Suppl. a Spartaco n. 81 |
Aprile 2018 |
Attacchi imperialisti e provocazioni contro la Russia
Fuori le truppe imperialiste dalla Siria!
16 aprile - Dopo aver dissanguato la Siria per anni, attizzando la guerra civile che ha causato la morte di mezzo milione di persone e devastato gran parte del paese, gli Stati Uniti, con il sostegno degli imperialisti britannici e francesi, hanno lanciato più di 100 missili contro le installazioni del governo siriano nella notte del 14 aprile. Tra gli obiettivi figurava un centro di ricerca scientifica a Damasco, una delle poche città siriane che conserva ancora una parvenza di normalità. Il pretesto per gli attacchi è stato una presunta aggressione con armi chimiche da parte del regime di Bashar al-Assad, lo scorso 7 aprile a Douma. Gli imperialisti affermano che i militari siriani hanno ucciso decine di persone e ne hanno ferite centinaia con cloro o gas sarin (o una combinazione di entrambi). Il governo siriano e la Russia, suo principale alleato, respingono l’accusa.
Mentre gli imperialisti hanno evitato (finora) di colpire direttamente obiettivi militari russi, gli attacchi missilistici rappresentano un atto di pura e semplice aggressione volta ad affermare il potere di Washington nel Medio Oriente, colpendo in particolare Mosca. Ed è stato il Partito democratico a guidare la folle campagna anti russa negli Stati Uniti.
A seguito del presunto attacco con armi chimiche, il leader democratico della Camera, Nancy Pelosi, ha dichiarato che il presidente russo Vladimir Putin “deve essere ritenuto responsabile”. In un editoriale del 10 aprile, il New York Times si è lamentato di come una dichiarazione di Trump che affermava di voler ritirare le truppe statunitensi dalla Siria, abbia rafforzato “il comportamento riprovevole della Russia”. Le sbruffonate dei democratici e del Times, che invocano una “strategia coerente” per la Siria ha lo scopo di spingere l’amministrazione Trump, esposta a continui scandali, ad assumere una postura più aggressiva contro la Russia di Putin, una potenza regionale dotata di armi nucleari. In effetti, la Casa Bianca ha recentemente espulso 60 diplomatici russi e ha imposto sanzioni a sette soci di Putin, a una decina di loro società e a diciassette funzionari russi.
Nel frattempo, gli Stati Uniti si stanno anche preparando a imporre nuove severe sanzioni all’Iran, altro alleato chiave del regime di Assad. John Bolton, il falco diventato recentemente consigliere per la sicurezza nazionale, ha chiesto di bombardare l’Iran e ha dichiarato che gli Stati Uniti provocheranno un “cambiamento di regime” prima del quarantesimo anniversario della Repubblica Islamica, il prossimo febbraio. Da parte sua l’esercito israeliano, dopo aver lanciato oltre 100 attacchi aerei dal 2012, ha intensificato gli attacchi in Siria, prendendo di mira anche le basi iraniane nel paese.
Quando si tratta di uccidere i civili, gli imperialisti statunitensi non sono secondi a nessuno. Secondo il sito web Airwars, la coalizione guidata dagli Stati Uniti ha massacrato quasi diecimila civili in Siria e Iraq dal 2014, effettuando 30 mila attacchi aerei. A partire dalla guerra del Golfo del 1991, passando per le sanzioni imposte dall’Onu per finire con l’invasione del 2003 e con le sue conseguenze, gli Stati Uniti e i loro alleati “democratici” sono responsabili del massacro di quasi due milioni di vite solo in Iraq.
Per quanto riguarda le armi chimiche, ci vuole una bella faccia tosta da parte degli Stati Uniti per piangere per il loro presunto impiego. Il Napalm è stato sganciato sulle masse della Corea e del Vietnam, durante le guerre controrivoluzionarie dell’imperialismo americano, e milioni di persone sono state esposte all’agente Orange. Più recentemente, gli Stati Uniti hanno utilizzato fosforo bianco in Iraq durante gli attacchi su Falluja nel 2004 e su Mosul nel 2016. Hanno anche ammesso di aver utilizzato uranio impoverito in Siria nel 2015 nella guerra contro lo Stato islamico. Naturalmente non si sentono urla di indignazione da parte dei politici e dei media americani quando gli alleati degli Stati Uniti come Israele e l’Arabia Saudita impiegano queste armi contro la popolazione indifesa a Gaza o nello Yemen.
In quanto marxisti, non ci schieriamo con nessuna delle parti coinvolte nella guerra civile siriana, che è una guerra comunitaria reazionaria. Ma ci schieriamo contro gli Stati Uniti e contro gli altri paesi imperialisti. É nell’interesse vitale del proletariato internazionale, non da ultimo quello statunitense, opporsi ai saccheggi dell’imperialismo americano e chiedere: Fuori subito tutte le forze imperialiste dalla Siria e dal Medio Oriente! Ci opponiamo anche alle potenze regionali che sono state coinvolte nel conflitto siriano, tra cui Russia, Iran, Israele e Turchia, e esigiamo che anch’esse se ne vadano.
Sabato scorso, Nikki Haley, il segretario degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, ha ventilato la minaccia che i militari statunitensi sono “pronti e carichi” per ulteriori attacchi. In caso di guerra contro il regime di Assad, i marxisti darebbero sostegno militare alle forze di Assad, pur mantenendo la nostra opposizione politica al suo brutale governo capitalista.
