Unione Europea: nemica degli operai e degli immigrati
Brexit: una sconfitta per i padroni e i banchieri d’Europa
Dichiarazione del Comitato centrale della Spartacist League/Britain
24 giugno - In coerenza con la nostra storia d’opposizione proletaria, rivoluzionaria e internazionalista all’Unione Europea (Ue) dominata dagli imperialisti, la Spartacist League/Britain accoglie con favore il voto decisivo per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. E’ una grande sconfitta per la City di Londra, per i padroni e i banchieri d’Europa, per Wall Street e per il governo imperialista degli Stati Uniti. Il voto a favore della Brexit è un’espressione di ostilità da parte degli oppressi e dei diseredati non solo nei confronti dell’Ue, ma anche dell’arrogante cricca dirigente inglese, che ha devastato i servizi sociali e l’industria e gettato interi settori del proletariato in miseria.
Come abbiamo scritto in Workers Hammer (n.234, primavera 2016), facendo appello a votare a favore dell’uscita: “ Nel caos crescente che attanaglia l’Ue, l’uscita della Gran Bretagna sarebbe un duro colpo per questo conglomerato dominato dagli imperialisti e lo destabilizzerebbe ulteriormente, creando condizioni più favorevoli alla lotta di classe in tutta Europa, a partire da un governo conservatore britannico indebolito e discreditato. Ma il rifiuto dei laburisti e della burocrazia sindacale, dei socialdemocratici e dei dirigenti sindacali traditori in tutta Europa di mobilitare contro l’Ue ha ceduto il terreno dell’opposizione ai reazionari anti-immigrati e ai fascisti”. (Spartaco n.79)
Con il sentimento anti-Ue in crescita tra i lavoratori di Francia, Spagna, Italia e Grecia, il voto per la Brexit incoraggerà l’opposizione alla Ue in altri paesi d’Europa. Lo scopo principale dell’Ue consiste nel massimizzare i profitti delle classi dirigenti imperialiste a spese dei lavoratori, dalla Germania alla Grecia ai paesi più deboli d’Europa. L’uscita dell’imperialismo britannico potrebbe suonare la campana a morto per questo club capitalista intrinsecamente instabile. Abbasso l’Ue! Per la rivoluzione operaia che distrugga il dominio capitalista! Per gli Stati Uniti socialisti d’Europa!
Le forze di estrema destra e i fascisti, tra cui l‘Ukip (United Kingdom Independence Party) in Gran Bretagna e il Fronte nazionale in Francia, si rallegrano per la “loro” vittoria. L’Ukip ha palesemente montato una vile campagna di razzismo anti-immigrati, incluso un poster disgustoso che rappresentava migliaia di profughi dalla pelle scura alle porte della Gran Bretagna. Ma l’Ukip non ha il monopolio del razzismo: Cameron ha invocato lo spettro di campi di migranti simili alla “giungla” di Calais in Francia che si sarebbero trasferiti in Inghilterra in caso di uscita della Gran Bretagna. E i governi laburisti hanno istigato il razzismo anti-immigrati, proprio come i conservatori. Noi diciamo: No alle deportazioni! Pieni diritti di cittadinanza per tutti coloro che arrivano in Gran Bretagna! Abbasso la Fortezza Europa razzista!
Coloro che hanno votato per la Brexit lo hanno fatto per una serie di motivi. Ma nel movimento operaio, solo chi non vuol vedere considera il voto per la Brexit semplicemente come una vittoria dell’Ukip e dell’ala destra dei conservatori. Cameron si è dimesso, i conservatori sono fortemente divisi, i governanti capitalisti europei sono in stato di shock. I tempi sono maturi affinché le lotte operaie inizino a recuperare decenni di concessioni fatte dai burocrati sindacali riformisti alla borghesia su salari, condizioni di lavoro e diritti sindacali. A cominciare dalla forza lavoro multinazionale e multietnica del Nhs [Sistema sanitario nazionale] che dovrebbe stracciare il miserabile accordo imposto ai giovani medici e mobilitarsi a favore di un servizio sanitario nazionale rivitalizzato e ampliato in grado di fornire assistenza di qualità, gratuita a tutti nelle strutture sanitarie pubbliche. Almeno i giovani medici si sono battuti, a differenza di Len McCluskey e degli altri dirigenti sindacali pro-capitalisti che si sono rifiutati di mobilitare i propri iscritti contro la nuova funesta legge antisindacale di Cameron. Ciò che serve è una lotta per una direzione di lotta di classe dei sindacati.
