Le elezioni del 25 settembre cadono nel pieno di una crisi mondiale. La pandemia del Covid ha dimostrato la bancarotta del sistema capitalista e la sua incapacità, persino nei Paesi più avanzati, di soddisfare i bisogni dei lavoratori in materia di salute e assistenza sociale. Per due anni i lockdown e le altre misure di salute pubblica reazionarie, appoggiate dai dirigenti traditori dei sindacati e dei partiti riformisti di sinistra, hanno devastato le condizioni di vita del proletariato e della popolazione più povera. L’invasione dell’Ucraina, provocata dall’accerchiamento della Russia capitalista da parte degli imperialisti americani ed europei, dimostra l’urgenza di rovesciare gli imperialisti di tutto il mondo come unica via per stabilire una pace durevole. Questi eventi cruciali hanno provocato un’inflazione mai vista dagli anni Ottanta e la disarticolazione di molte filiere produttive a scala globale. Le minacce della crisi economica, della miseria e di una guerra combattuta con armi nucleari incombono su miliardi di persone.

L’aumento dei prezzi è un attacco durissimo alle condizioni di lavoro e di vita della classe operaia, alla parte più povera della piccola borghesia e ai milioni di anziani e di disoccupati che il capitalismo considera un peso morto. Quest’inverno molti dovranno scegliere se scaldarsi o mangiare. Il taglio dei consumi energetici che il governo vuole imporre significherà chiusure aziendali, cassa integrazione, scuole e ospedali al freddo e sofferenze per i lavoratori.

Il governo dà la colpa al “ricatto di Putin” e finge di voler aiutare la popolazione a sopravvivere alle difficoltà. Sono menzogne. L’obiettivo del governo è di schierare la popolazione a sostegno dei piani dell’imperialismo italiano e dei suoi alleati della Ue e della Nato: strozzare la Russia, fare dell’Ucraina una neo-colonia dei monopoli industriali e finanziari europei e americani. La guerra in Ucraina è una guerra tra bande di ladri capitalisti: quelli russi vogliono mantenere l’Ucraina nella loro sfera d’influenza, quelli ucraini sottometterla agli imperialisti di Unione europea e Nato. Il governo italiano vuole far pagare il prezzo della sua politica agli operai, ingrassando i monopoli energetici e industriali e impedendo in tutti i modi che scoppino scioperi e lotte operaie per adeguare i salari ai prezzi. Tutti i partiti che si candidano alle elezioni rappresentano la classe capitalista e porteranno avanti questo programma. Le promesse elettorali di combattere l’aumento dei prezzi con qualche elemosina, con l’introduzione di un “salario minimo” farsa e di aggiustamenti fiscali, servono a tenere buoni il proletariato e gli oppressi.

Facciamo appello a non votare nessuno dei partiti che si candidano alle elezioni. Gli operai che vogliono contrastare la guerra e la sua scia di inflazione e di miseria; i giovani che vogliono sfuggire a un futuro fatto di lavori di merda o disoccupazione; quelli che vogliono combattere l’oppressione delle donne nella famiglia e degli immigrati nella società italiana, devono rompere con la politica del Partito democratico (Pd) e della “sinistra” riformista. Una politica che insegna agli operai a fidarsi degli sfruttatori capitalisti che si presentano come “progressisti” ma che sono responsabili delle sofferenze del proletariato e degli oppressi. Bisogna lottare attivamente contro questi partiti e costruire un partito rivoluzionario disposto a guidare la classe operaia al potere con una rivoluzione socialista.

