economista,
strepitano su una violazione della `eterna' e per così
dire `sacra' legge della domanda e dell'offerta. Ogni solidarietà
fra gli operai occupati e quelli disoccupati turba infatti l'azione
`pura' di quella legge".
Questa è la ragione per cui noi della Lci ci battiamo per
l'unità e l'integrità della classe operaia contro
lo sciovinismo e il razzismo. La lotta in difesa dei lavoratori
immigrati oggi è un compito vitale per la classe operaia
nel suo insieme. Noi ci battiamo per: Pieni diritti di cittadinanza
per tutti gli immigrati! No alle deportazioni! Libertà
per i prigionieri! Organizzare i non organizzati! Polizia, guardie
carcerarie e polizia privata fuori dai sindacati! Per mobilitazioni
di operai e immigrati contro gli attacchi fascisti! Lavoro per
tutti - per una scala mobile delle ore di lavoro a parità
di salario! Espropriare la borghesia - Per un'economia pianificata,
socialista organizzata internazionalmente! In ogni paese dove
è presente, la Lci si è battuta per smascherare
le menzogne dell'"unità nazionale" tra operai
e padroni e per condurre il proletariato alla solidarietà
di classe con gli immigrati e le minoranze. Come esempio di questa
prospettiva, lo scorso 9 febbraio, nell'area della Baia di San
Francisco, i nostri compagni americani hanno organizzato una manifestazione
di fronte unico basata sul movimento operaio, attorno agli slogan:
"Le leggi anti-terrorismo colpiscono gli immigrati, i neri
e i lavoratori - No al `Patriot Act' e al `Maritime Security Act'!
Abbasso la caccia alle streghe contro gli immigrati".
Vi sono importanti sviluppi in Europa che vanno nella direzione
di un percorso di lotta di classe unita del proletariato in difesa
dei propri interessi contro gli attacchi del capitale. Dagli operai
metalmeccanici turchi e curdi in Germania ai lavoratori dei trasporti,
neri e asiatici, a Londra, gli immigrati e i loro figli sono componenti
chiave di settori strategici e sindacalizzati del proletariato.
In Italia e in Germania, si sono verificate rotture significative
con l'economicismo ristretto e il nazionalismo portato avanti
dai burocrati sindacali nel loro ruolo di "luogotenenti del
capitale nel movimento operaio". Così in Italia, la
federazione sindacale Cgil e i Cobas hanno indetto scioperi generali
di operai e immigrati contro la legge anti immigrati Bossi/Fini
ed anche contro i tentativi del governo Berlusconi di rendere
il mercato del lavoro "flessibile" al fine di aumentare
lo sfruttamento, facendo a pezzi le conquiste sindacali conquistate
con decenni di dure battaglie! Di fronte alla rabbia popolare,
Rifondazione comunista è ora costretta ad organizzare proteste
per chiudere i centri di detenzione, di cui in precedenza la stessa
Rc aveva sostenuto la costruzione. Nella Potsdamer Platz di Berlino,
il 20 giugno, un picchetto di massa di lavoratori edili ha respinto
un tentativo di utilizzare, manipolandoli, immigrati portoghesi
come rompisciopero, chiamandoli a lottare a fianco dei sindacati
per conquistare i diritti di tutti i lavoratori, inclusi i lavoratori
stranieri. Quando gli operai portoghesi hanno applaudito e si
sono rifiutati di attraversare le linee di picchetto, gli scioperanti
hanno gridato "Viva la solidarietà internazionale!"
Come hanno dichiarato i nostri compagni in Germania nel loro volantino
rivolto a questi scioperanti, ciò mostra come "gli
operai tedeschi, stranieri e immigrati possono solo portare avanti
i loro interessi insieme, o essere sconfitti separatamente".
Il progredire su questo percorso di lotta di classe è ostruito
dai dirigenti traditori riformisti e sindacali, che organizzano
scioperi non per combattere il dominio capitalista, ma come tattica
di pressione sui politicanti capitalisti cui, in ultima analisi,
sono fedeli. Così lo sciopero dell'IG Metall, lo scorso
maggio, che ha unificato operai tedeschi, turchi e curdi nella
lotta, è stato revocato dai capi sindacali dell'Spd, nel
momento in cui il segretario dell'Spd, Schröder ha avvisato
che uno sciopero prolungato sarebbe costato denaro ai capitalisti
tedeschi (non è forse la ragione stessa dello sciopero
colpire i padroni nei loro portafogli?) mettendo a rischio la
posizione dell'Spd nelle prossime elezioni parlamentari. Similmente
in Italia, il segretario di Rifondazione, Bertinotti, sostiene
le azioni di sciopero contro il governo Berlusconi esplicitamente
per riportare una coalizione di centro-sinistra di nuovo al governo
per gestire meglio il dominio capitalista. L'ala di sinistra di
Rc, il gruppo Proposta, ora ammette che Rc condivide le responsabilità
per le leggi anti immigrati approvate mentre sosteneva il governo
Prodi, ma il suo ruolo consiste nel tenere i militanti di sinistra
nel quadro del riformismo di Rc. Come i nostri compagni italiani
hanno notato riguardo Proposta: "La loro prospettiva non
è quella di costruire il partito leninista d'avanguardia
che guiderà i lavoratori al potere, ma un `polo di sinistra'
che faccia pressione sulle attuali direzioni riformiste e dia
il suo contributo per riportarle al timone del capitalismo (Spartaco
n. 60, maggio 2002)".
