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Suppl. a Spartaco n. 66

 

Mumia è innocente

Libertà per Mumia Abu-Jamal!

Abolire la pena di morte razzista!

Mumia Abu-Jamal è da quasi 24 anni rinchiuso nel braccio della morte, falsamente accusato di aver ucciso l'agente di polizia di Filadelfia Daniel Faulkner. Tutti gli elementi del sistema della “giustizia” capitalista si sono uniti in una congiura contro questo ex militante delle pantere nere e sostenitore di Move, perché era un portavoce degli oppressi, eloquente e non sottomesso. La sua condanna fu fondata su false testimonianze estorte dalla polizia senza una benché minima prova fattuale. Il giudice del suo processo, Albert Sabo, conosciuto come “il re del braccio della morte”, fu sentito dire da una stenografa del tribunale: “Li aiuterò io ad arrostire il n...o”. L'accusa, facendo in modo di escludere i neri dalla giuria, ha infiammato i giudici con la menzogna grottesca che l'appartenenza di Mumia alle pantere nere in gioventù fosse una prova che “sin da allora” aveva intenzione di uccidere un poliziotto. Per far sì che la condanna fosse sicura, l’accusa sfruttò l’argomento che la giuria doveva mettere da parte i dubbi sulla sua colpevolezza, perché tanto avrebbe potuto fare continuamente ricorso, “appello dopo appello”.

Lo Stato è determinato come non mai ad eseguire la condanna a morte di Mumia, un uomo innocente. In quasi vent’anni di appelli, ogni corte coinvolta ha respinto le voluminose prove che documentano la palese congiura contro Mumia. Per oltre quattro anni, lo Stato della Pennsylvania e le corti federali si sono rifiutati persino di prendere in considerazione la confessione resa sotto giuramento da Arnold Beverly che fu lui e non Mumia, a sparare e uccidere Faulkner.

La lotta per liberare Mumia ha ora raggiunto un momento cruciale. Lo scorso dicembre, la Corte d'appello federale ha messo il caso di Mumia in “procedura accelerata” per arrivare ad una decisione. Sia Mumia che la pubblica accusa si stanno appellando contro le decisioni prese nel 2001 dal giudice della Corte distrettuale statunitense William Yohn, che respinse la sentenza di condanna a morte confermando allo stesso tempo tutti gli aspetti della montatura giudiziaria che portarono alla condanna. Tra poco, forse entro sei mesi, la Corte potrebbe decidere il futuro di Mumia: la morte, il resto della vita in carcere o ulteriori iter legali.

L'esecuzione di Stanley Tookie Williams da parte dello Stato della California in dicembre getta un'ombra minacciosa. Il linciaggio legale di Williams, che ha provocato reazioni di protesta negli Usa e internazionalmente, ha sottolineato la determinazione dei governanti capitalisti di rafforzare la loro macchina di morte, di fronte alla crescente riluttanza nella popolazione nei confronti del modo in cui la pena di morte viene applicata. Mumia Abu-Jamal, il più famoso prigioniero politico americano, è l'obiettivo numero uno dei carnefici. Il governatore della California, Arnold Schwarzenegger, lo ha dimostrato quando, negando la clemenza a Williams, ha citato il fatto che il libro di Williams del 1998 Life in Prison [Vita in prigione], era dedicato, tra gli altri, a Mumia Abu-Jamal.

Il caso di Mumia mostra a cosa serve la pena di morte. E' il linciaggio reso legale, l'arma finale nell'arsenale di repressione del governo, puntata contro la classe operaia e gli oppressi. Eredità della schiavitù, la pena di morte è mantenuta in una società dove la segregazione della maggioranza della popolazione nera è utilizzata come un cuneo per dividere le masse lavoratrici e perpetuare il dominio rapace del capitale. La brutalità omicida del sistema capitalista razzista è stata messa a nudo di fronte a tutti quando migliaia di persone, perlopiù neri e poveri, sono stati lasciati morire a New Orleans dopo l'uragano Katrina.