Sulla scia della devastazione della Grecia provocata dalla Ue, la “sinistra” schierata a favore della Brexit, che include il Partito comunista, il Socialist Workers Party (Swp) e il Socialist Party (Sp), ha offerto una tiepida campagna a favore dell’uscita. Dal loro punto di vista riformista da “vecchio Labour”, l’Ue è un ostacolo al conseguimento del loro programma massimo: rinazionalizzare l’industria britannica sotto un governo laburista di sinistra. Di fronte alle chiusure degli stabilimenti siderurgici, ciò si riduce, in ultima analisi, ad un appello protezionista a “salvare posti di lavoro britannici”, che alimenta lo sciovinismo anti-stranieri ed è contrapposto ad una prospettiva di lotta di classe. La mattina dopo il voto a favore della Brexit, lo slogan principale del Swp è stato: Via i Tories - Elezioni generali.
Un anno fa, la stessa indignazione e scontento sociale che ha alimentato il voto per abbandonare l’Ue ha anche favorito l’elezione di Jeremy Corbyn alla leadership del partito laburista, aprendo la possibilità di ricostruire quei legami storici tra il Partito laburista e la sua base nella classe operaia invertendo così due decenni di programmi di Blair per trasformare il Partito laburista in un partito completamente capitalista. Ma facendo campagna per rimanere nell’Ue, Corbyn ha calpestato gli interessi dei tanti lavoratori e delle minoranze che hanno visto in lui la possibilità di un cambiamento. Il crimine non paga: quando sono arrivati i risultati del referendum, i nemici di Corbyn hanno cominciato a tramare per cacciarlo dalla direzione al più presto possibile. E’ interesse della classe operaia respingere qualsiasi tentativo da parte della destra del Labour di riprendere il controllo del partito.
Oggi il paese è diviso lungo linee di classe, regionali e nazionali. L’Inghilterra, esclusa Londra, e il Galles hanno votato per lasciare l’Ue. La maggioranza in Irlanda del Nord ha votato per rimanere, riflettendo i timori tra i cattolici per la reintroduzione di controlli alle frontiere tra Nord e Sud. Anche la Scozia ha votato per restare in Europa e lo Scottish National Party (Snp) ha dichiarato che un secondo referendum per l’indipendenza è all’ordine del giorno. L’Snp nazionalista borghese vuole la partecipazione “indipendente” della Scozia nei maggiori club imperialisti occidentali: l’alleanza militare Nato e l’’e. La capitolazione di Corbyn all’Ue imperialista ha tolto alla classe operaia scozzese (e non solo) la possibilità di una voce politica di opposizione all’Ue.
Votando Brexit, le masse operaie in Europa per la seconda volta in un anno hanno votato per ripudiare l’Ue. Il voto del luglio 2015 in Grecia contro l’austerità dell’Ue è stato completamente tradito dal governo borghese di Syriza che ha strisciato in ginocchio davanti alle banche europee. La domanda scottante ora è qual è il tipo di partito di cui la classe operaia ha bisogno affinché siano rappresentati i suoi interessi? I problemi fondamentali che stanno dinanzi alla classe operaia non si possono risolvere in un quadro parlamentare. Serve un governo basato su consigli operai che espropri la classe capitalista.
Come parte della Lega comunista internazionale (quartinternazionalista) cerchiamo di costruire partiti operai rivoluzionari, in Gran Bretagna e in tutto il mondo, radicati nella consapevolezza che solo attraverso la mobilitazione di massa della classe operaia nella lotta, gli operai possono battersi per i propri interessi e agire in difesa di tutti gli oppressi. Le rivoluzioni socialiste in particolare nei paesi economicamente sviluppati d’Europa, tra cui la Gran Bretagna, stabiliranno economie razionalmente pianificate sulla base di una divisione internazionale del lavoro. Il rovesciamento delle classi dirigenti capitaliste e lo sviluppo delle forze produttive negli Stati Uniti socialisti d’Europa, apriranno la strada per una società socialista globale.
