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Spartaco n. 84 |
Novembre 2019 |
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Lo Stato spagnolo condanna i dirigenti catalani Liberazione immediata di tutti gli indipendentisti! Indipendenza per la Catalogna! Per una repubblica operaia!
Questo articolo è la traduzione di un supplemento scritto il 19 ottobre dai nostri compagni della Ligue trotskyste de France e pubblicato in francese, spagnolo e catalano. La versione catalana è stata distribuita ad una manifestazione di almeno 350 mila persone il 26 ottobre, contro l’arresto dei dirigenti nazionalisti catalani.
19 ottobre – Il 14 ottobre la collera è esplosa in Catalogna in enormi manifestazioni contro la condanna di diversi politici e militanti catalani a pene detentive che vanno da 9 a 13 anni. Dirigenti dei partiti nazionalisti catalani, come l’ex vice presidente della Generalitat di Catalogna (il governo autonomo) Oriol Junqueras e l’ex presidente del Parlamento Carme Forcadell, sono stati condannati per aver organizzato il referendum sull’indipendenza dell’ottobre del 2017, dopo un processo farsa che ha dato la stura ad un’orgia di sciovinismo castigliano contro i catalani. Le accuse sono scandalose: “sedizione”, “disobbedienza”, “distrazione di fondi”. La Corte suprema non si è limitata a condannare 9 dei 12 accusati, ma ha anche riattivato il mandato d’arresto europeo contro Carles Puigdemont, l’ex presidente della Generalitat che dall’ottobre del 2017 è esule in Belgio. Queste condanne e la persecuzione di politici borghesi catalani di primo piano costituiscono una sinistra minaccia rivolta alle nazioni oppresse catalana, basca e galiziana: “l’unità indissolubile” della prigione dei popoli spagnola non è negoziabile.
Nelle ore successive alla condanna, decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Barcellona e nelle altre città della Catalogna, compresa Perpinyà (Perpignan). Ci sono state manifestazioni di solidarietà anche a Donostia (Paese basco), in Corsica e in Bretagna. Un’enorme manifestazione che puntava a bloccare l’aeroporto di Barcellona è stata brutalmente attaccata da forze congiunte della polizia nazionale spagnola e dei Mossos d’Esquadra, la polizia autonoma catalana. Decine di manifestanti sono stati feriti. Un giovane di 22 anni ha perso un occhio a causa di un proiettile di gomma sparato dalla polizia. Le manifestazioni indipendentiste sono culminate in uno sciopero generale (il quarto in due anni) accompagnato da una manifestazione di più di 500 mila persone a Barcellona il 18 ottobre. Anch’essa è stata attaccata dagli sbirri, che hanno mandato all’ospedale più di 200 persone. La metà dei trasporti pubblici è stata fermata dallo sciopero, che è stato molto efficace nelle università e nel pubblico impiego. In particolare hanno scioperato e manifestato gli operai portuali.
Animata dall’internazionalismo proletario, la Lega comunista internazionale (quartinternazionalista) esige la liberazione immediata di tutti coloro che sono stati arrestati perché appoggiano la giusta causa dell’indipendenza della Catalogna. Liberazione di tutti i prigionieri nazionalisti baschi e catalani detenuti in Spagna e in Francia! Giù le mani da Carles Puigdemont!
Esistono un’unica nazione basca e un’unica nazione catalana, che sono divise tra due Stati capitalisti che le opprimono. Il movimento per l’indipendenza catalana nella parte “spagnola” minaccia anche la “Repubblica una e indivisibile” dell’imperialismo francese. La borghesia francese non è da meno di quella spagnola quanto a ostilità verso l’indipendenza di queste due nazioni. Nell’ottobre del 2017, Macron ha dichiarato che: “In Spagna vige lo Stato di diritto con delle regole costituzionali. Lui [il primo ministro spagnolo] vuole farle rispettare e ha il mio pieno appoggio” (Libération, 14 ottobre). Indipendenza per la Catalogna e Euskal Herria, a Nord e a Sud del confine! Per il diritto all’indipendenza della Galizia!