Una lotta socialista per un'Europa operaia!
Solo la lotta vittoriosa contro il sistema capitalista può
sradicare la crescita della demagogia razzista, gli attacchi dei
governi agli immigrati e la minaccia delle bande di terrore fascista.
Questa prospettiva è il punto fondamentale che separa la
Lci da tutti i suoi avversari nel movimento operaio. L'ambiente
anarchico, mentre spesso è ammirevole nell'audacia che
mette nelle proteste militanti contro i poteri costituiti, manca
di un programma per combattere efficacemente, o ancor più
sostituire, il dominio del capitale. In fondo la loro visione
del mondo è quella di combattenti di strada liberali: far
pressione sui politici esprimendo una rabbia giustificata all'esterno
delle riunioni dei governanti capitalisti, piuttosto del disgustoso
riformismo parlamentare in giacca e cravatta. Non è sufficiente
protestare, è necessario avere una prospettiva per battersi
per cambiare la società, per far cadere il rapace sistema
imperialista e creare uno stato operaio come necessario primo
passo sulla via della società globale senza classi. I partiti
ex-stalinisti e i socialdemocratici hanno fatto pace con il dominio
capitalista già da molto tempo; in effetti in Europa lo
hanno amministrato e hanno aumentato gli attacchi alla classe
operaia e agli immigrati. I nostri avversari pseudo-trotskisti
spacciano la loro mercanzia all'ombra della socialdemocrazia poiché
il loro obiettivo non è quello di forgiare un autentico
partito leninista scindendo la base proletaria dei partiti riformisti
dai loro vertici pro-capitalisti, ma quello di far pressione su
quegli stessi dirigenti traditori.
Sulla questione dell'immigrazione, gruppi come Workers Power sostengono
rivendicazioni come "aprire le frontiere". È
uno slogan attraente, ma per i paesi del "terzo mondo"
ciò rappresenterebbe una porta aperta per gli investitori
imperialisti. Più in generale è una rivendicazione
utopica e reazionaria che prospetta un mondo egalitario nel contesto
del capitalismo. È retrogrado promuovere la nozione che
in qualche modo il capitalismo possa essere reso razionale o umano.
A differenza di gruppi come Workers Power, che usano retorica
contro il razzismo e slogan come "aprire le frontiere",
ma politicamente sostengono i socialdemocratici sciovinisti, noi
cerchiamo di mobilitare con urgenza la classe operaia perché
si faccia carico della lotta per i pieni diritti di cittadinanza
per tutti coloro che riescono ad attraversare le frontiere e faccia
propria la comprensione che la fonte dello sfruttamento di tutti
i lavoratori è il sistema di produzione capitalista che
è difeso fino in fondo dallo stato capitalista. Finché
non realizzeremo un'economia socialista pianificata internazionalmente
e basata sulla proprietà collettivizzata, non sarà
possibile abolire gli stati o i confini nazionali. Lo stato-nazione
è la base dell'organizzazione dell'economia capitalista,
negare ciò significa capitolare ai confusionari borghesi
"democratici". Come disse Lenin nel suo discorso sulla
questione nazionale dell'aprile 1917: "Che vuol dire `abbasso
le frontiere'? Qui comincia l'anarchia... La parola d'ordine:
`Abbasso le frontiere' diventerà giusta quando la rivoluzione
socialista sarà una realtà, invece di essere un
metodo".
Contro la Fortezza Europa capitalista la nostra prospettiva è
la lotta per gli Stati uniti socialisti d'Europa, un passo vitale
nella rivoluzione socialista mondiale. Lo strumento necessario
per portare la classe operaia al potere sono i partiti leninisti,
guidati politicamente da un programma che è proletario,
rivoluzionario e internazionalista. Noi ci battiamo per riforgiare
la Quarta internazionale fondata da Leone Trotsky. Nonostante
il regresso nella coscienza politica odierna, e la grande distanza
tra i nostri fini e i mezzi attuali, è evidente che non
manca la combattività e il desiderio di lottare da parte
dei lavoratori, delle minoranze oppresse e dei giovani. Affinché
le loro lotte abbiano successo e non siano deragliate nella trappola
delle politiche riformiste di pressione, è urgente costruire
una direzione rivoluzionaria. Questo è ciò per cui
si battono le sezioni della Lci, niente di meno e niente di diverso.
(2 luglio 2002)