[Tradotto da Workers Vanguard n.1092, 1 luglio 2016]
La sinistra italiana e la Brexit: soccorso “rosso” all’Unione Europea
La vittoria della Brexit nel referendum e’ stata una sconfitta per i governi imperialisti d’Europa e d’America, per i padroni e per i banchieri e ha dato voce all’ostilità dei lavoratori britannici contro l’Ue e contro la “loro” classe dominante, che da decenni devasta i servizi sociali e l’industria. Per i marxisti, rivoluzionari internazionalisti e nemici inconciliabili di quel conglomerato anti-operaio e anti-immigrati, dominato dagli imperialisti, che è l’Unione Europea, votare per la Brexit era un dovere elementare.
Qualsiasi forma di sostegno all’Ue o di neutralità nel referendum ha rappresentato un tradimento degli interessi del proletariato e un aiuto ai governi imperialisti, dal Quarto Reich tedesco all’imperialismo di terz’ordine italiano guidato dal Partito democratico, che vorrebbero continuare ad usare la Ue per imporre austerità agli operai, affamare la popolazione dei paesi dipendenti come la Grecia e per cercare di rafforzare il loro dominio sul mondo neo coloniale.
Invece molte organizzazioni riformiste italiane, si sono schierate vergognosamente contro la Brexit, a dimostrazione che le loro occasionali condanne dell’Ue sono solo delle foglie di fico per la loro politica di sostegno allo status quo imperialista.
Il Partito comunista dei lavoratori (Pcl) ha condannato la vittoria della Brexit sostenendo che aveva “un segno reazionario” e rappresentava “una minaccia per i lavoratori britannici e per il movimento operaio europeo”. Il Pcl ha dipinto tutti i sostenitori della Brexit come una canea razzista pura e semplice, accusando “le forze diverse della sinistra che in nome di ragioni progressive o addirittura anticapitaliste hanno sostenuto la Brexit” di essersi “di fatto subordinate a questa dinamica reazionaria” (“UE o Brexit: una falsa alternativa per i lavoratori”, pclavoratori.it, 25 giugno e “La natura reazionaria della Brexit”, pclavoratori.it, 12 luglio).
Sinistra classe e rivoluzione (Scr, la nuova incarnazione del gruppo di Falcemartello dopo l’abbandono del relitto di Rifondazione comunista), ha addotto gli stessi argomenti per condannare la Brexit. La sezione britannica della Tendenza marxista internazionale (Tmi), cui appartiene Scr, ha rifiutato di schierarsi nel referendum. Scrivendo subito dopo il voto, il leader della Tmi, Alan Woods, ha insistito che “La vittoria del Brexit non significa un rafforzamento delle tendenze rivoluzionarie o di sinistra, come immaginano alcuni illusi, ma al contrario una vittoria delle forze della reazione”. Affermando che “durante la campagna per il referendum abbiamo visto lo sviluppo di un fronte unico” la cui voce prevalente “era quella della reazione aperta e senza vergogna”, Woods ha proseguito attaccando “un numero di gruppi di sinistra, alcuni di loro si definiscono marxisti, che tentano di giustificare il loro appoggio per la Brexit con tutta una sorta di argomenti bizzarri e salti mortali intellettuali” e finendo con una domanda retorica: “Abbiamo il diritto di far loro una semplice domanda e ricevere una semplice risposta: in che modo fornire appoggio alla campagna per la Brexit aumenta il livello di coscienza politica dei lavoratori inglesi?” (“Il voto per la Brexit scatena onde d’urto nelle istituzioni europee”, rivoluzione.red, 24 giugno)
La risposta in effetti è semplice. Il referendum per la Brexit poneva una domanda inequivocabile: la Gran Bretagna deve uscire dall’Unione Europea? La risposta dei marxisti può essere una sola: “sì”. Noi rivoluzionari ci battiamo affinché la classe operaia prenda coscienza delle menzogne che le sono state propinate per decenni dai riformisti filo imperialisti, sulla natura “sociale”, “umanitaria” e “democratica” del conglomerato imperialista europeo. La subordinazione della classe operaia e della popolazione all’Unione Europea, può portare solo ancor più miseria, sciovinismo nazionalista e razzismo anti immigrati. Lo si è visto chiaramente in Grecia dove il governo di Syriza (con l’aiuto di molti gruppi riformisti, inclusa la sezione greca della Tmi, i cui militanti facevano orgogliosamente parte di Syriza), basato sulla promessa di preservare l’Ue e il capitalismo, è sinora riuscito a legare la classe operaia ai diktat sanguinari della troika.