L'appello di Mumia ha luogo mentre il governo afferma il proprio “diritto” a far scomparire, torturare o anche assassinare quelli che percepisce come suoi oppositori, ed intercettare e spiare chiunque e tutti. Nel nome della “guerra al terrorismo”, diritti ottenuti attraverso turbolente battaglie sociali e di classe sono ora messi al macero dall'amministrazione Bush con il sostegno del Partito democratico. L'obiettivo è quello di terrorizzare e mettere a tacere chiunque ostacoli la corsa incessante ai profitti e le avventure imperialiste dei capitalisti al potere, come l'occupazione coloniale dell'Iraq.

Mentre il caso Mumia volge verso le fasi finali del suo corso legale, si pone urgentemente la necessità della lotta per la sua liberazione. Il Partisan Defense Committee (Pdc), un’organizzazione di lotta di classe per la difesa sociale e legale associata con la Spartacist League/U.S., e il Comitato di difesa sociale e proletaria, la sua organizzazione sorella in Italia, associata alla Lega trotskista d'Italia, cercano qualunque mezzo legale a sostegno di Mumia, ma non ripongono nessuna fiducia nella “giustizia” dei tribunali capitalisti. Attraverso la pubblicità e le azioni, ci siamo battuti per mobilitare le più ampie forze sociali, centrate sul movimento operaio, per rivendicare la liberazione di Mumia e l'abolizione della pena di morte razzista. Nell'agosto del 1995 quando Mumia si trovava di fronte all'esecuzione, proteste di massa negli Stati Uniti e internazionalmente, che coinvolsero da organizzazioni per le libertà civili, a capi di stato come Nelson Mandela in Sud Africa, a sindacati che rappresentavano milioni di lavoratori, riuscirono a fermare la mano del boia.

Oggi siamo di fronte ad ostacoli maggiori. Ma la lotta per la libertà di Mumia, se intrapresa attraverso una mobilitazione basata sul potere sociale della classe operaia, rappresenterebbe un gigantesco passo in difesa di tutti noi contro i governanti sempre più crudeli e brutali di questo paese.

Anatomia di una montatura

Per lo Stato capitalista, da quando era un quindicenne portavoce del Partito della pantera nera a Filadelfia nel 1969, Mumia era già un morto in permesso. L'allora direttore del Fbi, J. Edgar Hoover dichiarò: “Bisogna far capire ai giovani e ai neri moderati che se soccombono alle dottrine rivoluzionarie, saranno rivoluzionari morti”. Questa politica fu portata avanti sia sotto l'amministrazione democratica di Lyndon Johnson e del suo ministro della giustizia Ramsey Clark, che dall'amministrazione repubblicana di Richard Nixon. Sotto il programma di “contro spionaggio” del Fbi conosciuto come Cointelpro, 38 membri delle pantere nere furono assassinati e centinaia furono incarcerati a seguito di montature giudiziarie.

Le 900 pagine degli archivi del Fbi che il Pdc è stato in grado di ottenere per conto di Mumia, anche se molto censurate, rivelano che il Fbi e la polizia utilizzarono qualunque “trucco sporco” pur di intrappolarlo. Ogni sua mossa fu seguita e il suo nome entrò nel “Security Index” del Fbi, la versione datata 1960 dell'odierna lista dei “terroristi”. Neanche dopo la scomparsa delle pantere, lo Stato abbandonò la sua vendetta contro Mumia. La spassionata difesa dei diritti dei neri portata avanti da Mumia, giornalista conosciuto come “voce dei senza voce”, ha continuato a farli infuriare. In particolare la polizia di Filadelfia odiava i suoi servizi giornalistici favorevoli all'organizzazione Move, vittima di un’aggressione terrorista dello Stato.

Mumia è stato condannato a morte per il suo credo politico, per ciò che ha scritto, per ciò che ha detto. Alle prime ore del mattino del 9 dicembre 1981 all'angolo tra la Tredicesima strada e Locust Street a Filadelfia, finalmente la polizia ebbe l'occasione che cercava. Quella notte Mumia stava conducendo un taxi in zona. Sentì sparare, vide gente correre. Vide suo fratello e uscì dal taxi per aiutarlo. Alcuni minuti dopo Mumia fu ferito gravemente al petto da un proiettile. Lì vicino giaceva un poliziotto ferito, Daniel Faulkner. La polizia aveva trovato l'occasione da lungo attesa per architettare una messa in scena e accusare Mumia di essere un “assassino di poliziotti”.

