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Spartaco n. 69 |
Gennaio 2008 |
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Ottantesimo anniversario del linciaggio legale
Lezioni della lotta per la liberazione di Sacco e Vanzetti
Lo scorso 23 agosto è ricorso l’anniversario dell’esecuzione degli operai anarchici Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti nel Massachusetts nel 1927. Arrestati nel maggio del 1920 al culmine della Red Scare (la Paura rossa), il furore anticomunista rivolto contro gli immigrati che seguì la Rivoluzione russa del 1917, i due furono condannati l’anno seguente per omicidio e rapina sulla base di una montatura. Sacco, operaio specializzato in una fabbrica di scarpe e Vanzetti, che si manteneva facendo il venditore ambulante di pesce, furono presi di mira perché erano immigrati italiani e perché avevano dedicato la vita alla lotta per l’emancipazione della classe operaia.
Con la loro esecuzione, Sacco e Vanzetti si sono aggiunti ad una lunga lista di combattenti della classe operaia vittime della barbarica pena di morte o sepolti in prigione dai governanti del “democratico” capitalismo americano: i martiri di Haymarket, attivisti sindacali anarchici messi a morte nel 1887; Joe Hill, attivista degli Industrial Workers of the World (Iww) incastrato da false accuse di omicidio e ucciso da un plotone d’esecuzione nello Utah nel 1915; Tom Mooney e Warren Billings, anch’essi incastrati con l’accusa di essere implicati in un attentato dinamitardo che colpì la manifestazione “Star Pronti” tenutasi a San Francisco nel 1916, che cercava di suscitare l’appoggio all’entrata degli Stati Uniti nella Prima guerra mondiale, una guerra interimperialista (Mooney e Billings furono rilasciati nel 1939).
Fino all’ultimo respiro, Sacco e Vanzetti non si piegarono. Quando le guardie lo legarono alla sedia elettrica, Sacco gridò, “Viva l’anarchia”! Poco dopo Vanzetti disse ai secondini, “io sono innocente di qualunque crimine, non solo di questo, di tutti. Sono un uomo innocente”. Fu ucciso sulla sedia elettrica dopo pochi minuti.
La storia di Sacco e Vanzetti è anche la storia della dura lotta per le loro vite e la loro libertà, guidata dall’International Labor Defense (Ild), associato al Partito comunista americano (Pc) delle origini. L’Ild, la sezione statunitense del Soccorso rosso internazionale (Sri) istituito dall’Internazionale comunista, diede vita ad una serie di azioni di difesa di classe mobilitando per Sacco e Vanzetti i lavoratori in tutti gli Stati Uniti, come parte degli sforzi internazionali del Sri.
Dopo le esecuzioni, il segretario dell’Ild, James P. Cannon, leader del Partito comunista degli esordi e più tardi del trotskismo americano, riassunse le lezioni di questa lotta in un articolo sul giornale dell’Ild, il Labor Defender, intitolato: “Un monumento vivente a Sacco e Vanzetti”. Cannon scrisse: “Con quest’assassinio la classe dominante d’America mostra al mondo il suo vero volto. La maschera della ‘democrazia’ è strappata”. Appellandosi alla solidarietà dei lavoratori, Cannon mise in rilievo come l’Ild “si sia sforzato di legare la lotta per loro con la difesa generale delle decine di prigionieri del movimento operaio confinati oggi nei penitenziari e con la più ampia lotta delle masse lavoratrici per la liberazione dal giogo del capitalismo”.
Questa è la prospettiva che guida il lavoro del Partisan Defense Committee, l’organizzazione per la difesa legale e sociale basata sulla lotta di classe associata con la Spartacist League. Il lavoro dell’Ild fornisce lezioni vitali ai militanti della classe operaia, della sinistra e ai giovani radicali per le lotte dei nostri giorni, in particolare per la vita e la libertà di Mumia Abu Jamal. Portavoce del Partito delle pantere nere in gioventù, più tardi premiato giornalista e sostenitore dell’organizzazione Move, Mumia fu falsamente accusato dell’omicidio dell’agente di polizia Daniel Faulkner il 9 novembre 1981 a Filadelfia e condannato a morte esplicitamente per le sue idee politiche. Il caso di Mumia è una montatura razzista e politica contro un innocente. Come abbiamo sottolineato da quando il Pdc ha fatto propria la sua causa circa vent’anni fa, la strada per la sua libertà passa attraverso la mobilitazione del proletariato, il cui potere sociale è dato dal numero, dall’organizzazione e dalla capacità di bloccare la produzione, negli Stati Uniti e in tutto il mondo.
Le analogie tra la montatura contro Sacco e Vanzetti e quella contro Mumia sono impressionanti. Tutti furono presi di mira per le loro idee e attività politiche. Sacco e Vanzetti furono tra gli anarchici vittime della repressione del governo federale. Mumia è stato preso di mira dal Fbi e dai poliziotti di Filadelfia da quando aveva quindici anni ed era portavoce del Partito delle pantere nere, guadagnandosi poi il loro odio per la difesa dell’organizzazione Move dai brutali attacchi della polizia. Entrambi i casi presentarono manipolazioni della giuria, occultamento di prove, coercizione dei testimoni ed esami balistici contraffatti, con processi presieduti da giudici apertamente prevenuti nei confronti degli imputati.
Nel 1924, dopo aver respinto una mozione per un nuovo processo a Sacco e Vanzetti, il giudice Webster Thayer disse al professore del Dartmouth College James Richardson, “Hai visto cosa ho fatto l’altro giorno a quei bastardi anarchici?” (citato da Herbert Ehrmann, The Case That Will Not Die, 1969]). All’epoca del processo di Mumia del 1982, il giudice Albert Sabo fu sentito da una stenografa vantarsi, “Li aiuterò io a friggere il n—-o”. In entrambi i casi, un altro uomo alla fine confessò, assolvendo gli imputati da ogni coinvolgimento, solo per vedere la propria confessione ignorata dalla corte. E i lavoratori e oppressi in tutto il mondo hanno manifestato in difesa sia di Mumia che di Sacco e Vanzetti, identificandosi nella loro lotta per la libertà.
D’importanza cruciale è che nel caso di Sacco e Vanzetti, come oggi in quello di Mumia, la politica della difesa di classe è contrapposta alle illusioni che liberali borghesi, burocrati sindacali e la sinistra riformista spargono nella “correttezza” della giustizia capitalista. Fino al giorno dell’esecuzione di Sacco e Vanzetti, l’Ild condusse una lotta instancabile per l’unità d’azione basata sulla lotta di classe. L’Ild sostenne l’uso di ogni possibile mezzo legale per Sacco e Vanzetti. Ma come ripeteva Cannon, la lotta per Sacco e Vanzetti doveva essere portata davanti alla “corte suprema delle masse”. Ad ogni svolta della battaglia legale, che si trattasse della richiesta di un nuovo processo, degli appelli davanti alla corte suprema del Massachusetts, delle petizioni per la grazia o degli appelli alla Corte Suprema degli Stati Uniti, l’Ild combatté chi minava la lotta predicando fiducia nei giudici o nel governatore del Massachusetts e accompagnando questa politica con calunnie, esclusioni e attacchi fisici contro l’Ild e il Pc.
Una causa proletaria
All’epoca dell’esecuzione di Sacco e Vanzetti, la loro causa era stata abbracciata da un ampio spettro di organizzazioni e individui illustri: organizzazioni socialiste e sindacati negli Stati Uniti, membri del parlamento inglese, scrittori e artisti di fama mondiale. Albert Einstein firmò una protesta indirizzata al presidente degli Usa Calvin Coolidge. Il commediografo George Bernard Shaw denunciò la montatura, mentre il premio Pulitzer Edna St. Vincent Millay promosse la loro causa nelle sue poesie. Upton Sinclair, autore di The Jungle (La giungla), il romanzo sull’industria del confezionamento della carne che fece scandalo diventando un classico, prese la loro difesa così come John Dos Passos nel suo pamphlet Facing the Chair (Davanti alla sedia elettrica). Sacco e Vanzetti furono in seguito commemorati nei quadri di Ben Shahn, nelle musiche di Woodie Guthrie, Ennio Morricone e Joan Baez, in opere teatrali e film.
Un articolo del professore di legge di Harvard e in seguito giudice della Corte suprema Felix Frankfurter sul Atlantic Monthly (marzo 1927), più tardi ampliato nel libro The Case of Sacco and Vanzetti, mise a nudo la farsa legale davanti ad una platea nazionale e internazionale. Il libro di Frankfurter suscitò un tale scalpore che il primo giudice della Corte suprema degli Stati Uniti, l’ex presidente William Howard Taft, lo attaccò come “perfida propaganda” e il telefono di Frankfurter fu messo sotto controllo.