Serve urgentemente una risposta di lotta di classe per difendere le condizioni di vita e di lavoro del proletariato e delle masse povere. Bisogna lottare contro il carovita e i licenziamenti e contro l’imperialismo italiano, l’Ue e la Nato che sono i responsabili immediati delle sofferenze del proletariato. L’unico modo per difendere gli interessi della classe operaia in questa crisi storica è la rottura con le direzioni traditrici dei sindacati e dei partiti riformisti che non muovono un dito contro la guerra e il carovita, ma invece si impegnano a fondo per promuovere tra gli operai la spinta contro la Russia, chiedendo sacrifici per vincere la “battaglia del gas”. Gli operai non possono lasciare il loro destino nelle mani dei traditori del tipo dei Landini, che hanno giurato ripetutamente fedeltà al governo Draghi, e neppure dei capi dei sindacati “di base” (tipo Usb) che appoggiano coalizioni “alternative” con rappresentanti della borghesia come de Magistris e Unione popolare (Up). Serve una direzione dei sindacati che conduca le lotte quotidiane necessarie a migliorare le condizioni di vita e di lavoro come parte di una strategia volta a portare la classe operaia al potere.

I bisogni essenziali degli operai (lavoro, casa, salari decenti, scuola, sanità, eguaglianza razziale e liberazione delle donne dall’oppressione famigliare) sono incompatibili con il potere dei capitalisti. Si scontrano coi loro profitti e possono essere soddisfatti solo con la creazione di un governo operaio. Con governo operaio non intendiamo una coalizione parlamentare degli agenti “di sinistra” del capitale. Il potere reale non sta nella stalla del parlamento, ma nelle banche, nelle grandi aziende, nell’esercito e nella polizia. Vogliamo un governo della classe operaia, formato da comitati di fabbrica e di azienda e da altri organismi di potere proletario, che espropri la borghesia e spezzi la resistenza degli sfruttatori, sul modello della Rivoluzione d’Ottobre della Russia del 1917.

Nessun voto al Partito democratico della guerra e della miseria

I principali partiti che si scontrano nelle elezioni, il Pd e Fratelli d’Italia (FdI), i Cinque stelle (M5S) & Co. sono strumenti del capitale finanziario contro gli operai e i poveri. Il Pd è il principale rappresentante politico della borghesia ed è stato lo strumento per imporre miseria alla classe operaia, ai giovani e agli immigrati (Riforma Fornero, Jobs Act, Leggi Minniti, tagli alla spesa sanitaria e scolastica, ecc.) e per proteggere all’estero gli interessi dell’imperialismo italiano (appoggio a Ue e Nato nelle loro guerre in Serbia, Libia e Ucraina). FdI, non avendo fatto parte dei governi di unità nazionale, raccoglie il voto di protesta per le conseguenze della pandemia e della guerra, promettendo la difesa populista e sciovinista “degli italiani”. L’ascesa di FdI è una ripetizione delle vittorie elettorali del M5S e della Lega: partiti che negli ultimi anni si sono presentati come l’opposizione del giorno alle “élite”, per poi esserne gli strumenti una volta al governo.

Molti giovani pensano ugualmente di votare il Pd (o i suoi satelliti di sinistra) non per amore di Letta e Speranza, ma perché sono disgustati o preoccupati dalle forze di destra come la Lega o FdI, che sono oscenamente razziste, antiabortiste e odiano gli omosessuali e le minoranze. Ma davvero qualcuno crede che rimettere il Pd al governo serva a combattere l’oppressione delle donne o degli immigrati? Il sabotaggio del diritto d’aborto negli ospedali, le leggi razziste contro gli immigrati, i rom “caduti” dalla finestra durante una perquisizione della polizia, sono frutto dei governi del Pd e soci. Come è possibile fermare la crescita di forze reazionarie votando il Pd, che con le sue politiche di precarietà, privatizzazioni e disoccupazione ha spinto milioni di persone a vedere una soluzione in Salvini e Meloni? La retorica antirazzista e antifascista di chi chiede di fare argine alla destra appoggiando il Pd e i suoi alleati è solo ipocrisia a sostegno delle banche e degli industriali, degli assassini imperialisti della Ue e della Nato. La via d’uscita non è l’appoggio al “male minore” o agli elementi “più progressisti” della classe dominante, ma la lotta per costruire un partito rivoluzionario che si batta per gli interessi e il potere della classe operaia.