La tesi dell'accusa si basava su tre pilastri, tutti fondati su menzogne: la testimonianza di “testimoni oculari” estorta attraverso favori e terrore; una “confessione” presuntamente fatta da Mumia la notte della sparatoria, che era una frode talmente evidente da non essere venuta alla luce che mesi dopo; e una “prova” balistica inesistente. Nel 2001, questa montatura fu completamente fatta a pezzi dalla confessione di Arnold Beverly che ammetteva di essere stato lui a sparare a Faulkner. In una deposizione giurata riprodotta nell'opuscolo del Pdc “Mumia Abu-Jamal Is an Innocent Man” [Mumia Abu-Jamal è un uomo innocente], Beverly dichiarava:

“Fui assoldato, insieme ad un altro, e pagato per sparare e uccidere Faulkner. Avevo sentito che Faulkner rappresentava un problema per la malavita organizzata poiché interferiva con le collusioni e le corruzioni che permettevano che le attività illegali nel centro città, inclusa la prostituzione, il gioco d'azzardo, lo spaccio di stupefacenti, continuassero impunemente.

Faulkner fu colpito alla schiena e al volto prima che Jamal arrivasse sul luogo. Jamal non c'entrava niente con la sparatoria”.

Beverly inoltre dichiarò che vi era una seconda persona a sparare, che si allontanò dal luogo. Questa dichiarazione è sostenuta da una deposizione giurata del fratello di Mumia, Billy Cook, che testimoniò che il suo amico Kennet Freeman quella notte viaggiava sulla Volkswagen di Cook tra la Tredicesima e Locust Street. Successivamente Freeman rivelò a Cook di aver fatto parte del piano per uccidere Faulkner, di aver partecipato alla sparatoria e di essere poi fuggito. Ciò è ulteriormente corroborato dalla testimonianza oculare di William Singletary, che dichiarò di aver visto un passeggero uscire dalla Volkswagen di Cook, sparare a Faulkner e fuggire.

Almeno una mezza dozzina di testimoni che erano sul luogo della sparatoria quella notte videro, da diverse angolazioni, uno o più neri fuggire. Le comunicazioni radio della polizia subito dopo la sparatoria riportavano che coloro che avevano sparato erano fuggiti portandosi via la pistola di Faulkner. Cinque testimoni, inclusi due agenti di polizia, dissero che chi aveva sparato indossava un giubbotto verde di tipo militare come quello che sia Beverly che Freeman indossavano quella notte. Quella notte Mumia indossava un giubbotto da sci rosso a strisce verticali blu. Tra le prove della polizia non appare nessun giubbotto verde.

Beverly disse che i poliziotti spararono a Mumia. Ciò è confermato da niente meno che l’autorevole voce dell’ufficio di medicina legale dello Stato, il cui rapporto, scritto la stessa mattina della sparatoria, afferma che un agente della squadra omicidi dichiarò che Mumia fu colpito da “rinforzi della polizia che sopraggiungevano”, e non da Faulkner. Altri testimoni hanno confermato la testimonianza di Beverly che poliziotti in borghese e in divisa erano nelle vicinanze al momento della sparatoria. Beverly pensò che questi facessero parte del piano per uccidere Faulkner. Un testimone, Markus Cannon, vide due poliziotti in borghese dalla parte opposta della strada rispetto a quella in cui si svolse la sparatoria. Anche William Singletary vide “camicie bianche” (supervisori della polizia) sulla scena subito dopo che i colpi furono sparati.