Il sostegno a Sacco e Vanzetti fu notevole per la sua ampiezza, coinvolgendo anche figure liberali come Frankfurter che vide nella montatura contro di loro una macchia per l’immagine della democrazia americana. Ma il loro caso appartiene al proletariato internazionale. Già nel 1921, vi furono proteste in capitali europee come Londra, Roma e Parigi, ma anche a Casablanca in Marocco, Città del Messico, Caracas in Venezuela e Montevideo in Uruguay. L’identificazione dei lavoratori in tutto il mondo con i due militanti fu colta dal sindacato dei camionisti del porto di Veracruz in Messico, che in una protesta del 1921 dichiarò, “Liberate Sacco e Vanzetti o il mondo proletario vi strapperà le budella”! Negli Stati Uniti si unirono anche le voci di molti sindacati e persino dei vertici conservatori dell’American Federation of Labor (Afl), insieme al Partito socialista (Ps), agli Iww ed altri gruppi di sinistra e per i diritti civili.
La difesa organizzata di Sacco e Vanzetti fu lanciata da anarchici italiani di Boston, cui si unirono presto numerosi sostenitori dei diritti civili. Ma fu l’intervento del Soccorso rosso internazionale e dell’Ild negli Usa che giocò un ruolo centrale nel movimento di protesta proletario. E in un periodo in cui le esecuzioni normalmente avvenivano poco dopo la condanna, fu la mobilitazione di milioni di persone che mantenne in vita Sacco e Vanzetti per sei anni.
L’Internazionale comunista e il Pc negli Usa pubblicarono appelli per una campagna mondiale per Sacco e Vanzetti nell’autunno del 1921. Il primo numero del Labor Herald (marzo 1922), il giornale della Trade Union Educational League (Lega per l’educazione sindacale), alleata del Pc, proclamò “Lavoratori! Agite tutti e subito per salvare Sacco e Vanzetti!” Il giornale del Pc Daily Worker riportò ogni novità sul caso e pubblicò resoconti regolari delle proteste internazionali. In un appello in prima pagina, il Daily Worker (27 dicembre 1924) fece appello a “tutte le organizzazioni dei lavoratori in America ad unirsi in un fronte unico per Sacco e Vanzetti, contro i loro nemici capitalisti e per la loro immediata liberazione”.
Il caso di Sacco e Vanzetti fu uno degli elementi principali del convegno di fondazione dell’Ild nel 1925. L’Ild nacque da discussioni a Mosca tra James P. Cannon e l’ex wobbly Big Bill Haywood. La difesa non settaria dei lavoratori era stata un tema della propaganda del Partito operaio (comunista) sin dai suoi inizi, ma l’Ild la mise veramente in pratica. Cannon, che era stato anch’egli un tempo militante degli Iww, aveva una lunga esperienza di casi di difesa di lavoratori. Ricordò, “io venivo dal vecchio movimento, quando l’unità nell’interesse delle vittime della giustizia capitalista era una cosa assolutamente sacra” (citato da Bryan Palmer, James P. Cannon and the Origins of the American Revolutionary Left, 1890-1928, 2007). Nel tentativo di superare i limiti delle precedenti pratiche di difesa operaia, in cui ogni caso portava a fondare da capo un comitato di difesa ad hoc, Cannon cercò di costruire un’organizzazione di difesa basata sui lavoratori per l’intero movimento operaio.
Come Cannon spiegò ne Iprimi dieci anni del comunismo americano (1962), l’Ild fu fondato in particolare per farsi carico della situazione di “ogni membro del movimento della classe operaia, a prescindere dalle sue convinzioni, che subiva le persecuzioni dei tribunali capitalisti a causa delle sue attività od opinioni”. L’Ild fuse la tradizione di lotta di classe degli Iww, la difesa non settaria (emblematico lo slogan degli wobbly “un’offesa ad uno è un’offesa a tutti”) con l’internazionalismo della Rivoluzione bolscevica. Alla sua fondazione l’Ild identificò 106 prigionieri della guerra di classe negli Usa istituendo la pratica di assistere economicamente loro e le loro famiglie. In poco più di un anno, l’Ild ebbe sezioni in 146 città con 20 mila membri individuali e 75 mila membri di sindacati e altre organizzazioni operaie affiliate collettivamente all’Ild.
L’Ild promosse la lotta per Sacco e Vanzetti organizzando manifestazioni e scioperi politici per chiederne la liberazione. L’Ild lottò per evitare che la militanza e la lotta di classe fossero vanificate dai liberali, dai socialdemocratici e dai vertici dell’Afl che predicavano l’inerente giustizia dei tribunali capitalisti. L’Ild mobilitò sulla base del fronte unico, cercando la massima unità nella lotta delle varie organizzazioni che erano per la difesa di Sacco e Vanzetti esplicitando allo stesso tempo le differenze politiche tra Pc/Ild e gli altri. Lo slogan “marciare separatamente, colpire uniti” incarna i due obiettivi della tattica del fronte unico: l’unità di classe e la lotta politica per un programma comunista.
Il movimento di protesta internazionale scrisse una pagina storica nel libro della difesa di classe. Per il Primo Maggio, l’Ild organizzò 500 assemblee cittadine per Sacco e Vanzetti in tutto il paese e svolse un ruolo chiave nell’organizzare proteste e scioperi operai, da una manifestazione di ventimila persone a New York, in Union Square nell’aprile del 1927 a proteste e scioperi che coinvolsero centinaia di migliaia di persone alla vigilia dell’esecuzione. L’Ild capiva che per fermare le esecuzioni e ottenere la loro liberazione poteva contare solo su di un’ondata di azioni operaie abbastanza forte da far sì che i governanti capitalisti rinunciassero a portare a termine i loro piani.
Ma i vertici anticomunisti dell’Afl, con la complicità dei socialdemocratici del Ps e di altri sabotarono il movimento di scioperi in momenti chiave. Da allora si sono scritti innumerevoli articoli e libri per diffamare il Pc e l’Ild: da quelli che ammettevano un “errore” giudiziario ad altri che sostenevano ridicolmente la colpevolezza di Sacco o di entrambii. Rappresentante dei primi è il recentemente pubblicato Sacco and Vanzetti: The Men, the Murders, and the Judgment of Mankind di Bruce Watson, che ripete a pappagallo le calunnie anticomuniste tramandate per generazioni, dalla grottesca affermazione che al Pc non interessava per niente la vita o la morte di Sacco e Vanzetti, alla menzogna che dice che l’Ild s’intascò i soldi raccolti per la difesa.
La Paura rossa
Sacco e Vanzetti furono arrestati il 5 maggio 1920 nel mezzo di una violenta isteria anti-immigrati e anticomunista. Con l’entrata dell’imperialismo statunitense nella Prima guerra mondiale il governo mise in opera una quantità di misure repressive volte a criminalizzare l’attività contro la guerra. La legge sul controspionaggio del 1917 comminava la prigione per ogni atto che fosse giudicato interferire con il reclutamento delle truppe. Atterrito dallo spettro della Rivoluzione bolscevica del 1917, l’anno seguente il Congresso approvò la legge contro la sedizione, che fece un reato di qualsiasi critica alla “forma di governo degli Stati Uniti”.
La Paura rossa imperversò per tutto il 1919. Quell’anno vide il culmine di un’ondata di radicalismo operaio che spazzò l’Europa in risposta al massacro della Prima guerra mondiale e sotto l’impatto della Rivoluzione russa. Negli Usa le file del Ps crebbero fino ad oltre 100 mila membri, per la maggior parte lavoratori immigrati, di cui i due terzi erano schierati con l’ala sinistra filobolscevica. Gli Usa furono colpiti dalla più grande ondata di scioperi mai vista quando quattro milioni di lavoratori incrociarono le braccia in risposta all’inflazione causata dalla guerra. A Seattle nel febbraio del 1919 uno sciopero generale bloccò la città per cinque giorni, mentre più tardi quell’anno gli scaricatori portuali rifiutarono di caricare munizioni spedite ai controrivoluzionari che cercavano di rovesciare il giovane Stato operaio sovietico.
La borghesia americana fomentò l’isteria collettiva in seguito ad una serie di attentati attribuiti agli anarchici. Dopo un tentativo di fargli saltare la casa nel giugno 1919, il ministro della giustizia A. Mitchell Palmer scatenò un’ulteriore ondata di repressione, farneticando che la rivoluzione “lambisce ormai gli altari delle chiese, invade i campanili delle scuole, s’insinua nei sacri angoli delle case americane, cercando di rimpiazzare il matrimonio con leggi libertine, bruciando le colonne della società”. In novembre partirono i rastrellamenti conosciuti come Palmer Raid, con l’arresto di oltre tremila radicali immigrati. Alla fine, almeno seimila sarebbero stati deportati. Con lo stabilizzarsi dell’ordine mondiale capitalista, gli anni Venti negli Usa, ormai divenuti la prima potenza capitalista del mondo, furono un decennio di reazione rampante: nel 1921 e nel 1924 vennero approvate ulteriori leggi anti-immigrati; le leggi anti-trust vennero usate per spezzare gli scioperi; i militanti operai e comunisti furono gettati in galera. Il Ku Klux Klan, che cresceva a passi da gigante, organizzò una marcia di quarantamila dei suoi aderenti a Washington.