Votare Unione popolare significa tradire i bisogni degli operai

Up è una coalizione elettorale tra dirigenti sindacali filocapitalisti (Usb), partiti riformisti (Rifondazione comunista, Rete dei comunisti) e organizzazioni populiste borghesi (Potere al popolo, demA, ManifestA). A capo della coalizione c’è l’ex magistrato ed ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris, un portavoce consapevole del capitale. I dirigenti dell’Usb offrono la loro base operaia, che è stata protagonista delle mobilitazioni contro il governo Draghi e l’invio di armi in Ucraina, come cavallo da tiro delle ambizioni elettorali e governative di un’ala della classe dominante.

I riformisti dicono che il voto ad Up significa un passo in avanti delle lotte dei lavoratori, un “intralcio” ai piani del governo e che potrebbe portare ad un governo “permeabile alle masse popolari” e pronto a “dare sollievo almeno ai più gravi dei mali di cui soffrono le masse popolari” (posizione dei maoisti dei Carc). I sedicenti marxisti di Sinistra, classe e rivoluzione (Scr) invitano a votare Up come “unica opzione che si colloca nel campo della classe lavoratrice”.

Up non è affatto nel campo della classe lavoratrice. Difende il sistema capitalista, basato sullo sfruttamento e la repressione della classe operaia. Appoggiarla non aiuta a difendere e migliorare le condizioni di vita e di lavoro degli operai, ma a garantire che le cose rimangano come sono.

Per contrastare seriamente la guerra imperialista, l’inflazione, i morti sul lavoro o la disoccupazione, bisogna sfidare alla radice gli interessi della classe capitalista. Questo è impossibile in un blocco politico e con un programma comune con rappresentanti della classe dominante – siano pure degli scarti insignificanti della borghesia come demA o ManifestA. Queste alleanze servono a paralizzare qualsiasi lotta operaia condizionandola al benestare di politicanti capitalisti. Con la loro partecipazione ad Up, i dirigenti dell’Usb, di Rifondazione, della Rete dei comunisti, si offrono alla borghesia come valvola di sfogo del malcontento popolare. Si offrono per incanalare questo malcontento in una direzione che non solo è totalmente impotente, ma che contribuisce a rafforzare le illusioni degli operai verso le istituzioni e i politicanti capitalisti liberali.

Ogni anno tra 1200 e 1500 operai muoiono per colpa delle condizioni di lavoro insicure, dei ritmi insostenibili, dell’assenza di sindacati, della mancanza di formazione. La lotta per la sicurezza sul lavoro deve basarsi sui principi della lotta di classe: i capitalisti hanno interesse ad aumentare i ritmi di lavoro, risparmiare sulla sicurezza e sulla formazione; gli operai hanno interesse a difendere la loro vita e la loro salute. Sono interessi contrapposti. L’unico modo per difendere la vita degli operai è imporre il controllo sindacale su salute e sicurezza, la sindacalizzazione obbligatoria di tutti i lavoratori, l’eliminazione di cooperative, appalti, finte partite IVA. Se un’attività lavorativa è a rischio, i sindacati devono fermarla e imporre condizioni di sicurezza. Cosa fanno i capi dell’Usb? Il contrario: chiedono che la sicurezza operaia sia lasciata in mano ai padroni, con il “Rafforzamento degli ispettorati del lavoro per far rispettare le leggi sulla sicurezza e i diritti dei lavoratori, con l’assunzione di 10.000 ispettori” (Programma elettorale di Up). Come se non si sapesse che gli ispettorati del lavoro non fanno altro che chiudere due occhi e insabbiare i crimini dei capitalisti! Con questa politica gli operai continueranno a morire e i capitalisti a fare profitti sulla loro pelle.