L'accusa considera l'idea che la polizia possa uccidere uno dei suoi come un'invenzione fuori dal mondo. Pur non considerando il fatto che Beverly ha superato due diversi test della macchina della verità, il suo racconto coincide con il fatto che all'epoca dell'uccisione di Faulkner nel 1981, vi erano almeno tre diverse inchieste federali sulla corruzione della polizia di Filadelfia, inclusi i legami della polizia con la malavita. Poliziotti che lavoravano come informatori del Fbi furono uccisi all'inizio degli anni Ottanta. Un ex procuratore federale ha ammesso che i federali avevano un informatore nella polizia il cui fratello era anch’egli un poliziotto, proprio come Faulkner e suo fratello.

In una deposizione giurata, Donal Hersing, un ex informatore in un'indagine del Fbi sulla corruzione nella polizia, conferma che all'epoca della sparatoria di cui fu vittima Faulkner giravano voci che i federali avessero un informatore all'interno delle forze di polizia. L'ufficiale in comando della divisione di polizia del centro città, dove avvenne l'assassinio di Faulkner, il capo della squadra omicidi e l'agente presente sulla scena del delitto di Faulkner, Alfonzo Giordano, erano all'epoca sotto indagine federale con accuse di corruzione. Questi poliziotti erano letteralmente la catena di comando della montatura contro Mumia Abu-Jamal.

Giordano era stato il braccio destro del notorio capo della polizia e successivamente sindaco di Filadelfia, Frank Rizzo. Dal 1966 al 1970, Giordano era a capo della squadra “di sorveglianza” della polizia, che condusse il raid contro la sede delle pantere nere nel 1970. Giordano fu anche il supervisore dell'assedio di polizia durato 15 mesi della comune di Move a Powelton Village nel 1977-’78 che ebbe come esito l'arresto di 9 membri del Move a seguito dell'accusa falsa di avere ucciso un poliziotto. Giordano sapeva esattamente chi fosse Mumia. Ufficiale in comando sul luogo del delitto aveva sia il movente che l'opportunità per intrappolare Mumia con la falsa accusa dell'uccisione di Faulkner.

Fu Giordano a dichiarare che l'arma di Mumia, la presunta arma del delitto, giaceva al suo fianco sulla strada. Ma secondo le registrazioni delle conversazioni radio della polizia, i poliziotti stavano ancora cercando la pistola circa quattordici minuti dopo che orde di poliziotti avevano raggiunto il luogo del delitto. Giordano fece in modo che l'identificazione di Mumia fosse fatta dal tassista Robert Chobert, che divenne un testimone per l'accusa. Giordano fu il testimone principale per l'accusa all'udienza preliminare di Mumia. Ma non fu mai chiamato a testimoniare al processo. Subito prima del processo fu assegnato ad un lavoro d'ufficio. Il primo giorno lavorativo dopo l'incarcerazione di Mumia, Giordano si dimise dalla polizia. Nel 1986, Giordano fu accusato dai federali di aver ricevuto decine di migliaia di dollari in bustarelle dal 1979 al 1980, si dichiarò colpevole e patteggiò una pena ridotta. Non ha passato un giorno in galera.

La rete di menzogne dell'accusa

La ricostruzione dell'accusa è che vi erano due persone all'angolo tra la Tredicesima e Locust Street dove fu ucciso Faulkner: Billy Cook, fratello di Mumia, e Faulkner. Afferma che Mumia attraversò di corsa la strada quando vide che Faulkner picchiava suo fratello. Secondo la polizia e l'accusa, Mumia sparò alla schiena del poliziotto, il poliziotto rispose sparando a Mumia e poi Mumia si avvicinò al poliziotto, riverso a terra, sparandogli più volte alla testa in “stile esecuzione”. Un attento esame, anche delle sole prove portate dalla polizia e dall'accusa, dimostra che questo scenario è una menzogna. Uno sguardo ai “tre pilastri” della tesi dell'accusa fornisce non solo una conferma dell'innocenza di Mumia ma una chiara conferma della testimonianza di Beverly.

