Spartaco n. 83

Aprile 2019

 

Libertà per Cesare Battisti!

Abbasso la caccia alle streghe anticomunista!

Il 12 gennaio, il governo populista borghese boliviano, capeggiato da Evo Morales (un idolo della sinistra riformista), di concerto con il governo di estrema destra brasiliano di Jair Bolsonaro, ha arrestato ed estradato Cesare Battisti, che ora si trova rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Oristano, condannato a due ergastoli col rischio di vedersi imposto l’infame regime di isolamento totale sotto l’Articolo 41bis. Con l’arresto di Battisti, la borghesia italiana ha consumato una vendetta che meditava da anni, da quando nel 1981 Battisti riuscì ad evadere di prigione e a fuggire all’estero, dove ha vissuto in esilio come rifugiato politico, in Francia, Messico e Brasile.

In passato, l’estradizione di Battisti in Italia era stata impedita da un vasto movimento di sostegno nei circoli liberali e riformisti, compreso il governo di Inacio Lula da Silva in Brasile, che riconoscevano come la caccia alle streghe anticomunista condotta in Italia negli anni Settanta ed Ottanta, fosse stata portata avanti ben al di fuori della stessa legalità borghese, con un vasto uso della tortura, delle infiltrazioni e del “pentitismo”. Questa situazione è stata rovesciata dall’ascesa al governo in Brasile di Jair Bolsonaro, ammiratore della sanguinaria dittatura militare che governò il Paese tra il 1964 e il 1985. Bolsonaro ha detto che l’unico errore della dittatura era stato quello di aver “torturato ma non ucciso abbastanza” militanti di sinistra, aggiungendo che questi “fuorilegge rossi verranno banditi dalla nostra patria”.

La condanna di Battisti è stata basata su di una montatura, senza alcuna prova ma fondandosi sulle confessioni estorte (con ricatti e violenze) al pentito Pietro Mutti, un dirigente dei Proletari armati per il comunismo (Pac), cui apparteneva anche Battisti, che in cambio ha ottenuto enormi sconti di pena grazie alle leggi sui “pentiti”, che offrivano garanzie a coloro che per salvarsi denunciavano i propri compagni (spesso inventando quello che la polizia voleva sentirsi dire). Battisti è stato processato in contumacia senza nemmeno potersi difendere. Un libro pubblicato nel 2004 dalla storica e scrittrice francese Fred Vargas, La Vérité sur Cesare Battisti, ha demolito sistematicamente, con vaste evidenze documentarie, tutte le menzogne sparse dalla stampa capitalista su Cesare Battisti e ha dimostrato cosa fossero realmente le “leggi speciali” usate contro la sinistra italiana negli anni Settanta e Ottanta.

La Ltd’I difende Cesare Battisti contro la persecuzione della borghesia e ne rivendica l’immediata liberazione in quanto vittima di una caccia alle streghe anticomunista.

In Italia, l’arresto di Battisti è stato festeggiato da tutti i partiti borghesi, di destra e di sinistra. Il ministro degli interni Matteo Salvini ha blaterato: “Questo assassino non deve uscire di galera perché quando toglieva la vita agli innocenti non si è posto il fatto che l'ergastolo fosse umano e disumano”. Il nuovo capo del Pd, Nicola Zingaretti, gli ha fatto eco esultando: "il mio cuore dice 'meno male'. 'Per fortuna'. 'Finalmente'. Era un criminale arrogante che ha fatto di tutto per sfuggire alle sue responsabilità”. Entrambi i partiti hanno colto l’occasione per rilanciare una offensiva contro le poche decine di militanti di sinistra che continuano a vivere in esilio all’estero (molti dei quali in Francia).