Le proteste contro la guerra e gli scioperi combattivi nella logistica sono stati repressi dallo Stato capitalista che ha messo sotto processo diversi dirigenti di Usb e SI Cobas. La storia di tutte le lotte operaie e l’esperienza recente di Usb e SI Cobas dimostrano che la ragione di esistenza dello Stato capitalista, del suo esercito e polizia, della sua magistratura, è la difesa della borghesia contro il proletariato e gli oppressi. Per difendere gli scioperi e i sindacati, ottenere condizioni di lavoro e salari decenti, gli operai si possono affidare solo ai loro presidi, picchetti e alla loro forza organizzata contro quella di guardie e crumiri che cercano di imporre gli interessi padronali. Sostenere Up aiuta forse a combattere la repressione delle organizzazioni operaie? No, al contrario! Presenta l’ex magistrato de Magistris, paladino della “legalità” padronale, come un vero amico del popolo. Limita le lotte dei lavoratori a quello che è accettabile per gli alleati capitalisti. Per questo, il programma di Up non dice una parola in difesa dei militanti di Usb e SI Cobas, ma al contrario chiede un “aumento degli investimenti per la giustizia, strutture e personale. Più risorse per le forze di polizia e un modello di sicurezza urbana partecipata e democratica”.

Chi si definisce comunista ma si schiera con la borghesia “progressista” di Up e con le sue menzogne umanitarie e democratiche è un traditore del comunismo.

Un programma di lotta di classe contro guerra e inflazione

L’inflazione che divora i salari e la recessione che distruggerà posti di lavoro sono state scatenate dalla gestione borghese della pandemia e dalle manovre imperialiste contro la Russia. Nascono dal fatto che il capitalismo è un sistema in decadenza che condanna i lavoratori alla miseria. C’è una sola via d’uscita progressista dalla crisi: la classe operaia deve spazzar via tutti gli inutili parassiti che la governano e gestire in prima persona il Paese. Col potere nelle loro mani, cancellato il movente dei profitti, gli operai potrebbero rapidamente eliminare la disoccupazione, i prezzi da rapina, la mancanza di alloggi e la deindustrializzazione.

I capitalisti che monopolizzano il settore dell’energia, dei trasporti, dell’agroindustria, stanno spudoratamente derubando le nazioni. Le compagnie petrolifere detengono un completo monopolio verticale che va dalla ricerca degli idrocarburi, alle raffinerie, agli oleodotti e petroliere, fino ai distributori di benzina. Sono sempre state in condizione di sfuggire al controllo di qualsiasi governo, spostando i profitti nei paradisi fiscali, aumentando o diminuendo la produzione per manipolare i prezzi, comprando i politici e falsificando i numeri delle riserve e dei bilanci. Il controllo statale sui monopoli petroliferi è una pia illusione. La classe operaia deve battersi per l’espropriazione, senza indennizzo e sotto controllo operaio, delle compagnie energetiche, dell’agroindustria, dei trasporti e deve imporre l’apertura di tutti i libri contabili di questi ladri. Controllo sindacale sulla distribuzione di gas, energia elettrica e prodotti alimentari al costo di produzione! Abbasso le sanzioni contro la Russia: fate arrivare gas dalla Russia!

Certo, un’industria nazionalizzata amministrata dalla burocrazia dello Stato capitalista non potrebbe andare incontro agli interessi razionali dei lavoratori. L’esempio delle industrie di Stato italiane sta a dimostrarlo: per decenni hanno fatto da stampella del capitale privato, trasferendo i costi delle materie prime dal capitale alla classe operaia e i profitti derivanti dall’industria nelle tasche dei padroni, secondo la logica: privatizzare i profitti, socializzare le perdite. La rivendicazione dell’espropriazione dei monopoli non ha senso se non è legata alla lotta per un governo della classe operaia.

I dirigenti sindacali traditori non muovono un dito per lottare per aumenti salariali generalizzati, ma collaborano con il governo promettendo elemosine (bonus, tagli fiscali e cassa integrazione) per tener buoni gli operai. Quando il governo Draghi è caduto, Landini lo ha implorato di restare “nel pieno delle sue funzioni (…) per avviare riforme strutturali e dare piena realizzazione al Pnrr”! Sono schierati col governo nell’imposizione di sanzioni alla Russia e di sacrifici ai lavoratori: Cgil/Cisl/Uil hanno proposto addirittura di chiudere i centri commerciali nei fine settimana per risparmiare la corrente, a spese degli operai!

