Suppl. a Spartaco n. 81

aprile 2018

 

Abbasso l’Unione Europea!

Elezioni 2018: populismo e reazione di destra

Per un partito operaio rivoluzionario multietnico!

Le elezioni del 4 marzo hanno introdotto un nuovo rompicapo per la borghesia italiana e gli euro-imperialisti, con un parlamento privo di una maggioranza chiara e dominato da forze che non fanno parte dell’establishment borghese consolidato e che a tratti si sono opposte all'Unione Europea (Ue), anche se nella loro corsa al governo hanno detto chiaramente di volerla appoggiare.

Scontenti per un decennio di miseria e austerità, gli elettori della classe operaia e della piccola borghesia hanno scaricato i principali partiti borghesi, il Partito democratico (Pd) e Forza Italia, per appoggiare formazioni populiste borghesi che si presentavano come difensori della “gente qualunque”: i razzisti di estrema destra della Lega (ex Nord) e i nazionalisti del Movimento 5 Stelle (M5S), entrambi basati su di un programma sciovinista che si riassume in “prima gli italiani”.

Mentre il Pd prometteva di continuare le politiche di austerità, la Lega strombazzava la proposta di una “flat tax” del 15 percento, che andrebbe a vantaggio degli industriali del Nord e di un abbassamento dell’età pensionabile. Il M5S ha ottenuto molti voti grazie alla proposta di un reddito minimo mensile condizionato all’accettazione di impieghi proposti dallo Stato, che escluderebbe chiunque non sia cittadino italiano o dell’Ue. L’idea di un reddito minimo è stata molto popolare al Sud, dominato da povertà e disoccupazione. Il M5S è diventato il principale partito in parlamento, con quasi il 36 percento dei seggi, conquistando intere regioni con percentuali dal 40 al 60 percento. La Lega, che ha abbandonato la sua storica definizione di Lega Nord per attrarre elettori di destra nel resto d’Italia, è arrivata al 19 percento dei seggi, prendendo più del 30 percento dei voti in molte province del Veneto e della Lombardia.

La vittoria del M5S e della Lega è uno sviluppo sinistro per la classe operaia, perché entrambi i partiti propugnano il razzismo contro gli immigrati, lo sciovinismo e gli attacchi ai sindacati. Ma gli operai che hanno coscienza di classe non devono versare nemmeno una lacrima per il crollo del Pd (che ha preso meno del 19 percento). Il Pd, che è stato al centro delle varie coalizioni di governo che si sono succedute dal 2011, è stato formato nel 2007 dalla fusione dei rottami socialdemocratici del Partito comunista italiano e da politicanti democristiani e di altri partiti borghesi. Fin dalla sua creazione il Pd è stato un partito capitalista nella sua composizione sociale e nel suo programma.

Nessuna coalizione ha una maggioranza decisiva e al momento non è chiaro che governo uscirà dal mercato delle vacche del Parlamento. L’unica cosa certa è che qualsiasi governo nasca, lavorerà nell’interesse della classe dominante capitalista, nemica degli operai e degli oppressi. Di seguito riproduciamo il volantino distribuito dalla Lega trotskista d’Italia prima delle elezioni, in cui ci siamo opposti a dare sostegno elettorale a tutte le forze che si sono presentate alle elezioni, compresi le liste di sinistra che si presentavano contro la Lega, il Pd e M5S. Nessuna dava un’espressione, fosse anche parziale, all’indipendenza della classe operaia. Dopo le elezioni, diversi di questi sedicenti marxisti si sono accodati all’ascesa del populismo del M5S. Sinistra classe rivoluzione (Scr), il principale gruppo della lista “Sinistra rivoluzionaria” (che alle elezioni ha ottenuto meno dello 0,1 percento), presenta il successo del M5S come “un voto proletario (lavoratori, precari, disoccupati) che chiede maggiore uguaglianza, maggiore giustizia sociale, lotta ai privilegi e una autentica democrazia”. Scr sostiene che un governo del M5S sia un “passaggio probabilmente necessario e ineludibile”, per “la messa alla prova e lo smascheramento dell’equivoco interclassista incarnato dai 5 Stelle”.

C’è un bisogno bruciante di un partito operaio rivoluzionario che guidi le masse lavoratrici nella lotta per respingere gli attacchi dei capitalisti e per aprire la strada verso un futuro socialista. La Ltd’I si batte per costruire un partito rivoluzionario del proletariato multietnico, sezione di una Quarta internazionale riforgiata, basato su di un programma per il potere operaio in Italia e a livello internazionale.