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Spartaco n. 69

Gennaio 2008

Respingere la campagna razzista del governo di Rifondazione/Partito democratico & co. contro rom, rumeni e immigrati!

Abbasso il “Pacchetto sicurezza”! Fermare le deportazioni! Pieni diritti di cittadinanza per tutti gli immigrati!

Riproduzione leggermente modificata del volantino della Ltd’I del 12 novembre.

Il 31 ottobre il governo capitalista di fronte popolare di Partito democratico (Pd), Rifondazione comunista (Prc) e soci ha approvato all’unanimità un osceno decreto legge razzista che consente la deportazione di cittadini stranieri, anche comunitari, colpevoli di “reati” contro la “pubblica sicurezza” o la “dignità umana”. In pratica una legge che consentirebbe la deportazione di migliaia di rom e immigrati rumeni per “crimini” come chiedere l’elemosina o lavare i vetri delle macchine. Giornali e televisioni hanno approfittato dell’uccisione di una donna a Roma, di cui è accusato un rom rumeno, per lanciare un’isterica campagna che ha resuscitato gli stereotipi della propaganda razzista di Mussolini. Il comune di Roma ha mandato le ruspe a demolire le baracche della periferia e il governo ha lanciato rastrellamenti su base etnica nei campi rom e nei quartieri immigrati. Le prefetture si sono messe in moto deportando decine di immigrati rom e rumeni e annunciando cinquemila nuove deportazioni. L’isteria razzista scatenata dal governo ha alimentato direttamente le forze reazionarie di destra. Il capo di Alleanza nazionale Fini ha sfilato nei quartieri di Roma chiedendo l’espulsione di tutti gli immigrati che non hanno casa e lavoro e sono entrate in azione le squadracce fasciste che a Tor Bella Monaca hanno assalito con bastoni e coltelli tre immigrati rumeni di fronte ad un supermercato. Sono mesi che i campi rom sono assediati da ronde razziste, incendi e pestaggi. I fascisti sono una minaccia mortale per tutte le minoranze, per gli immigrati e per la classe operaia. Servono guardie di operai e immigrati, basate sui sindacati, che difendano campi rom e quartieri immigrati!

Ma se i fascisti ne approfittano per attuare il loro programma genocida, i mandanti immorali dei linciaggi (per dirla con le parole de il manifesto) siedono a Roma nelle poltrone del governo e si chiamano Pd, Prc e soci.

Attaccando i rom in nome della “sicurezza” il governo pensa di sparare su di un bersaglio facile, una minoranza emarginata e indifesa, perseguitata da secoli e circondata da pervasivi pregiudizi razzisti. Il suo vero obiettivo è di rinsaldare il controllo del rubinetto di manodopera immigrata e rafforzare i poteri repressivi dell’apparato statale borghese. I capitalisti hanno bisogno di un bacino di manodopera privo di diritti, ricattabile ed esposto alla minaccia di deportazione per aumentare i loro profitti, accrescere lo sfruttamento del proletariato e dividerlo lungo linee etniche. In Italia vivono almeno seicentomila immigrati rumeni, concentrati negli strati più sfruttati e oppressi del proletariato, come Ion Cazacu, operaio edile rumeno bruciato vivo a Gallarate nel 2000 dal suo “caporale” italiano per aver osato chiedere condizioni di lavoro decenti.

Con l’allargamento dell’Unione Europea alla Romania ed altri paesi dell’Est, i capitalisti temono che gli immigrati divenuti cittadini comunitari, siano più difficili da discriminare, deportare e terrorizzare rispetto a quelli extracomunitari. L’allargamento dell’Unione Europea è frutto della distruzione controrivoluzionaria dell’Unione Sovietica e degli Stati operai deformati dell’Est all’inizio degli anni Novanta, una sconfitta storica per il proletariato, che ha ridotto quei paesi a miserabili semicolonie degli imperialisti europei, in preda a conflitti etnici e guerre nazionaliste. Le restrizioni nell’accesso al lavoro, le persecuzioni razziste e le deportazioni di cui sono vittime gli immigrati rumeni mostrano il vero volto delle “democrazie” imperialiste d’Europa. Per i paesi dell’Est l’ingresso nell’Unione Europea ha significato una “terapia d’urto” contro i lavoratori e le minoranze e la trasformazione in protettorati delle principali potenze imperialiste d’Europa (tra cui l’Italia, uno dei principali investitori in Romania). Come le leggi razziali contro sloveni, croati, rom ed ebrei sotto il fascismo furono funzionali ai sogni imperiali della borghesia italiana, così oggi il revanscismo nazionalista e gli attacchi a immigrati e minoranze sono parte delle sue aspirazioni a giocare un ruolo di potenza regionale nel Mediterraneo e nei Balcani. No alle restrizioni contro i lavoratori dell’Europa dell’Est! Fermare le deportazioni! Abbasso l’Unione Europea capitalista!

