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Spartaco n. 78

Marzo 2015

Parigi: dopo i massacri, la crociata di “unità nazionale”

Francia: abbasso la repressione razzista in nome della “guerra al terrorismo”

Traduciamo di seguito il volantino scritto dai nostri compagni della Ligue trotskyste de France il 17 gennaio 2015, dopo gli attentati che hanno colpito la redazione di Charlie Hebdo e un supermercato kosher di Parigi.


I criminali attentati commessi a Parigi da integralisti islamici contro il giornale satirico Charlie Hebdo e durante un sequestro di ostaggi in un supermercato kosher alla Porta di Vincennes (in cui dei civili sono stati uccisi in un negozio solo perché ebrei), sono azioni orribili che condanniamo categoricamente. Questo non ci impedisce di opporci altrettanto vigorosamente alla cinica campagna di “unità nazionale” fomentata dal governo capitalista per promuovere la sua “guerra contro il terrorismo” e per rafforzare l’apparato poliziesco e militare dell’imperialismo francese.

Noi ci opponiamo al piano repressivo Vigipirate e all’atmosfera di guerra diffusa dall’apparato di propaganda borghese così come alle misure volte a rafforzare l’arsenale della repressione poliziesca e alle avventure militari “antiterrorismo” annunciate o in preparazione. Gli appelli all’“unità” tra le classi sostenuti dai dirigenti traditori delle confederazioni sindacali servono solo a incatenare la classe operaia e gli oppressi ai loro oppressori. Abbasso Vigipirate!

Questa campagna di “unità nazionale” andrà ad alimentare l’atmosfera pogromista contro i musulmani in tutti i paesi e rafforzerà la crescita dei fascisti di Le Pen [capo del Front National] e altri. Nei giorni successivi all’attentato contro Charlie Hebdo, ci sono stati attacchi contro la comunità musulmana in una decina di città della Francia, con spari, bombe incendiarie, profanazioni attraverso graffiti e teste di maiale abbandonate davanti alle moschee. Gli attentati di Parigi colpiscono anche la popolazione musulmana, che già era presa di mira dallo Stato capitalista.

La manifestazione di Parigi dell’11 gennaio, organizzata dal governo del Partito socialista, è stata un’oscena espressione dell’arroganza e dell’ipocrisia degli imperialisti. C’erano molti capi di Stato capitalisti, compresi alcuni tra i criminali più brutali e barbari del mondo contemporaneo, da Merkel a Cameron a Netanyahu, il primo ministro israeliano. E in mezzo a tutti c’era Hollande, che qui conduce una politica brutale di austerità e di attacchi contro la classe operaia ed espelle migliaia di rom e di altri immigrati. La storia dell’imperialismo francese, guidato oggi da Hollande, è fatta da oltre un secolo di oppressione e massacri di milioni di vittime coloniali. Oggi, porta avanti interventi omicidi in Iraq, in Libia, in Centrafrica e in Mali.

I numerosi interventi militari della Francia e delle altre potenze imperialiste, con la loro scia di distruzioni e massacri, hanno giocato un ruolo diretto nell’ascesa degli islamisti in Medio Oriente e anche in Francia. Dal Maghreb al Levante, la borghesia francese e tutti i suoi governi perseguono oggi, insieme alle altre potenze imperialiste come Stati Uniti e Gran Bretagna, una politica che risale all’epoca coloniale: saccheggiano le risorse naturali e ritardano lo sviluppo economico delle loro vecchie colonie. Hanno trasformato intere regioni in cumuli di macerie e fomentato letali divisioni etniche e religiose.

L’Assemblea nazionale ha appena deciso con voto quasi unanime di prolungare l’impegno militare della Francia in Iraq contro l’Isis (Stato islamico dell’Irak e della Siria). Gli imperialisti non si sono mai fatti scrupolo di appoggiare queste forze reazionarie quando ritenevano che questo servisse ai loro sordidi interessi e i francesi in particolare hanno appoggiato per tre anni la “rivoluzione siriana”, anche se i reazionari jihadisti ne erano una componente sempre più importante. Adesso si rivoltano cinicamente contro il mostro che essi stessi hanno contribuito a creare.