Sacco e Vanzetti divennero il simbolo di tutti quelli presi nella rete della repressione. Erano entrambi arrivati negli Stati Uniti nel 1908. In cinque anni erano diventati anarchici ed erano abbonati al giornale anarchico di lingua italiana Cronaca Sovversiva di Luigi Galleani. Il nome di Sacco apparve spesso nelle colonne del giornale che annunciavano attività organizzative, in particolare la raccolta di soldi per prigionieri politici e scioperanti imprigionati. Sacco aiutò a raccogliere fondi per i lavoratori e i loro leader arrestati durante lo sciopero dei tessili di Lawrence del 1912, in Massachusetts. L’anno seguente aiutò ad organizzare picchetti di sciopero alla Cartiera Hopedale e nel dicembre 1916 fu uno dei tre anarchici del Massachusetts arrestati per aver tenuto una riunione non autorizzata in solidarietà con gli operai metallurgici in sciopero nel Minnesota. Nel 1916 anche Vanzetti raccolse fondi a sostegno degli scioperanti della gigantesca fabbrica della Plymouth Cordage dove aveva precedentemente lavorato.
Sacco e Vanzetti s’incontrarono per la prima volta nel 1917 in Messico, dove molti seguaci di Galleani si erano rifugiati per evitare di essere arruolati. Sacco ritornò negli USA dopo pochi mesi. Vanzetti ritornò più tardi, in un periodo d’intensa repressione contro Cronaca Sovversiva, compresi ripetute perquisizioni dei suoi uffici e confische del giornale, che fu bandito dalle poste. Nel febbraio del 1918, gli agenti federali fecero irruzione negli uffici della Cronaca a Lynn, nel Massachusetts, impadronendosi di 5 mila indirizzi di abbonati, tra cui quelli di Sacco e Vanzetti. Ottanta sostenitori di Galleani vennero arrestati e lo stesso Galleani fu deportato nel 1919.
La montatura
Il 24 dicembre 1919 fu tentata una rapina ad un furgone portavalori che si avvicinava alla fabbrica di scarpe L. Q. White a Bridgewater in Massachusetts. Quando le guardie risposero al fuoco, i due rapinatori fuggirono su di una macchina scura che li aspettava. Testimoni descrissero i rapinatori come “stranieri”. Quello che imbracciava un fucile a canne mozze fu descritto come di carnagione scura e con i baffi neri. Il 15 aprile 1920, due impiegati dell’azienda di scarpe Salter&Morrill a South Braintree, fuori Boston, furono attaccati da due uomini mentre trasportavano le paghe della fabbrica. L’ufficiale contabile Frederick Parmenter e il suo assistente Alessandro Berardelli furono uccisi a colpi d’arma da fuoco e i banditi fuggirono con altri su di una macchina scura.
Tre settimane più tardi, il 5 maggio, Sacco e Vanzetti furono arrestati in una trappola architettata dal capo della polizia di Bridgewater, Michael Stewart, che cercò di affibbiare entrambe le rapine agli anarchici. I due anarchici, insieme ai loro compagni Ricardo Orciani e Mike Boda, avevano cercato di recuperare la macchina di Boda da un’officina di West Bridgewater dov’era in riparazione. Come stabilito da Stewart, il proprietario rifiutò di consegnare la macchina e sua moglie chiamò la polizia. Dopo che gli anarchici ebbero lasciato l’officina, Sacco e Vanzetti vennero arrestati su di un tram per Boston.
Mai informati di essere sospettati di rapina, Sacco e Vanzetti credevano di essere stati arrestati per le loro attività politiche. Nella sua testimonianza al processo, Vanzetti descrisse l’interrogatorio di Stewart: “Mi chiese perché eravamo a Bridgewater, da quanto conosco Sacco, se sono un radicale, se sono anarchico o comunista e mi chiese se credo nel governo degli Stati Uniti”.
L’immediato antefatto del loro arresto fu la morte, due giorni prima, dell’amico anarchico Andrea Salsedo, precipitato dal quattordicesimo piano dell’ufficio del Dipartimento di giustizia di New York. Arrestati a febbraio, Salsedo e Roberto Elia erano stati tenuti in isolamento. Alla fine di aprile, Gruppo autonomo, una cellula di anarchici italiani, aveva mandato Vanzetti a New York per ottenere informazioni sui due. Lì gli fu consigliato dall’Italian Defence Committee di buttare tutta la letteratura radicale dato che erano attese ulteriori irruzioni. A quello scopo, il 5 maggio erano andati a ritirare la macchina di Boda. E quando furono arrestati non dissero ai poliziotti lo scopo della loro visita all’officina.
Vanzetti fu prima processato per la fallita rapina a Bridgeport, sulla base di una montatura, con cui lo Stato tentava di appioppare a lui o a Sacco un precedente penale prima del processo per gli omicidi di Braintree. Felix Frankfurter descrisse la farsa in The Case of Sacco and Vanzetti (1927):
“Le prove per l’identificazione di Vanzetti nel caso Birdgewater sfioravano il ridicolo, raggiungendo il culmine nella testimonianza di un piccolo strillone che, da dietro il palo del telegrafo dove era corso a rifugiarsi durante la sparatoria, aveva visto di sfuggita il criminale e aveva ‘capito dal modo in cui correva che era uno straniero.’ Vanzetti era uno straniero, dunque ovviamente quello era Vanzetti!”
Nonostante diciotto testimoni dichiarassero che egli era a Plymouth a vendere anguille al momento del crimine, Vanzetti fu condannato per violenza privata. Subito dopo Vanzetti e Sacco furono accusati formalmente degli omicidi di Braintree.
Il processo per omicidio cominciò il 31 maggio 1921 a Dedham, in Massachusetts, con un reparto di poliziotti armati di fucili antisommossa piazzati sui gradini del palazzo di giustizia. Persino una agente federale notò che “il sentimento a Dedham contro gli italiani è molto forte e diverrà probabilmente più forte con l’avanzare del processo” (citato da William Young e David E. Kaiser, Postmortem: New Evidence in the Case of Sacco and Vanzetti,1985). Cinque dei giurati furono scelti tra le conoscenze personali di un vicesceriffo. Il portavoce della giuria Walter Ripley era un ex capo della polizia che cominciava ogni seduta salutando ostentatamente la bandiera. Quando un amico disse a Ripley prima del processo che non credeva che Sacco e Vanzetti fossero colpevoli, Ripley gli ribattè secco, “Maledetti, dovrebbero impiccarli comunque!”
Nei suoi commenti iniziali, il Giudice Thayer chiese ai giurati di fare il loro dovere “con lo stesso spirito di patriottismo, coraggio e devozione al dovere mostrati dai nostri soldati oltremare”. Con il sostegno di Thayer, il pubblico ministero Frederick Katzmann controinterrogò Sacco chiedendogli se la sua collezione di letteratura anarchica e socialista fosse “nell’interesse degli Stati Uniti”. Per aizzare la giuria, Katzmann gli pose ripetutamente domande riguardo al fatto di avere evitato la leva rifugiandosi in Messico e nelle sue istruzioni alla giuria, il giudice Thayer si riferì ripetutamente a Sacco e Vanzetti come “imboscati”.
Anche nel loro caso, come nel processo-montatura di Mumia del 1982, vi fu una totale assenza di prove. Nulla del bottino fu mai trovato vicino o su di loro. Tredici testimoni fornirono l’alibi a Vanzetti segnalandolo a Plymouth a vendere pesce. Vari testimoni sostennero inoltre che Sacco era a Boston all’epoca degli omicidi. Tra questi c’era un commesso del consolato italiano, dove Sacco era andato a ritirare un passaporto nel giorno del duplice assassinio.
I testimoni oculari inizialmente raccontarono ai poliziotti di non avere visto abbastanza per identificare i rapinatori; furono costretti a cambiare le loro deposizioni. Due di loro inizialmente identificarono l’uomo che aveva sparato nella foto di un rapinatore di banca di New York, Anthony Palmisano, che all’epoca era in prigione. La testimone Lola Andrews, infermiera part time con una storia di prostituzione e di frodi assicurative, identificò Sacco come un uomo cui lei aveva chiesto indicazioni poco prima della sparatoria. Nel controinterrogatorio, Andrews ammise di aver subito pressioni da Katzmann perché dicesse che Sacco era quell’uomo. Altri testimoni oculari dichiararono che Sacco non era l’assassino. Barbara Liscomb testimoniò che il rapinatore che vide in piedi sopra Berardelli l’aveva guardata dritta in faccia e non era Sacco. Ulteriori testimoni furono tenuti nascosti dall’accusa, come Roy Gould, che stava attraversando la strada quando gli spararono dalla macchina in fuga. La descrizione di chi aveva sparato che diede Gould ai poliziotti non avrebbe potuto essere né quella di Sacco né quella di Vanzetti.
Altrettanto speciosa fu la perizia balistica. Dai corpi di Parmenter e Berardelli furono rimossi sei proiettili calibro .32, che escludevano il revolver calibro .38 che Vanzetti aveva indosso quando venne arrestato. Non fu tenuta alcuna registrazione formale della custodia dei proiettili che documentasse chi li avesse maneggiati e quando. Tutti i testimoni parlarono di un solo rapinatore dicendo che era stata usata una sola pistola. Questo fu confermato dal dottore che eseguì l’autopsia, George McGrath, che testimoniò davanti alla giuria che tutti i proiettili “apparivano esattamente uguali,” con gli stessi segni. Ciononostante, l’accusa tirò fuori un “Proiettile III” che, diversamente dagli altri, era torto verso sinistra, sostenendo che proveniva dall’arma calibro .32 di Sacco.