Il decreto anti-immigrati coincide con una dura offensiva antioperaia simboleggiata dai tagli alle pensioni e dall’aumento della precarietà ribaditi dagli accordi del 23 luglio. Di fronte alla scusa reazionaria che non ci sono risorse per dare case e lavoro a tutti (mentre i profitti dei capitalisti non fanno che crescere) bisogna lottare perché tutto il lavoro disponibile sia diviso tra tutta la manodopera senza tagli salariali e anzi con un’adeguata scala mobile dei salari. Bisogna lottare per la sindacalizzazione di tutti gli operai non sindacalizzati. La lotta per realizzare i bisogni immediati delle masse lavoratrici dev’essere legata alla prospettiva del potere proletario e di un’economia collettivizzata e pianificata a scala internazionale, che metta le immense risorse dell’umanità al servizio degli interessi delle masse e non dei profitti di una minoranza di sfruttatori. Respingere gli attacchi razzisti del governo è nell’interesse di tutti i lavoratori. Un attacco a uno è un attacco a tutti: pieni diritti di cittadinanza per tutti gli immigrati!

Dopo l’approvazione del decreto, Liberazione (2 novembre)?ha denunciato le misure del governo come:

“leggi speciali persecutorie, che sospendono il normale corso della legalità e della costituzionalità e anche i diritti fondamentali dell’uomo. In Italia successe così con le leggi speciali del 1938, varate per colpire gli ebrei. Mercoledì sera il governo ha varato le leggi speciali che autorizzano la persecuzione dei rumeni al di fuori delle vie ordinarie del diritto. (...) Orrendo, odioso. Le autorità hanno deciso che la risposta giusta al delitto è passare con le ruspe e abbattere i villaggi dei rom che si trovano a Tor di Quinto sulle rive del Tevere. Era da molti decenni che in Europa e nell’occidente non si assisteva a qualcosa del genere: villaggi spianati per vendetta, dallo Stato, come risposta a un reato”.

Tutto vero! Peccato che Rifondazione sia direttamente responsabile di queste nuove “leggi razziali”. Il Prc fa parte del governo che le ha approvate. Il suo Ministro della Solidarietà sociale Ferrero ha votato il decreto e i suoi dirigenti lo difendono (Milziade Caprili su la Repubblica del 5 novembre è arrivato a esclamare “la gente è stanca dei rom, parola di comunista!” chiedendo di rimandare in Romania i rom “che non hanno reddito”!) Alla fine il Prc si accontenterebbe di qualche emendamento-foglia di fico a condire un decreto legge razzista. Queste leggi razziste sono parte integrante della politica di collaborazione di classe di Rifondazione con la borghesia. Non è la prima volta che Rifondazione approva leggi del genere. L’esempio più ovvio è quello della Legge Turco-Napolitano del primo governo Prodi, votata da Rifondazione, che creò le galere etniche dei Cpt e spianò la strada a deportazioni e terrore razzista. Dopo aver tolto il suo appoggio al primo governo Prodi, il Prc si è opposto ai Cpt e alla Legge Bossi-Fini, ma una volta al governo, ha continuato ad appoggiare leggi razziste, missioni imperialiste (Libano e Afghanistan) e misure anti-operaie.

Il governo Prodi è un governo capitalista, una variante di quelli che i marxisti chiamano fronti popolari: coalizioni tra partiti borghesi e partiti operai riformisti. Noi ci opponiamo a qualsiasi sostegno o fiducia a questi governi di fronte popolare. Ci opponiamo a dare qualsiasi sostegno elettorale, anche “critico” ai partiti della classe operaia che vi partecipano. Al contrario, le code riformiste di Rifondazione hanno tutte appoggiato il governo alle elezioni: Falcemartello, Partito comunista dei lavoratori (Pcl) e Sinistra critica (Sc), portano anch’essi la responsabilità dei suoi attacchi. L’appoggio elettorale a coalizioni di fronte popolare è un tradimento degli interessi del proletariato. Ma Sinistra critica ha raddoppiato, continuando a votare la fiducia a Prodi anche dopo che il senatore Turigliatto lo aveva messo temporaneamente in minoranza. Il voto di fiducia a Prodi di Sinistra critica ha consentito al governo di sopravvivere per il tempo necessario a far ingoiare gli accordi del 23 luglio e le leggi razziste. Sinistra critica continua ad aiutare il Prc a farsi un’alibi anche sul decreto anti-rom: le sue dichiarazioni si limitano a condannare il Pd come responsabile della recente campagna razzista, risparmiando completamente il Prc.