L’economia italiana ristagna dagli anni Novanta, da quando la classe dominante ha deciso che i suoi profitti sarebbero stati maggiori smantellando l’industria pesante, privatizzando interi settori economici, strangolando i lavoratori e facendo a pezzi le loro conquiste sociali (pensioni, sanità, scuola). I salari reali sono fermi al 1990. Milioni di giovani sono senza lavoro o vivono con lavori precari sottopagati, mentre lavoratori ormai anziani sono costretti a spaccarsi la schiena fino a 67 anni. Le donne, i giovani e le minoranze sono stati le principali vittime della gestione capitalista della pandemia e sono doppiamente colpiti dalla crisi provocata dall’inflazione. Alla crisi economica e sociale e alla guerra che minacciano il proletariato, va contrapposto un programma di lotta rivoluzionaria:

  • Immediato drastico aumento degli stipendi e riduzione delle ore lavorative: 30 ore pagate 60!

  • Scala mobile dei salari!

  • No ai licenziamenti! No alla cassa integrazione! Divisione di tutto il lavoro disponibile tra tutta la manodopera disponibile!

  • Per un vasto piano di opere pubbliche, sotto controllo operaio! Per l’industrializzazione e la modernizzazione del Sud!

  • Basta cooperative, agenzie interinali, caporali, finte Partite Iva: un’industria - un sindacato – un contratto! Per una campagna di sindacalizzazione di tutti i settori non organizzati! Pieni diritti di cittadinanza per tutti gli immigrati! Per un piano di formazione gestito dai sindacati che consenta a donne e immigrati l’accesso ai lavori qualificati nell’industria!

  • Liberazione delle donne con la rivoluzione socialista! Per scuole gratuite e di qualità e asili nido aperti 24/7! Per una sanità pubblica, di qualità per tutti! Difendere il diritto d’aborto con l’abolizione dell’obiezione di coscienza!

Per un movimento rivoluzionario contro la guerra in Ucraina!

Lo scoppio della guerra in Europa ha messo in primo piano la minaccia di uno scontro globale tra le potenze imperialiste e la Russia. Anni di provocazioni della Nato, compreso il cambiamento di regime a Kiev orchestrato dagli Usa nel 2014, hanno scatenato questa guerra, che costituisce la prima importante reazione all’ordine mondiale dominato dagli Usa a partire dalla caduta dell’Urss. L’imperialismo italiano si è schierato in prima fila nella campagna contro la Russia: il 92 percento dei parlamentari ha votato a favore delle spedizioni di armi all’Ucraina e dell’aumento delle spese militari al 2 percento del Pil. Il governo cerca in ogni modo di addossare al proletariato il costo dei suoi piani di rapina all’estero.

Nella guerra tra Russia e Ucraina, la Lega trotskista d’Italia si batte per il disfattismo rivoluzionario e fa appello agli operai ucraini e russi a fraternizzare e a girare le armi contro i propri sfruttatori capitalisti. La guerra in Ucraina è un conflitto tra due classi capitaliste per decidere quale dev’essere la banda di ladri che deruberà l’Ucraina. Il governo Zelenski non combatte per l’indipendenza dell’Ucraina ma per assoggettarla agli imperialisti dell’Ue e della Nato. La borghesia russa non combatte una guerra legittima di difesa nazionale contro l’imperialismo, ma per riportare l’Ucraina sotto il suo tallone. Gli operai non possono sostenere né una né l’altra banda di ladri. L’unica via d’uscita progressiva dalla guerra in Ucraina è trasformare questa guerra tra due classi capitaliste in una guerra civile in cui gli operai rovescino entrambe le classi capitaliste. L’unico modo per finirla con le guerre e instaurare una pace giusta è la guerra di classe degli operai per disarmare e rovesciare gli sfruttatori capitalisti in tutto il mondo. Una via d’uscita rivoluzionaria dalla guerra in corso è necessaria e possibile.

Rompere con i sostenitori di Ue e Nato nel movimento operaio!