In un affidavit (dichiarazione giurata) post processuale presentata dalla difesa nel 1923, il capo dei periti balistici dello Stato, capitano Proctor, segnalò di aver raccontato all’accusa che se gli si fosse chiesto specificamente se i test dimostravano che il “Proiettile III” era passato dalla pistola di Sacco, avrebbe risposto di no. Ma dopo essere stato tormentato a lungo dal procuratore, Proctor accettò di dichiarare che era compatibile con un proiettile della pistola di Sacco. Proctor più tardi affermò di non aver mai creduto che il proiettile fosse passato dalla pistola di Sacco.
Nonostante la completa mancanza di prove, la giuria emise un verdetto di colpevolezza dopo sole cinque ore di camera di consiglio. Nel dicembre 1921, il Giudice Thayer respinse la richiesta di un nuovo processo. Pur ammettendo la debolezza delle tesi dell’accusa, Thayer decretò che “le prove che hanno condannato questi imputati erano circostanziali e costituivano una prova che è nota alla legge come ‘coscienza della colpa’,” dimostrata a suo dire dalle menzogne che Sacco e Vanzetti avevano raccontato al momento dell’arresto per proteggere sé stessi e i loro compagni. Come dice il pamphlet del 1927 dell’Ild Labor’s Martyrs scritto da Max Shachtman, “La coscienza della colpa attribuita a Sacco e Vanzetti non era altro che una sana coscienza della lotta di classe e dei metodi dei nemici della classe operaia.”
Puntando al ruolo dell’Ild come centro dirigente e organizzativo di un movimento di protesta che aveva radunato milioni di lavoratori in tutto il mondo dietro la causa di Sacco e Vanzetti, Cannon fece appello a costruire “un movimento per la difesa dei lavoratori su base di classe che sia più forte, unito e determinato”. Egli segnalò che “i padroni industriali dell’America” che hanno portato avanti l’esecuzione per sferrare un colpo all’intero movimento operaio “non erano privi di alleati, sia consapevoli che inconsapevoli, nel campo degli stessi operai”. “Sacco e Vanzetti saranno morti invano,” scrisse, “se il vero significato e le vere cause del loro martirio non vengono comprese in tutte le loro implicazioni”. Queste lezioni sono di cruciale importanza nella lotta contro la repressione capitalista oggi e sono poste con particolare urgenza nella lotta per liberare Mumia Abu-Jamal che, nonostante massicce prove della sua innocenza, è stato condannato sommariamente a morte per le sue idee politiche e una vita di lotta contro l’oppressione dei neri.
Il movimento di difesa
Inizialmente la difesa di Sacco e Vanzetti fu limitata ad un gruppo locale di anarchici italiani che fondarono il Comitato di difesa Sacco e Vanzetti, ma si sapeva poco del loro arresto al di fuori dell’area di Boston. Il comitato di difesa ottenne il sostegno di Elizabeth Gurley Flynn, una radicale ben nota e del suo compagno Carlo Tresca, anarcosindacalista, che pubblicava il giornale Il Martello a New York. I due, membri degli Industrial Workers of the World (Iww), contribuirono a schierare Fred Moore, che aveva una lunga storia di difesa di militanti sindacali e radicali, come avvocato a capo della causa.
Moore chiese ai membri degli Iww, ai dirigenti sindacali e ai socialisti di mobilitarsi in difesa di Sacco e Vanzetti. L’American Civil Liberties Union (Unione americana per i diritti civili), di cui Flynn era tra i fondatori, e i suoi affiliati del New England espressero il loro sostegno assieme a molti liberal illustri, come la giornalista Elizabeth Glendower Evans e Garner Jackson. Vari sindacati e persino i dirigenti sindacali conservatori della American Federation of Labor (Afl) si fecero avanti in difesa dei due operai. Quando Sacco e Vanzetti affrontarono il processo nel maggio 1921, circa sessantaquattro sezioni sindacali da tutto il paese contribuirono alla difesa ed una marea di sostegno operaio investì il caso dopo la loro condanna in luglio. Nell’autunno del 1921 il Pc e l’Internazionale Comunista (Ic) fecero appello ad una campagna mondiale di protesta centrata sulla classe operaia. L’Afl approvò una risoluzione nel 1922 che chiedeva un nuovo processo e due anni più tardi dichiarò Sacco e Vanzetti “vittime del pregiudizio razziale e nazionale e dell’odio di classe”.
In un opuscolo del 1927, Max Shachtman descrisse l’ampio spettro di sostenitori di Sacco e Vanzetti nel movimento operaio:
“Per molti fu perché capirono la natura di classe delle questioni coinvolte nel caso; che non si trattava di un semplice incidente o di un casuale ‘errore giudiziario’ ma che il giudice, la giuria e l’accusa stavano sferrando un colpo al movimento operaio tanto duro quanto quello sferrato trentacinque anni prima nel processo ai martiri di Haymarket. Per gli altri fu il risultato di sentimenti e pressioni di masse, che si sentirono, per quanto vagamente, fratelli di classe dei due agitatori”. (Sacco e Vanzetti: Labor’s Martyrs)
La procedura processuale vigente in Massachusetts prevedeva che la sentenza fosse rimandata fino a che tutte le mozioni post-processuali e gli appelli fossero stati decisi. Sebbene fosse chiaro che la condanna per omicidio poteva portare solo alla condanna a morte, questa fu pronunciata solo nel 1927. Intanto gli avvocati di Sacco e Vanzetti tentarono di rovesciare la condanna con una serie di mozioni presentate allo stesso Webster Thayer, il giudice prevenuto che aveva presieduto il processo farsa e facendo appello alla Corte suprema del Massachusetts, che approvava d’ufficio ogni mossa di Thayer.
La vigilia di Natale del 1921, Thayer negò la prima richiesta post-condanna di un nuovo processo. A partire dal mese precedente e per i due anni successivi, la difesa presentò altre sei richieste. Nel luglio del 1924, con quelle mozioni pendenti, Moore si dimise dal caso. Con la sua sostituzione da parte di William Thompson, anche le tattiche del Comitato di difesa Sacco-Vanzetti cambiarono. Come racconta il libro di Bruce Watson Sacco e Vanzetti: The Men, the Murders, and the Judgment of Mankind (2007), Thompson dichiarò con nettezza che non credeva che “il governo fosse animato da alcun secondo fine nel sostenere l’accusa contro di loro”. Disprezzando il movimento di protesta di massa, Thompson si appellò invece all’establishment legale ed economico perché usasse la sua influenza sui tribunali e lo Stato.
A sua volta, il comitato di difesa di Boston chiese la sospensione delle azioni di protesta operaie. Come scrisse Shachtman nel suo pamphlet, nei due anni seguenti questa strategia “aiutò a screditare l’onesto e potente sostegno di classe dei lavoratori
Chiesero di sostituire al movimento delle masse il movimento degli avvocati”. Come sottolineò Shachtman, “La difesa prese a contare sempre di più su quei falsi amici preoccupati più di difendere la ‘fiducia nelle nostre istituzioni e nella loro capacità di rettificare gli errori,’ e ‘gli alti standard che sono l’orgoglio della giustizia del Massachusetts’ che non di difendere due immigrati sconosciuti”.
Basandosi sulla comprensione marxista che i tribunali, i poliziotti, le prigioni e le forze armate sono le componenti essenziali dello Stato capitalista, di una macchina di violenza organizzata per proteggere il dominio del profitto e della classe sfruttatrice, il Pc e l’Ild lottarono instancabilmente contro le illusioni nel sistema legale manovrato dai capitalisti. Essi lottarono invece perché gli operai contassero solo sul loro potere di classe, dato dal fatto che è il loro lavoro che crea la ricchezza della società. Nella sua nuova importante biografia, James P. Cannon and the Origins of the American Revolutionary Left, 1890-1928 (2007), Bryan Palmer include un resoconto completo della direzione di Cannon dell’Ild, concentrandosi sui suoi sforzi in difesa di Sacco e Vanzetti.
Il Pc e l’Ild erano decisi ad impedire che Sacco e Vanzetti si aggiungessero alla lunga lista dei martiri operai. Capivano che la mobilitazione del potere operaio in proteste e scioperi poteva costringere i governanti borghesi ad una frenata per paura dei costi sociali che comportavano la condanna a morte o l’ergastolo. Si battevano anche per impartire ai militanti la consapevolezza del fatto che per abbattere per sempre i muri che imprigionano chi lotta contro sfruttamento e oppressione, serve una rivoluzione socialista che distrugga lo Sato capitalista e lo rimpiazzi con uno Stato operaio, in cui chi lavora comanda. In questo seguivano il sentiero tracciato dal dirigente bolscevico V.I. Lenin, che scrisse nella sua opera del 1902 Che fare che l’ideale comunista
“non deve essere il segretario di una trade-union ma il tribuno popolare, il quale sa reagire contro ogni manifestazione di arbitrio e di oppressione, ovunque essa si manifesta e qualunque sia la classe o la categoria sociale che ne soffre, sa generalizzare tutti questi fatti e trarne il quadro completo della violenza poliziesca e dello sfruttamento capitalistico; sa, infine, approfittare di ogni minima occasione per esporre dinanzi a tutti le proprie convinzioni socialiste e le proprie rivendicazioni democratiche, per spiegare a tutti l’importanza storico mondiale della lotta emancipatrice del proletariato”.