Falcemartello continua a far parte di Rifondazione mentre questa svende pezzo a pezzo gli interessi della classe operaia e questo è di per sé un tradimento di classe. Falcemartello fa gli straordinari per abbellire il ruolo del Prc agli occhi degli operai. Per loro il voto del Prc al decreto razzista è solo “l’ennesimo scivolone” del partito, che rischia di essere “trascinato sempre più a fondo” (“No al ‘pacchetto sicurezza’”, www.marxismo.net). Da quando è chiaro che la credibilità del Prc agli occhi dei lavoratori rischia di crollare, Fm chiede al Prc di uscire dal governo per salvare la faccia. Ma quest’operazione volta a preservare l’autorità di Rifondazione sul movimento operaio e illudere che possa essere trasformato in un partito che lotti per gli interessi dei lavoratori, è doppiamente criminale. Anche se il Prc rompesse col governo come nel 1998, per non perdere il controllo della base, lo farebbe per legare gli operai alla collaborazione di classe con i capitalisti. Rifondazione comunista non può essere riformata. E’ un partito operaio-borghese, con una base sociale nel movimento operaio e una direzione e un programma filocapitalisti. Per lottare nell’interesse degli operai e degli immigrati bisogna rompere con la collaborazione di classe di Rifondazione, Falcemartello, Sinistra Critica, Pcl.

La borghesia considera i rom alla stregua di “sottouomini” di cui vorrebbe disfarsi e che sono un facile capro espiatorio nei periodi di crisi economica e sociale. Da secoli i rom sono perseguitati e cacciati da un paese all’altro e con la fine dell’economia precapitalista in cui occupavano una nicchia economica marginale svolgendo lavori artigianali e artistici, sono stati rigettati ai margini della società, vittime di orribili persecuzioni, di pogrom sanguinosi e della politica di sterminio nazista e fascista conclusa nel porrajmos, lo sterminio di cinquecentomila rom. Il capitalismo in decadenza continua a mantenere questo popolo perseguitato in uno stato di povertà e di segregazione endemica. Solo la rivoluzione socialista renderà possibile la piena integrazione dei rom nella società con pieni diritti, come ha mostrato l’esempio della rivoluzione proletaria dell’Ottobre 1917, che rovesciò il potere dei capitalisti, distruggendo quella prigione di nazioni che era l’impero zarista e gettando le basi per la liberazione delle nazioni oppresse e delle minoranze etniche, compresi i rom, dal tallone dello sciovinismo grande russo.

In una professione di fede anticomunista il dirigente del Prc Nichi Vendola ha giustificato gli stereotipi razzisti contro i rumeni dicendo che “durante i regimi dell’Est, la Romania era un buco nero, un deposito di miseria materiale e morale” (il manifesto, 2 novembre). Anche sotto il grottesco regime stalinista di Ceausescu la Romania (come la Jugoslavia di Tito) era uno Stato operaio deformato dove l’economia collettivizzata e nazionalizzata garantiva un livello di vita e un grado di integrazione etnica e nazionale senza precedenti. I rom erano riconosciuti come minoranza nazionale e avevano diritto ad un’istruzione nella loro lingua, oltre che ad essere relativamente integrati nel proletariato, nell’esercito e nell’apparato statale. E’ stata la distruzione controrivoluzionaria di quegli Stati operai a fare dei Balcani, dell’Europa dell’Est e dell’ex Unione Sovietica un crogiuolo di massacri interetnici, nazionalismo genocida e miseria disperata. L’attuale emigrazione dei rom dalla Romania è spesso una fuga da orribili persecuzioni razziste. La Lega trotskista d’Italia si è battuta fino all’ultimo per la difesa militare incondizionata degli Stati operai deformati e dell’Urss contro la controrivoluzione capitalista e per una rivoluzione politica operaia che cacciasse la casta burocratica stalinista sostituendola con un governo di soviet operai. Viceversa, gruppi come Falcemartello, Sinistra critica o i precursori del Pcl, si sono tutti schierati dalla parte delle forze controrivoluzionarie appoggiate dagli imperialisti che hanno contribuito alla controrivoluzione con tutte le sue devastanti conseguenze. La Lega trotskista d’Italia si batte per costruire un partito operaio rivoluzionario, multietnico, che mobiliti la classe operaia alla testa di tutti gli oppressi, nella lotta per una società socialista. Questo partito dev’essere costruito in una battaglia politica contro la collaborazione di classe di Rifondazione e delle sue code, che porta solo razzismo, repressione e guerra. Unitevi a noi!

 

Spartaco n. 69

Spartaco 69

Gennaio 2008

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