Invece i dirigenti traditori dei sindacati si sono schierati con la Ue e con la Nato contro la “guerra di Putin”, per la sconfitta e il ritiro dell’esercito russo e la vittoria del governo di Zelensky. Al coro si sono uniti anche gruppi che si spacciano per rivoluzionari, che hanno appoggiato gli obiettivi di Ue e Nato chiedendo: “Ritiro immediato e incondizionato delle truppe russe (…) da ogni centimetro di suolo ucraino” e “consegna incondizionata di armi difensive” all’Ucraina (Sinistra anticapitalista); “Appoggio e armi alla resistenza ucraina”, “sconfiggere gli invasori, recuperando tutto il territorio occupato, inclusa la Crimea” (Partito di alternativa comunista).

Il Partito comunista dei lavoratori (Pcl) critica altri gruppi riformisti per essersi “mimetizzati nell’ennesima edizione di una lista civico-progressista dietro la presenza preponderante e totalizzante di de Magistris” e si vanta di essere “l’unico partito comunista di nome e di fatto”. Ma da mesi fa da megafono alle rivendicazioni dell’imperialismo italiano e della Nato, si batte per la “vittoria dell’Ucraina”, appoggia l’invio di armi e attacca coloro che si oppongono come “pacitonti semiputiniani”. Basta tradimenti! I lavoratori devono opporsi alle sanzioni contro la Russia e agli aiuti militari all’Ucraina! Rompere con i sostenitori dell’Ue e della Nato nel movimento operaio!

Il pacifismo disarma gli operai

Il proletariato ha bisogno di un movimento rivoluzionario contro la guerra e l’imperialismo. Per questo i comunisti sono obbligati, come disse l’Internazionale comunista rivoluzionaria di Lenin e Trotsky, “a smascherare non soltanto il socialpatriottismo dichiarato, ma anche la falsità e l’ipocrisia del socialpacifismo; a rammentare sistematicamente ai lavoratori che senza l’abbattimento rivoluzionario del capitalismo nessuna corte internazionale d’arbitrato, nessun accordo per la limitazione degli armamenti, nessuna riorganizzazione ‘democratica’ della Società delle Nazioni, potrà impedire delle nuove guerre imperialistiche.” (Linee guida sulle condizioni di ammissione all’Internazionale comunista, 1920).

L’Usb ha condotto delle azioni contro l’invio di armi all’Ucraina e contro la Nato. I rivoluzionari devono appoggiare, incoraggiare e partecipare attivamente a queste azioni. Ma bisogna sottolineare che sono state condotte con slogan socialpacifisti da dirigenti riformisti. I dirigenti pacifisti dell’Usb non sono un ostacolo minore alla mobilitazione rivoluzionaria del proletariato di quanto non lo siano i leccapiedi dell’imperialismo.

I dirigenti dell’Usb invocano che “si torni alla diplomazia, si rilancino i colloqui di pace, gettando le basi per la soluzione del conflitto”. Ma una pace giusta e duratura non è possibile sotto il capitalismo: le guerre combattute sono inevitabili, sono una continuazione delle guerre di concorrenza economica. Il pacifismo e la propaganda astratta della pace servono a ingannare la classe operaia, a deviarla dall’azione rivoluzionaria contro il capitalismo, a fidarsi dell’umanitarismo della borghesia e dei preti. Alle mobilitazioni contro l’invio di armi in Ucraina e contro la Nato, i dirigenti dell’Usb hanno invitato e osannato i vari de Magistris & Co. Al porto di Genova, i capi dell’Usb rivendicano con orgoglio la loro alleanza con i vescovi e col Papa. E’ impossibile opporsi alla guerra e all’imperialismo alleandosi con la Chiesa cattolica, che è un pilastro del capitalismo e della reazione, che insegna agli oppressi la non violenza e la rassegnazione. La Lega trotskista d’Italia si oppone alla presenza alle mobilitazioni contro la guerra di rappresentanti coscienti del nostro nemico di classe: i vescovi e i de Magistris non devono aver posto nel movimento operaio.