Una battaglia tra forze di classe
Nell’ottobre del 1924, il giudice Thayer respinse tutte le richieste presentate dagli avvocati di Sacco e Vanzetti. A dicembre, l’Internazionale comunista pubblicò un appello “Agli operai di tutti i paesi! A tutte le organizzazioni sindacali!” chiedendo di “Organizzare dimostrazioni di massa! Chiedere la liberazione di Sacco e Vanzetti!” Il Daily Worker, giornale del Partito operaio (comunista), continuò a promuovere questa lotta e il partito organizzò a Chicago una manifestazione operaia per Sacco e Vanzetti il primo marzo 1925, mobilitandosi a fondo in manifestazioni tenute a Boston ed in altre città quello stesso giorno. Poco dopo la sua creazione quell’anno, l’Ild pubblicò un appello ai lavoratori perché dimostrassero solidarietà a Sacco e Vanzetti a livello internazionale. In una lettera del 23 maggio 1926 all’Ild, Vanzetti scrisse, “L’eco della vostra campagna nel nostro interesse mi ha toccato il cuore”.
La decisione di Thayer del 1924 fu impugnata in appello davanti la Corte suprema di giustizia del Massachusetts, che tenne il caso bloccato fino al 12 maggio 1926, quando confermò la condanna. Due settimane più tardi, gli avvocati presentarono un’altra richiesta di un nuovo processo sulla base della dichiarazione giurata di Celestino Medeiros, che confessava il proprio coinvolgimento nella rapina che aveva condotto alle accuse di omicidio contro Sacco e Vanzetti, scagionandoli. In ottobre, Thayer respinse la confessione di Medeiros insieme alla dichiarazione giurata di due agenti federali che documentava il coinvolgimento del governo nella montatura confermando che i due erano stati arrestati per le loro attività politiche. Contro la decisione venne fatto ricorso alla Corte suprema di giustizia.
Il corso del processo provocò nuove proteste. Il Labor Defender pubblicò un numero speciale “Salvare Sacco e Vanzetti” nel luglio 1926 contenente “Un appello ai lavoratori americani” di Eugene V. Debs, portavoce storico del Partito socialista. Risoluzioni a favore di Sacco e Vanzetti furono approvate dalla Federazione del lavoro di Washington e dal Partito socialista di New York.
L’Ild formò dei comitati Sacco-Vanzetti e organizzò conferenze in tutti gli Usa che raccolsero militanti degli Iww, anarchici e delegati dell’Afl e di altri organismi sindacali attorno all’appello “Vita e libertà per Sacco e Vanzetti!” Queste riunioni erano un’applicazione della tattica del fronte unico, con cui un’ampia varietà di organizzazioni operaie si uniscono in azione attorno ad appelli comuni mentre s’impegnano nel dibattito politico basandosi sul proprio programma. Con questi mezzi, l’Ild cercò di porre le basi per proteste operaie e scioperi di massa. L’Ild partecipò anche a manifestazioni indette dal comitato di difesa di Boston e da altre organizzazioni. Cannon scrisse ad un vasto assortimento di personaggi pubblici affinché pubblicassero dichiarazioni a sostegno di Sacco e Vanzetti. Ma l’Ild si concentrò principalmente sull’organizzazione di proteste e scioperi operai.
A New York, il Comitato d’emergenza Sacco-Vanzetti fondato dall’Ild raccoglieva individui e organizzazioni che rappresentavano quasi mezzo milione di lavoratori. Ai raduni organizzati dal comitato presenziarono più di quindicimila persone al Madison Square Garden di New York il 17 novembre 1926 e altre venticinquemila in Union Square l’aprile seguente. Raduni altrettanto grandi furono organizzati da comitati diretti dall’Ild a Milwakee, San Jose, Boston, Denver, Seattle e Chicago. In tutto il paese, una rete comprendente da due a tre milioni di lavoratori si iscrisse ai comitati. Il Soccorso rosso internazionale mobilitò le sue organizzazioni in tutto il mondo, formando comitati di fronte unico in centinaia di città e organizzando proteste di massa. Milioni di persone in tutta l’Unione Sovietica, manifestarono per esprimere solidarietà ai due prigionieri della guerra di classe.
Le decisioni di Thayer aprirono un periodo di acuto scontro politico riguardo alla via da percorrere in questa lotta, scontro che sarebbe durato fino all’esecuzione. Il Partito socialista, i dirigenti dell’Afl e gli anarchici organizzarono alcune proteste di lavoratori, a volte mobilitando forze significative. Ma queste attività erano viste come forme di appoggio agli appelli affinché Sacco e Vanzetti ottenessero la loro “giornata di giustizia in tribunale,” obiettivo da realizzarsi attingendo all’opinione pubblica liberale che sperava che le vite dei due fossero risparmiate nell’interesse dell’immagine dell’America “democratica”. Quanto alla direzione nazionale dell’Afl, lungi dal fare appello a mobilitazioni operaie, al congresso sindacale dell’ottobre 1926 approvò una mozione che chiedeva al Congresso di aprire una commissione d’inchiesta. Cercando l’appoggio degli agenti politici del nemico di classe, politica accompagnata da una violenta campagna anticomunista con tanto di calunnie ed esclusioni, i dirigenti del Ps e dell’Afl non fecero che indebolire la crescente mobilitazione dei lavoratori.
Per tutti gli anni Venti, sotto la guida di Morris Hillquit, che nel 1919 aveva espulso la sinistra socialista che sosteneva la Rivoluzione bolscevica, il Ps condusse una campagna contro l’influenza comunista nel movimento operaio che fu particolarmente feroce nell’industria dell’abbigliamento di New York. Da parte sua, Matthew Woll, membro del Consiglio esecutivo dell’Afl, si inventò che l’Afl era “il principale bersaglio degli attacchi del movimento comunista”. Lo stesso Woll era anche presidente della National civic federation, un gruppo padronale antisindacale che si opponeva ferocemente alla campagna per la libertà di Sacco e Vanzetti.
Nel novembre del 1926, il Partito socialista dell’Ohio rifiutò di partecipare ad una manifestazione indetta dal Comitato di difesa Sacco e Vanzetti fondato dall’Ild, e il New Leader del Ps (18 dicembre 1926) spacciò le calunnie del comitato di difesa di Boston che accusava il Pc e l’Ild di avere raccolto fondi per la difesa legale che non erano poi stati versati e per cui non era stata tenuta contabilità.
In risposta a queste calunnie, il Labor Defender (gennaio 1927) pubblicò la contabilità del’Ild e le copie degli assegni versati al comitato di Boston. L’articolo segnalò che un precedente numero del Labor Defender (settembre 1926) aveva stampato, com’era sua pratica regolare, un resoconto delle ricevute e delle spese della campagna dell’Ild e aveva fatto appello a contribuire alle spese legali chiedendo di spedire il denaro direttamente al Comitato di difesa Sacco-Vanzetti a Boston invece che all’Ild.
Le calunnie contro l’Ild furono colte al volo con piacere dalla stampa borghese del tempo e vengono ripetute tutt’oggi. Replicando alle accuse palesemente false che l’Ild si fosse intascato cinquecentomila dollari raccolti per la difesa di Sacco e Vanzetti, il Labor Defender (ottobre 1927) osservò che quest’accusa aiutava solo “il Dipartimento di giustizia e altri soggetti che hanno commesso l’assassinio di Sacco e Vanzetti” e che ora sperano di evitare che il movimento di protesta “sia condotto alla lotta in difesa di altre vittime del sistema di montatura, in prigione o sotto processo”.
Difesa attraverso la lotta di classe
Col caso ancora davanti alla Corte suprema del Massachusetts, Cannon alluse alle esclusioni settarie e vi contrappose una prospettiva di difesa di lotta di classe in “Chi può salvare Sacco e Vanzetti?” (Labor Defender, gennaio 1927):
“Il caso Sacco-Vanzetti non è monopolio privato, ma una questione della lotta di classe in cui l’ultima parola sarà pronunciata dalle masse che l’hanno fatta propria. É dunque necessario discutere apertamente le politiche che si contrappongono e che sono legate a differenti obiettivi.
Da una parte c’è la politica della lotta di classe. Il suo centro di gravità è il movimento di protesta dei lavoratori d’America e del mondo. Essa ripone tutta la sua fiducia nel potere delle masse e nessuna fiducia nella giustizia dei tribunali. Pur favorendo ogni possibile procedura legale, essa fa appello all’agitazione, alla pubblicità, alle manifestazioni a scala nazionale e internazionale. Fa appello all’unità e alla solidarietà di tutti i lavoratori per questa questione bruciante, a prescindere delle opposte visioni su altre questioni. E’ questo che ha evitato finora l’esecuzione di Sacco e Vanzetti. Il suo scopo non è niente di meno che la loro trionfante assoluzione e liberazione.