Sono gli imperialisti responsabili del caos sanguinoso in cui sprofonda oggi quella regione. Sono loro i peggiori nemici dell’umanità e ogni colpo rivolto contro le forze imperialiste e i loro ausiliari, anche quando è sferrato da forze ripugnanti come l’Isis, va dunque a vantaggio della classe operaia internazionale: i marxisti si schierano militarmente dal lato dell’Isis contro l’imperialismo, senza dare il benché minimo appoggio politico a questi reazionari, di cui siamo nemici inconciliabili. Abbasso l’intervento imperialista americano e francese in Iraq! Truppe francesi fuori dal Medio Oriente e dall’Africa!

I dirigenti capitalisti approfittano dell'atrocità commessa a Vincennes per ergersi a paladini degli ebrei. Che ipocriti! La sordida storia della borghesia francese nei confronti degli ebrei è ben rappresentata dall’Affare Dreyfus e dalla deportazione di più di settantacinque mila ebrei, tra uomini, donne, vecchi e bambini, nei campi di sterminio nazisti.

Dopo l’uccisione di tre bambini ebrei e del loro insegnante da parte di Mohamed Merah nel 2012, vi è un numero crescente di ebrei che lascia la Francia. La borghesia ha approfittato dell'attacco per dipingere tutti gli abitanti delle banlieue come dei ripugnanti fanatici antiebrei, appoggiando allo stesso tempo le azioni terroriste dello Stato sionista contro i palestinesi. I predicatori fondamentalisti e la feccia fascisteggiante stile Dieudonné e Soral sfruttano e alimentano tutto questo nel tentativo di aumentare nelle banlieue i pregiudizi contro gli ebrei e di mettere tutti gli ebrei sullo stesso piano dei dirigenti sionisti assassini.

La Francia è il paese d’Europa con le popolazioni ebrea e musulmana più numerose. La borghesia francese usa la tattica del divide et impera per trarre vantaggio dal conflitto tra ebrei e arabi in Medio Oriente e per seminare divisioni tra le varie componenti della classe operaia francese: i cosiddetti francesi “veri”, gli ebrei e i lavoratori di origine maghrebina o africana. Il movimento operaio deve difendere gli ebrei, i musulmani, gli omosessuali, le donne e tutti gli oppressi dagli attacchi dei reazionari e dei fascisti e dall’offensiva del governo capitalista.

Alla manifestazione di Parigi c’era un mare di cartelli che dicevano “je suis Charlie”. L’attentato a Charlie Hebdo è stato un ignobile atto criminale. Ma noi non siamo “Charlie”. Dopo l’11 settembre 2001, Charlie Hebdo si è ritagliato una nicchia nella stampa borghese islamofobica. Nel contesto di crescenti campagne razziste contro la popolazione di origine nordafricana e africana e mascherandosi dietro alla lotta contro l’integralismo islamico, Charlie Hebdo ha pubblicato regolarmente vignette e articoli antimusulmani. Il numero pubblicato il giorno degli omicidi pubblicizzava in prima pagina l’ultimo delirio razzista e islamofobico dello scrittore Michel Houellebecq.

Nel 2006, Charlie Hebdo ha anche ripubblicato provocatoriamente le caricature razziste danesi, compresa quella in cui il turbante del profeta Maometto nasconde una bomba. Noi abbiamo protestato contro queste caricature che possono servire solo a incoraggiare gli attacchi dello Stato e dei fascisti contro gli oppressi.