I dirigenti dell’Usb predicano una “politica internazionale di disarmo”. Chiedere agli imperialisti di deporre le armi o di abolire gli eserciti è una pia illusione. Gli imperialisti italiani, come ogni classe dominante, hanno bisogno di un esercito per mantenere il proprio dominio di classe e garantire i propri interessi all’estero. L’appello a lottare per il disarmo è reazionario, perché culla gli operai e gli oppressi nella falsa speranza di una pace durevole sotto il capitalismo. Come spiegò il rivoluzionario russo Leon Trotsky negli anni Trenta, la domanda è: “in quali mani sono le armi? Ogni arma in mano agli imperialisti è un’arma diretta contro la classe operaia, contro le nazioni deboli, contro il socialismo, contro l’umanità. Le armi nelle mani degli operai e delle nazioni oppresse sono i soli strumenti per liberare il nostro pianeta dall’oppressione e dalla guerra” (Dichiarazione al Congresso contro la guerra di Amsterdam, luglio 1932).

I dirigenti di Usb sostengono che la riduzione delle spese militari significherà aumenti dei salari e delle spese sociali. Rivendicare la riduzione delle spese militari non porterà la pace e non darà alla classe operaia quello di cui ha bisogno nei campi dell’istruzione, dell’assistenza sanitaria né nient’altro. Certo, le scuole sono fatiscenti, gli insegnanti precari, i medici e gli infermieri sfruttati e sottopagati. Servirebbero investimenti massicci nella sanità, nell’istruzione, nella manutenzione e nella costruzione di nuove industrie e infrastrutture! Ma questi non verranno dai tentativi riformisti di spostare qualche numero da una colonna all’altra dei bilanci dei capitalisti.

Ridurre le spese militari significa mantenere delle spese militari. Significa proporre un diverso bilancio finanziario dell’imperialismo italiano. Si può impedire la guerra in questo modo? Ovviamente no. Le due guerre mondiali sono scoppiate non a causa del riarmo delle potenze imperialiste, ma per le contraddizioni inconciliabili del sistema capitalista. L’imperialismo non è semplicemente una politica reazionaria di intervento militare che può essere sostituita nel quadro del capitalismo da una politica migliore e più progressista. Né un uomo né un soldo per gli eserciti capitalisti! Abbattere l’imperialismo italiano con la rivoluzione proletaria!

Abbasso l’Unione europea! Abbasso la Nato!

Chiunque voglia combattere contro l’imperialismo deve combinare l’opposizione alla Nato con l’opposizione all’Ue. Al contrario, molti gruppi riformisti si oppongono alla Nato, ma non all’Ue, nei loro slogan principali sulla guerra in Ucraina. Alimentano così l’illusione che il saccheggio economico “pacifico” da parte del capitale finanziario tedesco e italiano nel quadro dell’Ue sia “progressista”, in contrasto con l’alleanza “militarista” della Nato.

Viceversa, la Rete dei comunisti (Rdc) dice di voler “rompere la gabbia dell’Unione europea e scardinare il polo imperialista europeo” per costruire al suo posto un’unione euromediterranea: “un’area economica, monetaria e politica fuori dall’Ue e dalla Nato composta da paesi della zona mediterranea”. L’unione euromediterranea propugnata dalla Rete dei comunisti, non è che un’altra alleanza tra Paesi capitalisti in cui l’imperialismo italiano dominerebbe i Paesi dipendenti dell’Europa meridionale e del Nordafrica. Il contenuto economico dell’unione euromediterranea è lo stesso cui aspirava Mussolini rivendicando il Mediterraneo come “un lago italiano”: la conquista di una sfera d’influenza per il capitale finanziario italiano.