Dall’altra c’è la politica della ‘rispettabilità,’ ‘dell’andarci piano’, delle ridicole illusioni nella ‘giustizia’ dei tribunali del nemico. Si affida principalmente alle procedure legali. Cerca di offuscare la questione della lotta di classe. Rifugge le ‘volgari e rumorose’ manifestazioni dei militanti operai e vi getta il fango della calunnia. Vorrebbe dipingere il martirio di Sacco e Vanzetti come uno ‘sfortunato’ errore che può essere rettificato da persone ‘giuste’ che agissero nel modo ‘giusto.’ L’obiettivo di questa politica è la riabilitazione dei tribunali del Massachusetts e la ‘clemenza’ per Sacco e Vanzetti: una conversione della pena capitale in ergastolo, e questo per un crimine di cui tutto il mondo sa che sono innocenti”.
La battaglia tra queste due opposte strategie occupò il centro della scena dopo la decisione del 5 aprile 1927 della Corte suprema di giustizia che ancora una volta appoggiò il giudice Thayer. Quattro giorni dopo, la prima pagina del Daily Worker pubblicò un appello di Cannon, “Dalla Corte suprema del capitale alla corte suprema delle masse,” nel quale scrisse, “I borboni del New England vogliono il sangue di uomini innocenti. Era stabilito sin dall’inizio, solo gli idioti si aspettavano altrimenti. Solo gli idioti si fidano dei tribunali del nemico”. Cannon aggiunse, “Ora è il momento di appellarsi finalmente alle masse. É il momento che i lavoratori dicano la loro”.
Il 9 aprile, Sacco e Vanzetti furono convocati dal tribunale di Thayer per la sentenza. I due parlarono con tono di sfida. Sacco disse al giudice, “Io so che la sentenza sarà tra due classi, la classe oppressa e la classe ricca e che ci saranno sempre scontri tra l’una e l’altra”. Quando fu il suo turno, Vanzetti dichiarò: “Io soffro perché sono radicale e in effetti io sono radicale; ho sofferto perché sono italiano, ed in effetti io sono italiano;
ma sono così convinto di aver ragione che se voi poteste giustiziarmi due volte ed io potessi rinascere altre due volte, vivrei ancora per rifare quel che ho fatto” (citato da Herbert P. Ehrmann, The Case That Will Not Die: Commonwealth vs Sacco and Vanzetti,1969). Gli venne comminata la pena di morte entro tre mesi.
Dopo la sentenza, l’Ild pubblicò un appello ad una conferenza nazionale “di tutti coloro che desiderano unirsi per chiedere e imporre la libertà per Sacco e Vanzetti”. Il 16 aprile, ventimila lavoratori riempirono Union Square a New York per una protesta indetta dal Comitato d’emergenza Sacco-Vanzetti diretto dall’Ild. Nelle settimane successive fu lanciata una vera campagna e più di 500 assemblee per il Primo Maggio furono organizzate dall’Ild negli Usa e in Canada.
La reazione del Ps alla sentenza fu di promuovere ulteriori false speranze nei politici borghesi. Il New Leader (16 aprile 1927) scrisse, “La prossima mossa spetta al governatore Fuller e non sembrano esserci dubbi che dovrà aderire alla richiesta mondiale di agire per salvare le vite dei due uomini”. Il Ps dichiarò la data programmata per l’esecuzione del 10 luglio “giornata di lutto nazionale per la morte della giustizia americana” e Hillquit fece appello “al governo e al governatore dello Stato del Massachusetts perché ordinino una piena e imparziale investigazione dell’intero caso” (New Leader, 23 aprile 1927).
Dopo che gli organizzatori di assemblee pro Sacco-Vanzetti a Filadelfia e Cleveland respinsero i delegati dell’Ild e di altre organizzazioni, Cannon fece pubblicare una dichiarazione sul Daily Worker (4 maggio 1927) in cui condannava il sabotaggio dei “reazionari nel movimento operaio,” notando che “il loro scopo è isolare i militanti e quindi sabotare il movimento”. Dato il lavorio di socialdemocratici, anarchici e dirigenti del movimento operaio per minare gli sforzi dell’Ild, il progetto di tenere una conferenza nazionale per Sacco e Vanzetti fallì. Il Comitato di difesa di Boston cercò di decapitare il crescente sentimento nei sindacati per una conferenza facendo invece appello al governatore Fuller perché nominasse una commissione d’indagine sul caso. Il primo giugno il loro desiderio si realizzò, quando Fuller annunciò la nomina di un comitato di tre persone perché lo consigliasse sulla richiesta di clemenza presentata da Vanzetti il mese prima.
Il comitato era diretto dal preside dell’Università di Harvard A. Lawrence Lowell, un patrizio reazionario che aveva fatto campagna a favore della draconiana legge sulle quote di immigrazione del 1921, vietato agli studenti neri di alloggiare nei dormitori di Harvard, limitato l’iscrizione degli ebrei ad Harvard e si era opposto alla legislazione che riduceva il lavoro minorile nell’industria tessile. Questi precedenti non impedirono al comitato di Boston di tessere le lodi della commissione parlandone come di “uomini noti per il loro scrupolo accademico, di elevata intelligenza e probità intellettuale, con menti non influenzate dal pregiudizio”. Il comitato consigliò al governatore di usare la sua autorità perché la pena venisse commutata in ergastolo, in modo da rendere “assai meno probabile una diminuzione della fiducia nei tribunali del Commonwealth”. Il Ps espresse la propria fede nella “opinione diffusa che i membri di questa commissione, pur essendo conservatori, grazie al loro atteggiamento altamente professionale diano ogni garanzia di produrre un rapporto giustificato da tutti i fatti del caso” (New Leader, 9 luglio 1927).
Girarono voci che Fuller avrebbe risposto alle crescenti proteste internazionali commutando la pena di morte. Ricordando come un precedente movimento a favore dei prigionieri della guerra di classe Tom Mooney (in attesa d’esecuzione) e Warren Billings, fosse stato indebolito dopo la commutazione della sentenza di Mooney in ergastolo, Cannon avvertì in “Morte, commutazione o libertà?” (Labor Defender, luglio 1927): “Il grande movimento per Sacco e Vanzetti, che ora abbraccia milioni di lavoratori, non deve permettersi di essere dissolto da un simile sotterfugio”.
Equiparando l’ergastolo ad essere “sepolti vivi,” avvertì: “Il cuore dei boia del Massachusetts non si è intenerito, il loro desiderio di assassinare i nostri compagni non è cambiato
La classe operaia deve rispondere: No alla sedia elettrica, ma vita per Sacco e Vanzetti! No alla prigione a vita, ma libertà per Sacco e Vanzetti!”
La battaglia politica raggiunge il culmine
All’avvicinarsi del 10 luglio, data in cui era prevista l’esecuzione, i socialdemocratici portarono la loro campagna anticomunista ad un livello parossistico, vomitando la calunnia sulla raccolta di fondi dell’Ild e intensificando i tentativi di escludere i militanti del Pc e dell’Ild. Questo culminò in occasione di un raduno di massa di venticinquemila lavoratori in Union Square il 7 luglio. Quel giorno circa 30 sindacati aderirono all’appello ad un’ora di sciopero lanciato dal Comitato per la liberazione di Sacco-Vanzetti (Svlc), basato sui sindacati, coinvolgendo mezzo milione di lavoratori. L’Ild e il suo Comitato d’emergenza lavorarono intensamente per la protesta, distribuendo duecentomila volantini. Il raduno ebbe luogo nonostante il rinvio di un mese accordato dal governatore Fuller.
Nei negoziati che precedettero il raduno, il Svlc aveva accettato di erigere quattro tribune, di cui due assegnate al Comitato d’emergenza. Ma il Ps aveva altri piani e vennero montate solo due tribune entrambe controllate dal Ps. Dopo che una quantità di oratori socialisti ebbe parlato alla folla, un contingente di lavoratori issò sulle spalle Ben Gold, un militante del Pc che aveva guidato uno sciopero vincente dei pellicciai. Quando si avvicinarono al podio chiedendo che Gold parlasse, il boss del Ps Abraham Weinberg sferrò un calcio al petto di Gold, facendolo rotolare sulla folla. Quando gli operai portarono Gold all’altra tribuna, fu attaccato da un altro pezzo grosso del Ps, August Claessens.
A quel punto Claessens e Weinberg chiamarono la polizia, che a cavallo caricò la folla disperdendo il raduno. Dopo l’attacco i portavoce del Ps dissero esplicitamente che cacciare i rossi per loro era più importante che condurre azioni unitarie in difesa di Sacco e Vanzetti. Samuel Friedman, che era membro del Ps, disse spavaldamente, “Avremmo preferito che l’assemblea fosse disciolta piuttosto che permettere ad un imbroglione come Gold di parlare” (Daily Worker, 8 luglio 1927). Il New Leader (16 luglio 1927) dichiarò che a causa di “noti antagonismi” e “accuse di cattiva condotta
è stato deciso che ai comunisti non sarà permesso cooperare alle assemblee”.