L’accusa di aver “ucciso degli innocenti” suona ipocrita nella bocca dei capi di due partiti che sono responsabili della morte in mare di migliaia di immigrati grazie alle loro politiche razziste (per non parlare del fatto che entrambi hanno gestito governi imperialisti le cui politiche hanno provocato morte e sofferenze per milioni di persone attraverso lo sfruttamento economico e le avventure militari). Salvini ha ordinato personalmente di prendere in ostaggio i profughi salvati in mare per far pressione sugli altri Paesi dell’Ue affinché se ne facessero carico.

Battisti è uno delle migliaia di militanti di sinistra che furono perseguitati nell’enorme caccia alle streghe “antiterrorista” scatenata alla fine degli anni Settanta dallo Stato capitalista, con il fervido appoggio del riformista Partito comunista italiano, sotto l’egida del suo “compromesso storico” con la Democrazia cristiana. La caccia alle streghe contro la sinistra fu preceduta e accompagnata da una violenta repressione statale e da un’ondata di attentati terroristici perpetrati dalle organizzazioni fasciste con il sostegno sottobanco dell’apparato statale (compreso l’attentato contro una manifestazione sindacale a Brescia nel 1974 o la bomba alla stazione di Bologna, città simbolo del Pci, nel 1980). Tra il 1969 e il 1980 i fascisti ammazzarono centinaia di persone, tra cui molti militanti di sinistra. Altre decine furono uccisi dalla polizia, che utilizzava ampiamente i pestaggi e la tortura.

Lo scopo di questa cosiddetta strategia della tensione fu quello di cercare di soffocare il periodo di dure lotte di classe inaugurato dagli enormi scioperi operai dell’“autunno caldo” del 1969. Le Brigate rosse, che adottarono la strategia anti-marxista del terrorismo individuale contro agenti diretti e simboli dello Stato capitalista, insieme a molti altri gruppi di sinistra, furono vittime di una dura repressione: alla fine, più di 40 mila persone furono denunciate, 15 mila arrestate e 4 mila condannate a migliaia di anni di carcere.

Battisti, militante dei Proletari armati per il comunismo, una piccola organizzazione terrorista di sinistra, venne condannato a due ergastoli per l’uccisione di un agente di polizia penitenziaria di Udine e di un funzionario della Digos, la polizia politica. Fu inoltre condannato a vari anni di prigione per un reato d’opinione (il concorso morale nell’uccisione di un gioielliere famoso per aver freddato un rapinatore in un ristorante) e per il concorso materiale nell’uccisione di un macellaio, un fascista del Movimento sociale italiano, che uccise un rapinatore nel suo negozio.

La tardiva “confessione” di Battisti, estorta dopo un interrogatorio di nove ore sotto la minaccia dell’imposizione del tristemente famoso Articolo 41 bis, non aggiunge nessuna prova concreta, e non cambia in nulla la natura del processo che ha portato alla sua condanna. Come ha dichiarato Fred Vargas dopo la confessione:

“Non conosco le ragioni per cui ha fatto queste dichiarazioni. Non dico che menta, ma io mantengo le mie conclusioni (…) Io non ho affermato la sua innocenza sulla base di una convinzione, ma sulla base di ricerche scientifiche. Per formazione, prima ancora di essere una scrittrice, sono una ricercatrice. E mantengo le mie conclusioni.”

Dopo la “confessione” di Battisti, i media capitalisti sono andati all’attacco contro tutti quelli che in passato lo hanno sostenuto, trattandoli da “fessi” e esigendo le loro scuse. Quello che vogliono in fondo è che si cancelli qualsiasi critica o qualsiasi discussione sulla caccia alle streghe di massa condotta in maniera extra legale dallo Stato italiano contro la sinistra negli anni Settanta e Ottanta.