I testimoni dell'accusa: nessun testimone ha dichiarato di aver visto effettivamente Mumia sparare a Faulkner, sebbene all'epoca del processo del 1982 fossero sotto minaccia e ricevessero promesse di favori dalla polizia e dalla procura. Solamente Cynthia White, la testimone principale dell'accusa, dichiarò di aver creduto di vedere una pistola nella mano di Mumia nel momento in cui attraversava la strada. Prostituta che lavorava nella zona, la White ha affermato di aver visto la scena dall'angolo sudest dell'incrocio tra la Tredicesima e Locust Street. Ma gli altri due testimoni dell'accusa, così come due testimoni della difesa che conoscevano la White, hanno tutti negato che lei fosse presente sulla scena del delitto durante la sparatoria! Altre prostitute hanno testimoniato in udienze successive che la White ottenne favori dalla polizia e che venne minacciata per estorcere la sua testimonianza.

Per quanto riguarda Robert Chobert, in un primo momento disse alla polizia che chi sparò “scappò via”. Dopo successivi interrogatori, modificò la sua versione, sostenendo che Mumia era in piedi accanto a Faulkner, riverso a terra, mentre si sentivano gli spari e che nessuno scappò via. Tassista con una licenza sospesa mentre era in libertà vigilata con l'accusa di incendio doloso, Chobert ricevette favori dall'accusa in cambio della sua testimonianza. Successivamente ammise di non aver mai assistito alla sparatoria. Il terzo testimone dell'accusa era Michael Scanlan. Inizialmente identificò Mumia come il conducente della Volkswagen ma poi sostenne che chi sparò attraversò di corsa Locust Street, cosa che Beverly ammette di aver fatto. Ammise anche che non sapeva se Mumia fosse l'uomo che aveva visto.

Le prove balistiche e medico legali: l'accusa pretende che le prove balistiche siano “compatibili” con il fatto che l'arma di Mumia fosse quella che ha ucciso, pur ammettendo che la “compatibilità” sarebbe valida per altre milioni di pistole. Non vi è nemmeno una prova che l'arma di Mumia abbia mai sparato quella notte. Vi fu ogni possibilità di esaminare le mani o l'arma di Mumia per cercare le prove che l'arma avesse recentemente sparato. Ma secondo la polizia tali esami non furono mai fatti, anche se rientrano nelle procedure standard! L'agente della squadra di sorveglianza che afferma di aver raccolto l'arma di Mumia la consegnò solo dopo più di due ore, lasciando così ampio margine per manipolare il reperto.

Il rapporto del medico legale stabilisce che Faulkner fu ucciso da una pallottola calibro 44, mentre la pistola di Mumia era una calibro 38. Il laboratorio della polizia criminale dichiarò che il frammento principale del proiettile estratto dalla testa di Faulkner era troppo danneggiato per poterlo esaminare, ma gli esperti balistici della difesa hanno confutato questa versione. Un secondo frammento di proiettile rimosso dalla ferita alla testa semplicemente scomparve senza lasciare tracce.

Le prove raccolte sulla scena dell'omicidio, i frammenti di proiettile, le tracce di sangue, l'assenza di segni sul marciapiede, confutano le affermazioni dell'accusa che a Faulkner fu sparato ripetutamente mentre giaceva a terra. Le traiettorie dei proiettili tendono piuttosto a provare che a sparargli furono più persone, come testimonia Beverly. Un bossolo di rame trovato sul luogo della sparatoria era incompatibile sia con la pistola di Mumia che con quella di Faulkner, il che fa pensare che un'altra pistola sparò. Similmente sul luogo fu trovato sangue del gruppo O, ma sia Faulkner, che Mumia e Cook appartenevano al gruppo A, il che fa pensare che un'altra persona fosse presente e fosse stata ferita. In base all’angolazione delle sue ferite, è impossibile che Mumia sia stato colpito da un proiettile sparato mentre lui era in piedi accanto a Faulkner come sostiene l'accusa. Al contrario le ferite di Mumia sono compatibili con la testimonianza di Beverly che Mumia fu colpito da un poliziotto.