La politica d’esclusione del Ps servì solo ad indebolire il movimento di fronte al furioso assalto dello stato borghese. Con l’avvicinarsi della nuova data dell’esecuzione, il 10 agosto, l’Ild contribuì ad organizzare una protesta il 31 luglio a Boston Common (parco nel centro di Boston) indetta dal Comitato di difesa di Boston. Come descritto nel New Leader (13 agosto 1927), dopo che i poliziotti disciolsero il raduno diretto dal Ps ad un capo del Common, la maggioranza dei dimostranti si spostò dall’altra parte del parco, dove i comunisti avevano l’autorizzazione. Anche quel raduno fu disperso dalla polizia. In tutto il paese, la polizia disciolse assemblee di protesta con manganelli, fucili e gas lacrimogeno.
Il governatore Fuller negò la grazia il 3 agosto. Il giorno dopo, il Comitato d’emergenza dell’Ild pubblicò un appello a mezza giornata di sciopero dei lavoratori di New York il 9 agosto. I dirigenti del movimento operaio fecero del loro meglio per sabotare lo sciopero, con la direzione dell’Afl che rifiutò sdegnosamente gli appelli all’azione di numerosi sindacati e organizzazioni operaie. Molti funzionari sindacali locali annunciarono sulla stampa capitalista di opporsi allo sciopero. Ciononostante, cinquantamila persone si radunarono in Union Square e altre cinquantamila scioperarono a Filadelfia. Lo stesso giorno a Chicago la polizia sparò su una protesta di 20 mila persone. Il diniego di Fuller spronò finalmente il capo dell’Afl, William Green, ad “agire,” scrivendo a Fuller per chiedergli la “grazia esecutiva”. Come commentò il Daily Worker (10 agosto), un appello di Green ai sindacati dell’Afl “sarebbe un gigantesco aiuto a fermare la mano del boia! Ma l’appello a Fuller che Green ha steso con parole così mielate accresce soltanto la reputazione di quel vile nemico dei lavoratori agli occhi della sua classe e sanziona indirettamente gli assassini”.
Mentre l’ora dell’esecuzione si avvicinava, ci fu un’ondata di proteste in tutto il mondo. Negli Usa la polizia attaccò brutalmente i manifestanti, fece irruzione in molte sezioni di New York, Detroit e San Francisco e varie assemblee vennero disciolte. Nella notte del 10 agosto, macchine di poliziotti pesantemente armati si aggirarono per Chicago, disperdendo qualsiasi assembramento di più di dieci operai. Quello stesso giorno il giudice della Corte suprema degli Stati Uniti Oliver Wendell Holmes, un’icona liberal, aveva respinto una petizione di habeas corpus per Sacco e Vanzetti e poco prima di mezzanotte questi furono condotti al luogo dell’esecuzione. Mezz’ora prima del momento dell’esecuzione, Fuller annunciò una sospensione fino alla mezzanotte del 22 agosto, per permettere al loro avvocato di presentare una nuova mozione davanti alla Corte suprema del Massachusetts.
Il 16 agosto, il giorno dell’udienza, l’Ild annunciò di avere in programma proteste in 200 città. Il 18 agosto il Daily Worker pubblicò un appello di Cannon in prima pagina, intitolato “Nessuna illusione,” che avvertiva le “masse operaie di non farsi ingannare da false speranze e false sicurezze”:
“Il grande obiettivo, quindi, nei pochi giorni fatali rimasti, fino all’ultimo minuto dell’ultima ora, è di mettere tutta l’energia, il coraggio e la militanza nell’organizzazione di manifestazioni di massa e scioperi di protesta. Tutti i freni a questo movimento devono essere valutati come il pericolo più grande. Tutte le illusioni che paralizzano il movimento devono essere superate. Tutti gli agenti dei padroni che provino a sabotare e screditare il movimento di protesta e di sciopero devono essere chiamati con il loro nome”.
Un altro appello di Cannon in prima pagina il giorno seguente diceva: “Nessuna fiducia nella giustizia capitalista! Organizzare il movimento di protesta su una scala più larga e con uno spirito più determinato! Dimostrate e scioperate per Sacco e Vanzetti!” Quando l’alta corte del Massachusetts respinse un altro appello il 19, il Comitato d’emergenza propose uno sciopero di massa per il 22 agosto.
Il 20 agosto Oliver Wendell Holmes rifiutò di sospendere l’esecuzione ed una richiesta simile fu rigettata dal giudice della Corte suprema Harlan Stone, il 22 agosto. A milioni scesero in strada in tutto il mondo. Ma Sacco e Vanzetti furono giustiziati poco dopo la mezzanotte.
Un cumulo di calunnie
Ottant’anni dopo questo linciaggio legale, vari giornalisti e accademici borghesi continuano a vomitare menzogne da tempo confutate sul caso. Alcuni descrivono i due militanti operai come criminali comuni colpevoli di assassinio a sangue freddo. Altri rimasticano la menzogna che diversamente da Vanzetti, Sacco non dichiarò mai la sua innocenza riguardo agli omicidi. Certo che lo fece e non solo in numerose lettere pubblicate: le sue dichiarazioni d’innocenza vennero rese pubbliche persino da una spia che i federali avevano piazzato in prigione in una cella accanto alla sua!
Il 24 dicembre 2005, il Los Angeles Times riportò la “scoperta” di una lettera del 1929 di Upton Sinclair, scritta dopo che aveva finito Boston, il suo romanzo sul caso. Sinclair scrisse di aver incontrato Fred Moore, che gli raccontò che Sacco e Vanzetti erano colpevoli e che lui aveva fabbricato alibi per loro. La notizia della lettera di Sinclair fu raccolta da Jonah Goldberg, un redattore della destrorsa National Review e trova posto in vari blog. In realtà si trattava di una notizia vecchia. Sinclair ne aveva già parlato nel 1953, facendo notare che Moore aveva chiarito che né Sacco né Vanzetti gli avevano mai confessato nulla e che lui non aveva prove della loro colpevolezza. Secondo l’ex moglie di Moore, questi, amareggiato, diventò ostile dopo aver lasciato il caso. Nel 1963, Sinclair scrisse, “Chi crede o dice che Sacco era colpevole non ha per niente il mio appoggio” (in Watson, Sacco e Vanzetti).
La fonte principale delle calunnie contro Sacco e Vanzetti e i loro sostenitori è una cricca di combattenti della Guerra fredda raccolti attorno alla National Review, fondata nel 1955 da William F. Buckley Jr. ed il cui caporedattore storico era l’ex trotskista rinnegato James Burnham.
In un’epoca in cui era generalmente risaputo che Sacco e Vanzetti erano vittime innocenti di una montatura, Max Eastman affermò, in un articolo del 1961 sulla National Review, di aver saputo nel 1942 da Carlo Tresca che, “Sacco era colpevole, ma Vanzetti no”. Eastman era precedentemente stato redattore del giornale di sinistra Masses ma all’epoca della sua presunta conversazione con Tresca era diventato un anticomunista viscerale. Negli anni Cinquanta, Eastman era un forte sostenitore della caccia alle streghe del Senatore Joe McCarthy e del Comitato per le attività anti-americane.
Un anno dopo l’articolo di Eastman arrivò il libro Tragedy in Dedham di Francis Russel, un collaboratore regolare della National Review. Russell affermò che “dopo la sua espulsione dal partito, James Cannon
ammetteva privatamente, proprio come Moore, di sentire che Sacco era colpevole”. (Cannon fu espulso dal Pc nel 1928 insieme a Shachtman e Martin Abern per il sostegno alle critiche di Trotsky alla direzione Stalin-Bukharin dell’Internazionale comunista in degenerazione.) Russell avrebbe più tardi identificato in Burnham la fonte di quel racconto.
Cannon rispose in una lettera a New Republic (27 aprile 1963): “La verità è che io non ho mai sentito né pensato che Sacco fosse colpevole. Ho sempre pensato che fossero innocenti e non ho mai espresso pensiero o sentimento diverso, in pubblico o in privato, in nessun luogo e in nessun momento”.
Difendendo “la memoria di Carlo Tresca,” un amico di Cannon che aveva lavorato al suo fianco nella campagna per Sacco e Vanzetti, aggiunse, “Mai, in nessun momento, l’ho sentito esprimere alcun dubbio sull’innocenza di Sacco e Vanzetti. E non ho mai sentito nessun resoconto, voce o pettegolezzo, di chicchessia che avesse mai sentito una cosa del genere su Tresca finchè all’improvviso è saltata fuori la dichiarazione di Mr. Russell”.