Il principale artefice della repressione è il Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) guidato da Pedro Sánchez, che oggi è al timone dello Stato spagnolo. Nelle scorse settimane, questi ha proceduto ad arresti preventivi sulla base di assurde accuse di terrorismo. L’Audencia Nacional (organo del ministero della Giustizia) ha accusato di “terrorismo” il gruppo Tsunami democràtic, il cui solo “crimine” consiste nell’aver avuto un ruolo importante nelle ultime grandi manifestazioni. Sánchez ha minacciato di riattivare l’articolo 155 della Costituzione per sopprimere ogni traccia di autonomia catalana, come aveva fatto nel 2017 il suo predecessore Mariano Rajoy, del Partido Popular neofranchista. I socialdemocratici, fedeli fino alla morte alla monarchia spagnola, svolgono da sempre un ruolo centrale nell’attizzare lo sciovinismo anticatalano tra i lavoratori e gli oppressi in tutto lo Stato spagnolo. Abbasso la monarchia!
Anche i dirigenti traditori spagnoli delle confederazioni sindacali Cc.Oo. e Ugt giocano un ruolo decisivo nella diffusione dello sciovinismo castigliano. Hanno rifiutato di appoggiare lo sciopero generale in Catalogna!
Per l’indipendenza politica del movimento operaio!
I politicanti borghesi catalani nutrono totale fiducia nell’Unione Europea, ma i lavoratori non devono farsi nessuna illusione sul fatto che questa possa venire in aiuto della Catalogna contro la repressione dello Stato spagnolo. L’Ue non è uno Stato sovranazionale, ma un cartello di banchieri e padroni, dominato dall’imperialismo tedesco (con quello francese in seconda fila). La sua ragion d’essere consiste nel massimizzare i profitti dei capitalisti, spingendo al massimo lo sfruttamento dei lavoratori di tutta Europa. Per gli imperialisti, serve a calpestare la sovranità nazionale dei Paesi membri più deboli. L’Ue è per sua natura ostile alle lotte per l’emancipazione delle nazioni oppresse. In risposta alla condanna dei dirigenti catalani, la Commissione europea ha dichiarato di rispettare appieno l’ordinamento costituzionale spagnolo, “comprese le decisioni della magistratura spagnola” (euobserver.com, 15 ottobre). Abbasso l’Ue! Per gli Stati uniti socialisti d’Europa, uniti su base volontaria!
La Catalogna non possiede nessuna delle prerogative proprie di uno Stato, essenzialmente di forze armate per poter opporsi allo Stato spagnolo. Non si può affidare la causa dell’indipendenza catalana alla borghesia catalana, che implora il “dialogo” col governo spagnolo. I governi catalani che si sono succeduti, sia quello guidato dal partito borghese di destra PDeCAT (Partito democratico europeo catalano), sia quello che lo ha preceduto del CiU, operano di concerto con Madrid e all’occasione in collusione con l’Esquerra republicana (sinistra repubblicana) e con la Cup (Candidatura d’unità popolare), per mettere in atto l’austerità antioperaia e per attaccare violentemente i sindacati, anche con l’invio dei mossos contro gli operai in sciopero e i militanti indipendentisti.
Noi lottiamo perché la battaglia per la liberazione nazionale divenga una forza motrice della rivoluzione proletaria. Mobilitando il suo enorme potere sociale alla testa di tutti gli oppressi, la classe operaia può far sì che l’indipendenza divenga realtà. Bisogna lottare per far capire ai lavoratori di tutta la Spagna e di tutta la Francia che la lotta per l’indipendenza catalana e per l’indipendenza basca è cruciale per la loro stessa liberazione dalla schiavitù salariata sotto il capitalismo. Questa battaglia va condotta contro l’attuale direzione venduta della classe operaia, nel contesto della lotta per forgiare dei partiti leninisti-trotskisti, sezioni di una Quarta internazionale riforgiata, strumenti indispensabili per condurre al potere la classe operaia.
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