La “confessione”: l'ultimo pilastro della tesi dell'accusa è che Mumia, giacente in una lago di sangue all'ospedale dove fu portato per essere curato, gridò di aver sparato al poliziotto. Ma l'agente di polizia che era di guardia a Mumia riferì lo stesso giorno che Mumia “non fece commenti”. In realtà era ferito così gravemente, con un foro di proiettile che gli attraversava un polmone, ed era stato picchiato così selvaggiamente dalla polizia in strada e all'ospedale, che non era in grado di “gridare” niente. La “confessione” fu fabbricata dall’accusa nel corso di una riunione a quattrocchi con la polizia due mesi dopo la sparatoria.

Priscilla Durham, una guardia giurata, fu la sola dipendente dell'ospedale ad aver sostenuto la menzogna poliziesca della “confessione”. Nel 2003 Kenneth Pate, fratellastro della Durham dichiarò sotto giuramento che la Durham era stata sottoposta a pressioni da parte della polizia per dire che Mumia aveva confessato. Pate affermò anche che Mumia disse “Lasciatemi, lasciatemi, stanno cercando di uccidermi”.

Mumia Abu-Jamal ha sempre categoricamente sostenuto la sua innocenza. Come dichiarò in una deposizione giurata del 2001: “Non ho sparato all'agente Daniel Faulkner. Non ho avuto niente a che vedere con l'omicidio dell'agente Faulkner. Sono innocente ... Non ho mai confessato niente perché non avevo niente da confessare”.

Mobilitarsi subito per liberare Mumia!

Il caso di Mumia Abu-Jamal è una lezione pratica sulla natura di classe dello Stato capitalista. Il suo sistema giudiziario è intriso fino al midollo di pregiudizi classisti e razzisti. I poliziotti e i tribunali che hanno complottato contro quest'uomo innocente, la tomba vivente del sistema carcerario in cui è imprigionato, il boia pronto ad ucciderlo, sono tutti strumenti della violenza organizzata utilizzata per preservare il dominio della classe capitalista attraverso la sottomissione con la forza della classe operaia e degli oppressi. Le richieste di un “nuovo processo” che sono state sollevate da organizzazioni liberali autoproclamatesi socialiste, dai nazionalisti neri e da altri, hanno alimentato illusioni che vi possa essere giustizia nei tribunali capitalisti. Queste illusioni hanno smobilitato un movimento mondiale di milioni di persone in difesa di Mumia.

E' ora il momento per rilanciare la protesta di massa, negli Usa e internazionalmente, a sostegno di Mumia. La libertà di Mumia non sarà conquistata attraverso la fiducia nel sistema manipolato della “giustizia” o nei politicanti capitalisti, siano essi democratici, repubblicani o verdi. La forza che può invertire la marea è il potere di milioni di lavoratori, giovani antirazzisti, militanti per l'abolizione della pena di morte, uniti nella lotta per rivendicare la libertà per quest'uomo innocente. Cruciale in questa prospettiva è la mobilitazione del movimento operaio, il cui potere sociale deriva dalla sua capacità di fermare la produzione. Come abbiamo dichiarato sin dal primo momento in cui abbiamo fatto nostra la difesa di Mumia alla metà degli anni Ottanta, sono necessarie azioni di fronte unico centrate sui lavoratori che generino efficaci proteste attraverso un spettro di diverse opinioni politiche, assicurando allo stesso tempo il diritto di poter esprimere le proprie opinioni.

E' ora il momento per far diventare il caso di Mumia un grido di battaglia contro la pena di morte razzista, contro l'oppressione dei neri, contro la repressione da parte del governo. Fatti sentire e organizzati nel tuo sindacato, nella tua università, nella tua comunità per esigere: Libertà per Mumia Abu-Jamal! Abolire la pena di morte razzista!

Tradotto dal volantino del Pdc, 25 gennaio 2006

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Il Partisan Defense Committee (Pdc) è un'organizzazione non settaria di difesa legale e sociale che si basa sulla lotta di classe e si batte per casi e cause di interesse dell'intera classe operaia. Questo obiettivo si svolge in accordo con le concezioni politiche della Spartacist League/U.S., sezione americana della Lega comunista internazionale. Il Comitato di difesa sociale e proletaria (Codispro) è l’organizzazione fraterna del Pdc in Italia.

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