Il governo italiano ha autorizzato l’uso delle basi militari Usa e Nato in Italia per dare un sostegno “logistico” ai bombardamenti, pur mantenendo una posizione defilata per non compromettere i suoi interessi economici in Russia e in Iran. L’imperialismo italiano persegue i suoi piani di dominio e di sfruttamento economico nell’Europa orientale, nel Nordafrica e in Asia, sia per conto proprio che come partner di minoranza dell’alleanza imperialista dell’Unione Europea. Truppe speciali italiane sono stazionate da anni in Afghanistan, in Libano e in Iraq, dove addestrano i loro alleati peshmerga. L’Italia ha anche contingenti in Libia e in Niger, con cui cerca sia di riaffermare il suo controllo sulla Libia, sia di ricacciare nel deserto gli immigrati disperati che tentano di raggiungere le coste europee. La classe operaia deve opporsi alle avventure e manovre dei “suoi” padroni imperialisti: fuori le truppe italiane da Africa e Medio Oriente! Abbasso l’Unione Europea! Abbasso la Nato!
Inganni imperialisti
Non sappiamo cosa sia successo a Douma il 7 aprile, anche se c’è ogni motivo per sospettare che il racconto degli imperialisti sia una fake news. In un articolo del 16 aprile sull’Independent di Londra, Robert Fisk, uno dei pochi giornalisti occidentali presenti a Douma, ha citato un medico del posto che gli ha riferito che il video degli abitanti in preda al panico era “autentico, ma quello che mostra sono persone che soffrono di ipossia [mancanza di ossigeno dovuta al soffocamento tra le macerie], non di avvelenamento da gas”.
Gli imperialisti statunitensi hanno una lunga tradizione nel fabbricare prove per giustificare la guerra: dalle menzogne sull’affondamento della corazzata USS Maine, che aprì la strada alla guerra ispano-americana del 1898, all’incidente del Golfo del Tonkino del 1964, usato come pretesto per l’escalation dell’intervento statunitense in Vietnam; alle accuse che Saddam Hussein possedesse “armi di distruzione di massa” e che fosse complice degli attacchi dell’11 settembre, che servì a suonare i tamburi di guerra contro l’Iraq.
Il presunto attacco con armi chimiche a Khan Sheikhoun, l’anno scorso, per cui fu accusato il governo siriano, ebbe luogo pochi giorni dopo l’annuncio da parte di Trump che la sua amministrazione avrebbe accettato che Assad rimanesse al potere. Ne seguì il bombardamento di una base aerea siriana da parte degli Stati Uniti. L’attacco di quest’anno si è verificato poco dopo la dichiarazione di Trump di voler ritirare le forze americane dalla Siria e tagliare i finanziamenti ai ribelli dell’opposizione. In entrambi i casi la principale fonte di informazione sui presunti attacchi chimici era costituita dai “Caschi bianchi”. I media presentano quest’organizzazione come composta da volontari imparziali dediti ai soccorsi. In realtà, questo gruppo è stato creato e finanziato, tra gli altri, da Stati Uniti e Gran Bretagna, ed è alleato con i ribelli islamici (vedi “Caschi bianchi siriani: strumenti dell’imperialismo degli Stati Uniti”, Workers Vanguard n. 1103, 13 gennaio 2017).
Come dimostrato dal giornalista investigativo Seymour Hersh, vincitore del premio Pulitzer, le storie degli imperialisti sull’attacco a Khan Sheikhoun sono molto dubbie. Dopo il rifiuto di pubblicarlo da parte del New Yorker e della London Review of Books (che pure l’aveva commissionato), il rapporto di Hersh che rivela che i servizi segreti statunitensi sapevano che il sito di Khan Sheikhoun era stato colpito da una bomba convenzionale, è stato pubblicato dal quotidiano tedesco Die Welt (25 giugno 2017). La Russia aveva avvertito gli Stati Uniti in anticipo dell’attacco, che ha preso di mira una riunione di jihadisti di alto livello. Secondo le fonti di Hersh, la bomba convenzionale innescò esplosioni secondarie nei depositi di armi dell’edificio che avrebbero potuto generare una nube tossica. Anche il segretario alla Difesa James Mattis ha riconosciuto questo febbraio che non c’era “nessuna prova” che Assad avesse usato gas sarin a Khan Sheikhoun.
La lotta contro il militarismo e la guerra imperialista dev’essere collegata a un programma per il rovesciamento dell’ordine imperialista mondiale da parte della classe operaia. La stessa classe dominante che fa piovere bombe sulle masse del Medio Oriente fa anche la guerra di classe ai lavoratori nel proprio paese. Gli Stati Uniti fingono sdegno per Assad che uccide il “suo popolo”, ma ricordatevi che i poliziotti negli Stati Uniti uccidono oltre mille persone all’anno, molte delle quali nere e latine. Come abbiamo scritto dopo gli attacchi missilistici dell’anno scorso contro le forze siriane (“Difendere la Corea del Nord! Stati Uniti fuori dalla Siria!”, Wv n. 1110, 21 aprile 2017):
“Ciò di cui abbiamo disperatamente bisogno è di lotta di classe contro i governanti capitalisti, sia per difendere gli interessi dei lavoratori e degli oppressi nel nostro paese, sia per contrastare l’imperialismo americano all’estero. La Spartacist League e i nostri compagni della Lega comunista internazionale si battono per conquistare gli strati più coscienti della classe operaia alla comprensione che ciò che è necessario per porre fine allo sfruttamento, all’oppressione razziale e alla strage imperialista è il ribaltamento dell’ordine capitalista negli Stati Uniti e a livello internazionale attraverso la rivoluzione socialista”.
[Adattato da Workers Vanguard n.1132, 20 aprile 2018]