La Lega trotskista d’Italia si oppone all’Ue, alla Nato e a tutte le alleanze imperialiste perché siamo per il rovesciamento rivoluzionario del “nostro” imperialismo e per la rivoluzione mondiale, non perché vogliamo alleanze imperialiste alternative. Come abbiamo scritto in Spartaco n.84 (Abbasso l’Unione europea! No alla partecipazione al suo pseudo-parlamento!):

“I dirigenti traditori della classe operaia diffondono la menzogna della ‘Europa sociale’, la falsa concezione per cui l’Ue può essere uno strumento di progresso sociale per gli operai e per gli oppressi. Il nostro atteggiamento verso l’Ue è di opposizione intransigente: cerchiamo di abbatterla attraverso una lotta internazionalista proletaria. Lottiamo per delle rivoluzioni operaie in tutto il continente”.

L’opposizione della Rdc all’Ue e alla Nato non si basa sull’opposizione all’imperialismo (men che meno a quello italiano). Per questo la Rdc appoggia il programma di Up che rivendica:

  • Opposizione all’invio di armi e alle occupazioni imperialiste, ma solo “se non autorizzate dall’Onu”: una banda di ladri e assassini imperialisti che Up invece vuole sia “rafforzata e sottratta ai veti incrociati delle superpotenze”.

  • L’allargamento ad Est dell’Unione europea, sotto forma di “un’Europa unita nelle sue diversità, dal Portogallo alla Russia, contro ogni nuova guerra fredda”, cioè l’obiettivo di assoggettarsi l’Europa dell’Est che gli imperialisti d’Europa stanno cercando di raggiungere da trent’anni!

  • “Una riforma in senso democratico delle istituzioni di Bruxelles”, cioè la favola per cui l’Ue potrebbe diventare uno strumento del popolo, favola che serve a spingere gli operai ad appoggiare questo strumento di dominio imperialista.

  • “Operare per il superamento della Nato”, in modo da “rendere l’Italia una nazione autonoma e autorevole che difende la pace e i diritti dei popoli”. L’Italia è una potenza imperialista. Le menzogne per cui l’imperialismo potrebbe difendere la pace e i diritti dei popoli servono a spingere gli operai a sostenere i “propri” governanti.

Per quanto parlino di opposizione all’Ue e alla Nato, i riformisti pacifisti sono nei fatti degli strumenti dell’imperialismo. Fuori l’Italia dall’Ue! Abbasso l’Ue e l’euro! Per gli Stati Uniti Sovietici d’Europa, volontariamente uniti!

Serve una direzione rivoluzionaria della classe operaia

La storia degli ultimi anni mostra che serve una rottura politica decisiva con tutte le direzioni traditrici della classe operaia. La pandemia del Covid è stata una catastrofe economica e sociale per i lavoratori. Milioni di persone hanno perso il lavoro. La miseria è aumentata. La borghesia ha risposto al virus rinchiudendo la popolazione in casa per mesi e aumentando ogni aspetto di oppressione sociale, mentre la classe operaia subiva tagli salariali, aumenti dei ritmi di lavoro, licenziamenti. Di fronte all’offensiva della borghesia le direzioni della classe operaia di tutti i Paesi hanno completamente tradito il proletariato, unendosi all’orgia di unità nazionale.

C’era disperato bisogno di lanciare delle lotte per imporre il controllo sindacale su salute e sicurezza, per opporsi all’offensiva dei padroni e affrontare alla radice le cause della crisi, mettendo la classe operaia a dirigere la società. Invece i dirigenti traditori dei sindacati e molti che si travestono da comunisti si sono uniti ai padroni chiedendo lockdown ancor più duri e più lunghi e solidarizzando con il governo nella repressione delle manifestazioni contro il green-pass, che hanno etichettato in blocco come reazionarie e fasciste. Nel gennaio del 2021, il Pcl continuava a invocare “un lockdown totale per realizzare in sicurezza una vaccinazione di massa”. Il messaggio agli operai è stato: rimanete a casa, fidatevi dello Stato e dei suoi ispettori. E lasciatevi fottere.

Adesso trascinano la classe operaia dietro alle manovre imperialiste della Ue e della Nato contro la Russia, facendone ricadere tutti i costi sul proletariato. E’ ora che la classe operaia la faccia finita con questi impostori. Bisogna lottare per costruire una direzione rivoluzionaria. Riforgiare la Quarta Internazionale.