Non si può sbagliare dicendo che l’obiettivo di riscrivere la storia di questo caso non è solo quello di diffamare la memoria dei due anarchici, ma di infangare la militanza operaia e l’opposizione proletaria rivoluzionaria al sanguinario sistema capitalista: cioè di infangare il comunismo. Vari “difensori” liberal di Sacco e Vanzetti si sono uniti nel riciclare gli attacchi all’Ild e al Pc delle origini. Nel suo libro del 1977 The Never-Ending Wrong, Katherine Anne Porter affermò di essersi sentita dire da un comunista poco prima dell’esecuzione “Chi li vuole salvare? A cosa ci servirebbero da vivi?” Insieme alle menzogne sui soldi e alle altre calunnie anticomuniste, anche questa è stata presa per oro colato nel Sacco e Vanzetti di Watson. A proposito delle ultime, decisive settimane, Watson scrive: “Mentre i membri del partito diventavano sempre più striduli, la loro insensibilità inorridì i sostenitori sinceri. I comunisti che affollavano Boston, ricordò Gardner Jackson, indubbiamente ‘preferivano Sacco e Vanzetti morti [piuttosto] che vivi’”. Watson proclama, “Sacco e Vanzetti furono molto più utili ai comunisti di quanto i comunisti lo siano stati per loro”.
Al culmine della lotta per salvare Sacco e Vanzetti, il Pc criticò chiunque nel movimento sostenesse che la loro esecuzione si sarebbe alla fine rivelata vantaggiosa alla classe operaia:
“Ai lavoratori che sostengono quest’opinione dev’essere fatto capire che i martiri sono un’ammissione di debolezza da parte delle masse lavoratrici. Il fatto che i padroni possano spedire in prigione o mettere a morte i nostri dirigenti impunemente diventa un’arma intimidatoria nelle loro mani e aiuta a impaurire e tenere sottomesse le masse meno militanti
Più il movimento operaio si rafforza, più è capace di farsi ascoltare, meno martiri avrà” (Daily Worker Magazine, 28 maggio 1927).
Paralleli con la montatura contro Mumia
Tutti i trucchi usati per condannare Sacco e Vanzetti (perizie balistiche contraffatte, intimidazione dei testimoni, uso del passato politico degli imputati per aizzare la giuria) sarebbero stati replicati 60 anni più tardi. Il pubblico ministero Joseph McGill spiegò alla giuria quasi del tutto bianca che i 12 anni di militanza di Mumia nel Black Panther Party provavano che egli aveva pianificato l’uccisione di un poliziotto. I due principali testimoni dell’accusa furono costretti a cambiare le deposizioni e testimoni che avrebbero potuto scagionare Mumia vennero terrorizzati perché non si presentassero.
Come spiega l’opuscolo del Pdc, La Lotta per Liberare Mumia Abu Jamal - Mumia è innocente! un perito balistico dichiarò che il proiettile letale era “compatibile” con l’arma di Mumia, ma non vi è prova che l’arma di Mumia, una calibro .38, abbia mai sparato quella notte e persino di quale arma sia stata usata! Il rapporto del medico legale afferma che Faulkner fu colpito da un proiettile calibro .44. Un testimone della sparatoria, William Singletary, disse che l’assassino aveva usato una calibro .22. Anni dopo, Arnold Beverly si fece avanti per confessare l’omicidio e disse che l’arma da lui usata era una calibro .22. Come parte di un ampio occultamento e della manipolazione delle prove, manca un frammento di proiettile estratto dalla ferita di Faulkner ed è scomparsa una radiografia del cadavere fatta dal medico legale.
La prova più eclatante che Sacco e Vanzetti e più tardi Mumia non hanno commesso i crimini per cui sono stati condannati a morte sono le confessioni di criminali professionisti che li hanno scagionati. Ma in entrambi i casi i tribunali hanno respinto le prove.
Nel novembre del 1925, Celestino Medeiros, che si trovava nella prigione di Dedham in attesa del processo d’appello per una condanna del 1924 per l’omicidio di una guardia di una banca, passò a Sacco un biglietto che diceva, “Confesso di essere coinvolto nel crimine commesso alla ditta di scarpe a South Braintree e che Sacco e Vanzetti non erano coinvolti in detto crimine” (The Case of Sacco e Vanzetti). Medeiros successivamente rilasciò una dichiarazione giurata in cui affermava che la rapina era stata eseguita da un gruppo corrispondente alla descrizione della banda Morelli, ricercata per una serie di rapine a treni merci, e che erano coinvolte altre cinque persone. Poco dopo la rapina, Medeiros aveva versato in banca 2.800 dollari, la sua parte delle paghe rubate. Due amici di Medeiros più avanti confermarono che lui aveva loro raccontato il ruolo suo e di Morelli. Molti anni dopo, nel suo libro My Life in the Mafia, Vincent Teresa descrisse una riunione con Frank Morelli negli anni Cinquanta in cui questi si lamentò di un articolo del Boston Globe che accusava la sua banda di coinvolgimento negli omicidi di Braintree. Morelli gli disse, “Quello che hanno detto è vero, ma ferirà il mio ragazzo”.
Nel 2001, Marlene Kamish e Elliot Grossman, all’epoca avvocati di Mumia, sottoposero ai tribunali federali e statali l’affidavit in cui Arnold Beverly dichiarava di essere stato lui e non Mumia a sparare all’agente Faulkner. Beverly disse di essere stato assunto, insieme ad un altra persona, dai poliziotti e dalla mafia perché Faulkner era un problema per i poliziotti corrotti, dato che interferiva col racket, con le tangenti, il commercio di droga, ecc. La testimonianza di Beverly è confermata da una montagna di prove e mette insieme aspetti precedentemente non spiegati. Beverly ha rilasciato la sua confessione giurata nel 1999 al legale del Pdc Rachel Wolkenstein, che all’epoca faceva parte del team legale di Mumia ma che rassegnò le dimissioni quell’anno quando l’avvocato in capo, Leonard Weinglass, insieme a Dan Williams, soppressero la confessione di Beverly.
L’Ild condusse una dura battaglia politica contro quelli che ostacolavano la difesa di classe di Sacco e Vanzetti. Oggi noi affrontiamo ostacoli simili e anche maggiori nei nostri sforzi di organizzare proteste centrate sui lavoratori per chiedere la liberazione di Mumia sulla base della sua innocenza. Il caso di Sacco e Vanzetti cadde in un periodo segnato dalla Rivoluzione d’Ottobre, che ispirò militanti combattivi in tutto il mondo e tracciò una linea netta tra quelli che difendevano l’Unione Sovietica e chi si schierava con i governi capitalisti. Il mondo di oggi è profondamente modellato dall’impatto della distruzione controrivoluzionaria dello Stato operaio sovietico nel 1991-1992, dopo decenni di tradimenti stalinisti. Mentre i governanti borghesi proclamano la menzogna della “morte del comunismo,” il grosso della sinistra, che per lo più si è unita alle campagne imperialiste antisovietiche, pone la propria attività politicamente ben dentro il contesto dell’ordine capitalista “democratico”.
Mentre nel caso di Sacco e Vanzetti fu l’accusa a screditare la confessione di Medeiros, oggi molti liberal e riformisti tra i difensori di Mumia gettano fango sulla confessione di Beverly e insinuano dubbi persino sulla dichiarazione rilasciata dallo stesso Mumia nel 2001 in cui afferma di non aver sparato a Daniel Faulkner. Rappresentante di questa categoria è David Lindorff, il cui libro Killing Time: An Investigation Into the Death Row Case of Mumia Abu-Jamal (2003) è dedicato a fare a pezzi la confessione di Beverly. Lindorff afferma, “Io non sono convinto che Mumia Abu-Jamal fosse semplicemente un passante innocente” e conclude che Mumia può aver sparato a Faulkner (vedi “David Lindorff, Michael Schiffmann: Undermining Mumia’s Fight for Freedom,” Workers Vanguard n. 892, 11 maggio).
Perché mai dei presunti difensori di Mumia dovrebbero attaccare la confessione di Beverly? La prova della confessione di Beverly chiarisce che l’ingiustizia contro Mumia non è stata l’azione di un poliziotto, di un pubblico ministero o di un giudice corrotto, ma dell’intero funzionamento del sistema d’ingiustizia capitalista. Questa comprensione è direttamente contrapposta al quadro di riferimento liberale di Lindorff e soci, i quali abbracciano lo stesso sistema di “giustizia” che ad ogni livello ha dichiarato, come nell’infame caso Dred Scott, che Mumia non ha alcun diritto che lo Stato sia tenuto a rispettare. Imbevuti di liberalismo borghese, Socialist Action, il Workers World Party e altri gruppi riformisti hanno aiutato a smobilitare quel che era stato un potente movimento di protesta subordinando la rivendicazione della liberazione di Mumia alla richiesta di un nuovo processo. Nel fare questo, hanno cercato di appellarsi a chi nell’opinione pubblica dominante vede l’inferno giudiziario in cui è stato fatto passare Mumia come una macchia sull’immagine della “giustizia” americana.
La battaglia politica contro queste illusioni nella “giustizia” capitalista deve essere vinta perchè il potere sociale della classe operaia possa agire nell’interesse di Mumia. Molti sindacati e sezioni sindacali hanno espresso il loro sostegno a Mumia. Ma passare da questo sentimento a proteste operaie e scioperi richiede la lotta contro le politiche dei dirigenti sindacali pro-capitalisti, che vedono “amici” nel governo e nei partiti politici dei padroni. Noi lottiamo per una strategia di difesa basata sulla lotta di classe che non ripone nessuna fiducia nella giustizia dei tribunali e tutta la fiducia nel potere dei lavoratori. E’ così che rendiamo onore alla memoria di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
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