Noi diciamo: abbasso le “leggi speciali” che hanno contrassegnato il processo a Battisti, svolto in contumacia, senza rappresentanza legale e con ampio ricorso alla tortura e a confessioni fabbricate. Rivendichiamo anche l’abolizione dell’Articolo 41 bis, una forma di tortura che, tramite l’isolamento più estremo protratto spesso per decenni, un isolamento in cui ai prigionieri è praticamente vietato dirsi anche solo “Buongiorno”, cerca di farne dei delatori. Tra le 730 persone che in Italia sono recluse a regime di Articolo 41 bis ci sono molti dei circa 50 prigionieri politici che ancora marciscono nelle galere italiane. Un caso emblematico di cosa significhi questo regime è stato quello di Diana Blefari Melazzi, arrestata nel 2003 per appartenenza alle “Nuove brigate rosse” e detenuta in regime di Art. 41 bis nonostante fosse gravemente malata e con tendenze suicide. In una drammatica lettera scritta pochi mesi prima di impiccarsi nella sua cella di Rebibbia il 31 ottobre 2009, Diana Blefari scrisse:

“Devi dire a tutti che io mi sono pentita, che tutto quello che vogliono io lo faccio. Se vogliono che mi cucia la bocca, me la cucio. Se vogliono che parlo, dico tutto quello che mi dicono di dire, ma io non posso più stare così. Io non so proprio cosa fare, io chiedo perdono a tutti, ma basta per pietà. Basta, basta, basta!!! Io voglio uscire. Devo uscire. Giuro che esco e mi ammazzo e vi libero della mia presenza, ma io di questa tortura non ne posso più.”

La nostra difesa dei terroristi di sinistra dalla repressione dello Stato borghese, si è sempre basata su principi di classe. Come abbiamo scritto nel 1981, nel pieno dell’isteria antiterrorista della borghesia:

“I trotskisti rigettano categoricamente il terrorismo come metodologia politica sistematica. Come disse Trotsky i terroristi sono burocrati a rovescio. I terroristi di sinistra, comunque, credono di agire per rovesciare il capitalismo e i rivoluzionari devono difenderli contro la persecuzione da parte dello Stato borghese per i loro attacchi contro obiettivi simbolici o contro gli agenti diretti del sistema capitalista e devono fare appello alla liberazione immediata di quei militanti incarcerati come un risultato di tale persecuzione. Al tempo stesso i trotskisti non possono difendere quei terroristi di sinistra responsabili di attacchi terroristi indiscriminati contro la popolazione civile o di attacchi terroristi contro altre organizzazioni di sinistra, così come noi condanniamo la violenza in seno al movimento operaio.” (“Dichiarazione di fusione Ltd’ITsi”, Spartaco n.3, febbraio 1981)

Alcuni gruppi riformisti, come il Partito comunista dei lavoratori, hanno pubblicato dichiarazioni in cui dicevano che “Per fatti di quaranta anni fa, la soluzione logica dovrebbe essere l’amnistia per Cesare Battisti”. Il Pcl ha accuratamente evitato di prendere una chiara posizione di classe in difesa di Battisti, per non spingersi oltre quello che la borghesia ritiene accettabile. Si è limitato a sussurrare che l’arresto di Battisti non li induceva a “Nessun elemento di enfasi, di gioia o di solidarietà verso un governo reazionario come quello di Salvini e Di Maio”. Il Pcl è così imbevuto dalla “morte del comunismo” che è disposto ad accettare che un intero capitolo di lotte della sinistra venga chiuso e destinato all’oblio.

Perseguitando una vecchia generazione di militanti di sinistra, lo Stato in realtà intende prendere di mira tutte le forme attuali di resistenza e di lotta del movimento operaio e degli oppressi: gli scioperi, i picchetti e qualunque azione proletaria che consideri pericolosa o dannosa. Le forze di repressione che perseguitano Battisti, sono le stesse che applicano le misure del Decreto Salvini agli scioperanti dell’Italpizza di Modena, o che hanno arrestato e poi processato dirigenti sindacali come Aldo Milani del Si Cobas. Lottare per la liberazione di Cesare Battisti e di tutti i prigioneri politici di sinistra è nell’interesse del movimento operaio organizzato.