Mentre la borghesia francese e il suo governo esaltano la libertà d’espressione per le provocazioni islamofobe, questo stesso diritto è negato a tutti quelli che esprimono un’opinione che non sia in linea con i “valori repubblicani” del governo, anche se lo fanno in una conversazione privata o su Facebook. La legge Cazeneuve dello scorso novembre, infatti, permette persino di mandarli in prigione. Nelle scuole pubbliche, duecento studenti sono stati richiamati per non aver rispettato il minuto di silenzio nazionale l’8 gennaio e per altri incidenti. Una quarantina di casi sono stati segnalati alla polizia. Più di settanta persone finora sono state arrestate per “apologia di atti di terrorismo”, solo per aver espresso un’opinione. Tra queste vi è il demagogo antiebreo Dieudonné. A Lille tre lavoratori pubblici rischiano il licenziamento per non aver osservato il minuto di silenzio. Udienze e processi sono stati accelerati e diverse persone sono già state condannate, una delle quali a quattro anni di prigione. Gli accusati rischiano di vedersi infliggere multe pesanti e fino a cinque anni di prigione per un delitto commesso verbalmente e fino a sette anni per un messaggio su internet. Noi esigiamo il ritiro di tutte queste accuse! Libertà per tutti coloro che sono stati imprigionati!

Sulla scia degli attentati, il primo ministro Valls si sta preparando ad aumentare i poteri della polizia, che sono già stati enormemente accresciuti negli ultimi anni, consentendo tra l’altro di continuare ad appropriarsi (ormai in totale legalità) dei dati su internet. Sono già stati dispiegati 10.500 soldati e più di centomila tra gendarmi e poliziotti. Domenica 11 gennaio moltissimi manifestanti hanno applaudito i poliziotti. Ma i poliziotti sono i guardiani del capitale: il loro ruolo è quello di proteggere l’ordinamento capitalista razzista. Sono dei nemici della classe operaia e degli oppressi: danno la caccia ai giovani di pelle scura, rastrellano i sans-papier, aiutano i padroni a rompere gli scioperi. Sono il nucleo fondamentale dello Stato, che difende la classe capitalista al potere, come ha dimostrato ad esempio l’assassinio di diverse centinaia di operai algerini a Parigi il 17 ottobre 1961.

In Francia l’islam è una religione minoritaria in un paese in cui la borghesia e la sua cultura restano fondamentalmente cattoliche. Come marxisti siamo ferventi sostenitori della separazione della Chiesa cattolica reazionaria dallo Stato. In questo consiste la laicità, parola che nella Francia di oggi si è trasformata in un pretesto per stigmatizzare i musulmani.

La comparsa nelle città francesi di fondamentalisti islamici assassini come Merah, Nemmouche o oggi i fratelli Kouachi e Amedy Coulibaly, è il prodotto diretto della segregazione e dell’alienazione di milioni di persone, considerate cittadini francesi di serie B, vittime di una discriminazione razzista permanente.

L’influenza dell’integralismo islamico nei quartieri periferici si è sviluppata in seguito alla distruzione controrivoluzionaria dello Stato operaio degenerato sovietico nel 1991-1992 e dei tanti tradimenti commessi dalle direzioni scioviniste del movimento operaio da decenni. Nello specifico, i dirigenti traditori del movimento operaio organizzato hanno rifiutato di difendere i giovani dalla pelle scura all’epoca della rivolta delle banlieue nel 2005, in quella che fu una reazione disperata di fronte al crescere del terrore razzista quotidiano e della disoccupazione.

In opposizione alla “unione nazionale” noi marxisti diciamo che solo la classe operaia organizzata, prendendo coscienza del suo ruolo storico di liberatrice delle masse oppresse, potrà porre fine al dominio della classe capitalista e del suo Stato.

La classe operaia non può avanzare nella sua lotta contro lo sfruttamento capitalista se non difendendo con intransigenza gli oppressi e i diritti democratici, opponendosi a tutte le atrocità imperialiste commesse dalla “sua” classe dominante capitalista, qui e all’estero. Il nostro compito consiste nel costruire un partito proletario rivoluzionario basato sulla comprensione marxista che l’intero sistema del capitalismo in putrefazione deve essere rovesciato dalla rivoluzione operaia.

 

Spartaco N. 78

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