In fondo, la posizione del Pcl e di Scr, secondo cui bisognava opporsi alla Brexit perché aveva un contenuto reazionario, non è che la ripetizione della menzogna sparsa ogni giorno dai governi capitalisti di tutta Europa, secondo cui gli operai e i poveri devono star zitti e continuare a ingoiare austerità se non vogliono finire preda di forze nazionaliste o fasciste. Ma la ragione per cui i populisti di destra e i fascisti hanno il vento in poppa in molti paesi d’Europa è proprio perché l’Unione Europea ha attizzato le tensioni nazionali, impoverendo i lavoratori di ciascun paese mentre la sinistra riformista e i dirigenti traditori dei sindacati sono stati il puntello principale dell’austerità dell’Ue. Da parte loro, i governi capitalisti dei vari paesi, si sono nascosti dietro l’Ue per lanciare i propri programmi di austerità e miseria, accusando specialmente la Germania in quanto potenza dominante. Di conseguenza, si è assistito ad esempio alla crescita sia dello sciovinismo anti-tedesco dalla Grecia all’Italia, sia del nazionalismo tedesco in Germania.
Con il loro rifiuto di opporsi all’Unione Europea nel referendum per la Brexit, i gruppi come il Pcl e Scr lasciano il campo libero alla destra che si può presentare falsamente come paladina dei lavoratori italiani contro i “diktat di Bruxelles”. I lavoratori devono opporsi all’Unione Europea, respingendo il veleno nazionalista propagandato dalle forze reazionarie. La lotta contro l’Ue dev’essere condotta su di una base internazionalista che proponga delle parole d’ordine a favore dell’unità operaia al di sopra dei confini nazionali e la prospettiva degli Stati uniti socialisti d’Europa.
A differenza del Pcl e di Scr, un settore di forze riformiste (come in Italia la Piattaforma sociale Eurostop capeggiata dall’ex segretario della Fiom Giorgio Cremaschi) riconosce la necessità di una battaglia contro l’Unione Europea imperialista e dopo la Brexit ha fatto appello ad un Italexit. Queste organizzazioni però contrappongono all’Ue la prospettiva riformista nazionalista del ritorno alla sovranità nazionale dell’imperialismo italiano. Cremaschi ad esempio ha sostenuto (eurostop.info, 22 maggio 2016) che “Si rompe con la UE e l’euro, per affermare i principi della Costituzione del 1948”, che da quasi 70 anni sancisce il potere dei capitalisti, la proprietà privata dei mezzi di produzione e la compenetrazione tra Stato e Chiesa.
Al contrario di questi gruppi riformisti, la nostra opposizione all’Ue e all’euro si basa sugli interessi della classe operaia internazionale. Il ripudio del debito e l’uscita dall’Ue non metterebbero certo fine allo sfruttamento della classe operaia dei singoli paesi e non libererebbero i paesi dipendenti come la Grecia dalle devastazioni imposte dal sistema imperialista globale. Ma creerebbero una situazione più favorevole alla classe operaia e alle sue lotte, minando questo blocco dominato dagli imperialisti.
L’opposizione della classe operaia all’Unione Europea è una premessa per la creazione rivoluzionaria degli Stati uniti socialisti d’Europa. Solo l’unione delle classi operaie d’Europa su basi socialiste, creata da una rivoluzione proletaria e dall’espropriazione delle classi dominanti capitaliste, potrà portare uno sviluppo economico razionale senza sfruttamento, quando gli operai strapperanno ai capitalisti le enormi capacità industriali e finanziarie d’Europa e le useranno nell’interesse delle masse lavoratrici di tutto il mondo.
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